Il ruolo degli infermieri, sia nell'assistenza sanitaria ordinaria che emergenziale, è indiscutibilmente inestimabile. La loro importanza è emersa in maniera significativa durante la recente pandemia, un evento di portata globale che ha tuttavia evidenziato in tutto il mondo un generale fallimento sistemico dei sistemi sanitari anche per evidenti disparità nelle capacità di fornire un'adeguata assistenza e nella distribuzione delle risorse disponibili. Di fronte a questo drammatico scenario, anche post pandemico, gli infermieri potrebbero diventare protagonisti di una potenziale quanto mai necessaria trasformazione del sistema salute incentrata su una maggiore equità sanitaria.
Ridefinire l'assistenza infermieristica: promuovere l'equità sanitaria dopo Covid19
Per raggiungere l'equità sanitaria è fondamentale rafforzare le capacità e l'esperienza degli infermieri.
A sostenerlo sono gli autori di un editoriale su The Lancet in cui si sottolinea che le disparità sanitarie, in particolare quelle razziali, obbligano gli infermieri a sostenere con fermezza la giustizia sociale e ad esaminare attentamente il razzismo istituzionale e strutturale che può essere presente anche nelle pratiche infermieristiche.
Si ritiene che farlo faccia parte della loro etica professionale. Il futuro dell'assistenza infermieristica passerebbe pertanto dalle lezioni apprese dalla pandemia.
Gli autori evidenziano come durante l'emergenza sanitaria globale i sistemi sanitari che possedevano già risorse sostanziali siano stati comunque carenti a causa della scarsa distribuzione e dell'incapacità di migliorare e proteggere la salute, in particolare delle comunità emarginate.
Questa crisi ha fatto capire non soltanto l'importanza di erogare finanziamenti pubblici sostanziali, ma anche di dare agli infermieri un ambito di azione più ampio per tutelare maggiormente la salute pubblica.
Gli autori ritengono che ci sia un bisogno cruciale di riconoscere e premiare i contributi che gli infermieri possono dare al miglioramento dei risultati sanitari, piuttosto che trattarli come costi. Hanno ampiamente dimostrato di esserne capaci nel corso della pandemia.
Tuttavia, precisano che la mancanza di diversità di genere ed etnia nella professione infermieristica – così come rilevato anche da un recente rapporto dell'Ocse – limiti la sua capacità di migliorare la salute della comunità e di favorire l'equità sanitaria. Ritengono pertanto che sarebbe fondamentale reclutare e supportare una forza lavoro maggiormente diversificata che rispecchi altresì la fascia demografica a cui gli infermieri si rivolgono.
Gli autori denunciano inoltre che il pieno potenziale dell'assistenza infermieristica è spesso limitato da gerarchie professionali e legali che limitano fortemente l'autorità della pratica infermieristica. Ritengono che, sulla scia lunga della pandemia di Covid-19, sia urgente opporsi a qualsiasi tentativo regressivo di invertire i progressi sinora ottenuti nell'autorità infermieristica nonché impegnarsi per la parità con i medici sia in termini di pratica che di retribuzione.
Considerando che gli ospedali svolgono un ruolo considerevole nell'accelerare i miglioramenti dell'equità sanitaria proprio grazie all'assistenza infermieristica, gli autori ritengono che questi luoghi di cura dovrebbero favorire nelle loro funzioni principali anche il potenziamento della leadership infermieristica, rispettando e dando potere alla loro forza lavoro maggiormente rappresentativa. Per raggiungere l'equità sanitaria, ribadiscono, è fondamentale rafforzare le capacità e l'esperienza degli infermieri.
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