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Basta blocco dei contratti, infermieri verso lo sciopero generale?

di Rosario Scotto di Vetta

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Lo ha annunciato il ministro della Pubblica amministrazione Marianna Madia che anche per il 2015 i contratti dei dipendenti pubblici resteranno bloccati per mancanza di risorse. Dall’anno dell’ultimo rinnovo contrattuale (2009) circa il 22% del potere d’acquisto degli infermiere è andato perso. Il sistema di Matteo Renzi, non sistema nonostante stia implorando almeno 1000 giorni per far risollevare l’economia italiana. 

 

È stato calcolato che il sacrificio economico per i mancati rinnovi contrattuali dal 2010 supera come minimo gli ottomila euro a testa. A questa cifra va sommata anche la perdita del potere d’acquisto dello stipendio e l’aumento delle tasse. 

 

A insorgere sulla problematica: Annalisa Silvestro. A difesa dei 420 mila infermiere italiani di cui quasi la metà alle dipendenze di aziende ospedaliere e sanitarie: “Come senatrice impegnerò i parlamentari perché sollecitino il Governo a trovare alternative al blocco delle retribuzioni e come presidente Ipasvi chiedo ai sindacati di intervenire altrimenti tra qualche anno di lavoro pubblico da tutelare ne resterà ben poco”. 

 

Sorprende l’immobilità dei sindacati di fronte a questa problematica aperta ormai da anni. Sterile, troppo, la reazione di alcune sigle che ogni mese ricevono migliaia di quote associative da parte dei dipendenti pubblici fiduciosi di essere ben rappresentati. 

 

Sono ormai passati vent’anni da quando a Roma più di 50mila lavoratori della sanità, infermieri soprattutto, manifestavano per rivendicare una migliore qualificazione della professione. All’epoca quella mobilitazione incentivò il Ministro della Sanità, Raffaele Costa, a firmare il Decreto 739, che per gli Infermieri di ieri e di oggi è la pietra miliare di quel processo che a tutt’oggi vede nell’infermiere il responsabile unico dell’assistenza generale infermieristica. 

 

Su più di qualche testata giornalistica, la notizia di un possibile sciopero generale da parte degli infermieri non ha scosso più di tanto l’opinione pubblica e tanto meno le classi politiche governative che oramai corrono spediti verso riforme che presumibilmente sono la vera causa della crisi economica italiana. 

 

Secondo la senatrice Silvestro, non solo la Giustizia deve avere un regime speciale, ma anche la Sanità: “L’una si occupa della tutela dei diritti della persona, l’altra della tutela della sua salute, senza la quale nemmeno i diritti si possono far valere”. “Il Governo cerchi altre fonti di tagli e risparmio − si continua a leggere nel comunicato IPASVI − Chi lavora per la tutela della salute dei cittadini con turni, reperibilità e carenze di organici non può più essere il bancomat per far fronte a vecchi sprechi e nuove esigenze di risparmio”. 

 

L’idea di un possibile sciopero generale è stata lanciata dal sindacato di categoria facendo sapere che “gli infermieri che lavorano nel settore pubblico sono pronti a scioperare”. Si attendono altri incontri in programma presso il Ministro della salute che si stanno svolgendo in queste settimane e che avranno termine il 30 settembre. Se continueranno a persistere questi presupposti, Andrea Bottega annuncerà una mobilitazione del personale nel mese di ottobre. 

 

“Chiederemo ai lavoratori pubblici di non inginocchiarsi e di scendere a manifestare il loro disagio nelle piazze e la loro contrarietà ai continui blocchi degli adeguamenti stipendiali”  ha concluso il segretario nazionale del Nursind. 

 

Già incapaci di riconoscere agli infermieri un adeguato compenso sulle competenze specialistiche, a inginocchiarsi alle decisioni del Governo fin ora sono stati solo e unicamente i sindacati a differenza gli animi turbolenti del personale di corsia pronto a esplodere reduce da anni di sacrificio.  

 

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