È stato arrestato e trasferito in carcere l’infermiere 50enne accusato di avere commesso un duplice omicidio: vittime due pazienti, entrambe donne, ricoverate all’interno del reparto di medicina e chirurgia dell’ospedale Cannizzaro di Catania, con la somministrazione di farmaci diazepam e midazolam. L’uomo si sarebbe sentito frustrato per i numerosi spostamenti da un reparto all’altro.
Accusato di duplice omicidio l'infermiere arrestato a Catania
È accusato di duplice omicidio V.V.C., l’infermiere 50enne arrestato a Catania: le vittime sono due pazienti, entrambe donne, ricoverate presso il reparto di medicina e chirurgia d’accettazione e urgenza dell’ospedale Cannizzaro della città etnea.
Dopo gli accertamenti tecnici e tossicologici, disposti dalla Procura a seguito della riesumazione dei cadaveri, è emersa la presenza – in modo massiccio – di dosi di midazolam e diazepam, farmaci controindicati per le patologie di cui soffrivano le vittime. Tra le ipotesi, tutta da verificare, quella che l’infermiere si sarebbe sentito frustrato per via dei tanti spostamenti da un reparto all’altro della struttura. Valutandoli (siamo sempre nel campo delle ipotesi) una regressione professionale.
Gli investigatori della squadra mobile ritengono che le due donne sarebbero decedute nel corso del turno di lavoro di notte del professionista sanitario. In particolare, secondo gli inquirenti, i farmaci sarebbero stati somministrati con modalità estranee ad esigenze terapeutiche
e nelle cartelle cliniche, secondo quanto accertato dagli stessi, non emergeva indicata la prescrizione farmacologica proprio perché del tutto controindicati rispetto alle patologie sofferte
dalle vittime.
E ancora, la somministrazione di terapia sproporzionata sarebbe provata dal fatto che pur a distanza di diversi mesi dalla morte
, nei corpi delle vittime risulterebbero presenti tracce significative
dei principi farmacologici.
Gli inquirenti valutano poi che nei campioni biologici dei due pazienti, i dati relativi al midazolam e al diazepam sono compatibili con una somministrazione delle sostanze avvenuta pressoché contemporaneamente determinando un aumento reciproco degli effetti tossici sull’apparato respiratorio
. Infine, considerando le condizioni cliniche delle due pazienti, la grave compromissione della loro funzione respiratoria avrebbe dovuto costituire una controindicazione specifica alla somministrazione
.
A seguito di lunghe e articolate indagini portate avanti dalla sezione della squadra mobile di Catania, il quadro indiziario acquisito è stato condiviso dalla Procura, che ha chiesto – nonché ottenuto dal gip – la misura cautelare carceraria (firmata lo scorso 5 luglio) nei confronti dell’infermiere, allo stato attuale rinchiuso all’interno del carcere di Catania.
Una notizia, questa, che segue di qualche giorno quella di un’altra dolorosa vicenda che vede coinvolta l’ex infermiera Laura Taroni. A Saronno, i giudici della quinta sezione penale della Cassazione, hanno rigettato il ricorso dei difensori della donna e confermato la condanna di Taroni per l’omicidio del marito, Massimo Guerra, e quello della madre, Maria Rita Clerici. Secondo l’accusa, entrambi i decessi avvenuti tra il 2012 e il 2014, sarebbero stati indotti con un mix letale di farmaci.
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