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San Matteo: 6 dipendenti su 10 vorrebbero cambiare azienda

di Redazione

Oltre sei dipendenti su dieci del Policlinico San Matteo di Pavia, considerato un importante centro di riferimento per la sanità regionale lombarda, hanno pensato di dimettersi per cambiare azienda sanitaria, come hanno già fatto negli ultimi mesi altri loro colleghi, ed otto su dieci dichiarano, alla vigilia della scadenza del mandato di fine dicembre, di aver perso fiducia nelle proprie direzioni ospedaliere. È quanto emerge da un recente sondaggio condotto congiuntamente da tre organizzazioni sindacali (Cgil, Fials, Uil) per indagare il disagio lavorativo dei 3800 dipendenti, tenendo conto altresì della loro percezione in merito alla valorizzazione delle loro competenze e all'equilibrio tra i tempi di vita e di lavoro.

In 1200 partecipano al sondaggio. Nel mirino turni e carichi di lavoro

policlinico san matteo

Policlinico San Matteo di Pavia

Secondo l'86% degli intervistati le politiche aziendali messe in atto sono insufficienti a garantire la conciliazione tra i turni e la vita privata a causa dei carichi di lavoro eccessivi, dei riposi che saltano e degli straordinari che vengono tra l'altro pagati mesi dopo le prestazioni svolte. L'84% ritiene inoltre che l'azienda non promuova un ambiente di lavoro collaborativo.

Sebbene la situazione descritta dai dipendenti vari in base ai reparti, il malessere che abbiamo registrato è generale, fanno sapere i sindacati il cui obiettivo è rivendicare con forza, in vista delle prossime vertenze, migliori condizioni per gli operatori sanitari in corsia.

Sebbene all'indagine abbiano partecipato soltanto un terzo dei lavoratori dell'ospedale tra infermieri ed operatori del comparto, i risultati evidenziano chiaramente che le lamentale principali riguardano l'organizzazione dei turni e i carichi di lavoro: È un numero che non si può ignorare, sottolineano i rappresentanti sindacali soddisfatti per l'ampia partecipazione.

I dati raccolti confermano sostanzialmente quanto era già emerso a maggio nel corso di una partecipata assemblea sindacale, al termine della quale era stato proclamato lo stato di agitazione, e i sindacati intendono utilizzarli come leva negoziale ai tavoli con i vertici dell'ospedale, a cinque mesi dall'inasprirsi delle trattative.

Siamo consapevoli del disagio. Faremo tutto il possibile. Tuttavia, è un malessere comune a molti ospedali italiani, ha commentato intanto il dg Manfredi.

La direzione del San Matteo non può allargare le braccia - avverte Marco Grignani della Uil Fpl -. Servono risposte. Pertanto, deve mettere in atto dei correttivi, continua sottolineandone la necessità di fronte ad un 63,5% del campione che vorrebbe lasciare l'ospedale.

Il Policlinico, spiega, ha già perso tra giugno e settembre di quest'anno altri cinquanta dipendenti, tra infermieri e tecnici. Tenendo conto dei pensionamenti, le dimissioni volontarie sono state ben 33 in tre mesi. Ritiene che sarebbe fuorviante affermare che tutte queste uscite siano dovute a difficili condizioni lavorative, tuttavia, sono molti i dipendenti della sanità pubblica pavese che lasciano perché in cerca di opportunità migliori.

In passato i turni in ospedale non erano meno pesanti ma negli anni è mancata l'evoluzione che serviva per adeguare la gestione del lavoro ai bisogni e alle necessità dei dipendenti, con il risultato che si è creata una disaffezione per il proprio impiego, spiega Patrizia Sturini della Cgil Fp. Molti infermieri sono donne con figli piccoli o genitori anziani. Pertanto, se non si tiene conto delle necessità dei dipendenti, si crea in reparto un ambiente conflittuale.

Queste rilevazioni sono il termometro del clima in ospedale, commenta Roberto Gentile della Fials. I politici regionali e il consiglio di amministrazione del San Matteo, come organo di indirizzo politico, devono prenderne atto ed ascoltare le opinioni degli operatori in corsia – conclude -. Non possiamo permetterci una situazione di stagnazione che va avanti da mesi, tanto da diventare la quotidianità per chi lavora in ospedale.

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