ROMA. Gli infermieri hanno perso − dal 2009 (ultimo rinnovo contrattuale) al 2014, per colpa del blocco dei contratti − circa il 22% del loro potere di acquisto. Significa che la loro retribuzione – che dal 2009 al 2012, ultimo anno di rilevazione ufficiale dell’Economia è salita solo di 250 euro l’anno − è come se fosse calata di 7-8mila euro.
Dichiarazione di Annalisa Silvestro, presidente Federazione Ipasvi e senatore in commissione Igiene e Sanità
E se nel 2015 le buste paga restassero ancora congelate, i professionisti rischierebbero quasi un quarto del valore del loro stipendio al limite dell’insostenibilità rispetto al costo della vita ormai alle soglie della sopportabilità.
Indispensabile un regime speciale anche per la sanità
“Un nuovo blocco delle retribuzioni non è tollerabile per professionisti che garantiscono i livelli di salute dei cittadini: quello della sanità è un servizio pubblico essenziale e a colpi di tagli, blocchi di organici, impossibilità di carriera, aumento dei carichi di lavoro e demotivazione degli operatori non può farcela più. Non solo la Giustizia deve avere un regime speciale, ma anche la sanità: l’una si occupa della tutela dei diritti della persona, l’altra della tutela della sua salute, senza la quale nemmeno i diritti si possono far valere. Il Governo cerchi altre fonti di tagli e risparmi: chi lavora per la tutela della salute dei cittadini con turni, reperibilità e carenze di organici non può più essere il bancomat per far fronte a vecchi sprechi e nuove esigenze di risparmio”.
È immediata la reazione di Annalisa Silvestro, presidente della Federazione nazionale dei Collegi Ipasvi e senatrice della commissione Igiene e Sanità di Palazzo Madama, all’annuncio di ieri del ministro della Pubblica amministrazione Marianna Madia che anche per il 2015 non ci sono le risorse per consentire il rinnovo dei contratti dei dipendenti pubblici.
Parlamento e sindacati intervengano
“Bisogna interrompere questa situazione – aggiunge Silvestro − come senatrice mi impegno a coinvolgere i miei colleghi parlamentari perché sollecitino in modo unitario il Governo a trovare soluzioni diverse per l’economia nazionale da quella del blocco delle retribuzioni. E come rappresentante dei 420mila infermieri italiani, di cui poco meno di 300mila alle dipendenze di Asl e ospedali (quasi il 50% del personale), chiedo ai sindacati che da sempre tutelano il diritto al lavoro di intervenire, perché l’alternativa è che tra qualche anno, così facendo, di lavoro pubblico da tutelare ne resti ben poco”.
Il rischio di professionisti “vecchi” poveri e bastonati
Secondo Silvestro aprire una trattativa solo per la parte normativa dei contratti – come stabilito dal recente decreto sulla Pubblica amministrazione – è utile e importante ma “non si può riorganizzare un servizio se a lavorare ci sono sempre meno operatori e per di più demotivati e schiacciati dalle preoccupazioni della sostenibilità della loro vita di tutti i giorni. Davvero si può pensare – conclude − di continuare a chiedere a medici e infermieri, come avviene a esempio in Lombardia e Veneto, di accumulare ore e ore di straordinario per tenere aperti i servizi giorno e notte? Va bene per i cittadini, siamo d’accordo, ma almeno per gli operatori si parli in parallelo di politiche di assunzione e incentivazione economica. Altrimenti restano “vecchi”, poveri e bastonati.”
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