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Part time flash per frenare le dimissioni degli infermieri

di Redazione

Part time flash e part time ad hoc per gli over 59 sono le due iniziative messe in atto dall'Ulss 1 Dolomiti, su richiesta dei dipendenti dell'azienda nel tentativo di arrestare la loro fuga, per trattenere gli infermieri e scongiurare altre dimissioni volontarie tra il personale, fenomeno che dal 2020 sta investendo in pieno anche le strutture sanitarie bellunesi. Si tratta di strategie pensate per agevolare il personale ed evitare che si crei un malcontento ed una stanchezza che spesso può indurre a lasciare l'impiego. Così Nursing Up, il sindacato di categoria che ha portato sul tavolo della dirigenza le esigenze del personale, facendo sapere che la direzione strategica dell'Ulss ha deciso di aumentare l'offerta di lavoro a tempo parziale, uno strumento che ultimamente non viene adottato in larga misura negli ospedali, vista l'attuale carenza di professionisti e la necessità di coprire i turni.

Ulss 1 Dolomiti introduce misure urgenti contro la carenza di personale

infermiere ospedale

Part time flash e ad hoc per over 59 al fine di contrastare le dimissioni volontarie del personale sanitario presso Ulss 1 Dolomiti.

Su suggerimento dei sindacati, è stato inserito un part time destinato al personale infermieristico over 59. Si tratta di infermieri con una grande professionalità che non può essere dispersa, ma che fa i conti con la stanchezza di un lavoro impegnativo, spiega la segretaria provinciale, Lorella Vidori.

L'Azienda permetterà, a chi dovesse farne richiesta attraverso un bando pubblicato lo scorso giugno, di ridurre i tempi dei turni scegliendo tra le 18, le 24 o le 36 ore settimanali – illustra -. Inoltre, c'è la possibilità di concedere in 15 giorni, in casi particolari di estrema necessità come una malattia grave di un congiunto, un part time straordinario per il quale la commissione sanitaria dovrà dare il via libera, continua.

Dalle stime del sindacato risulta che gli infermieri mancanti negli ospedali di Belluno sono circa un'ottantina. Dall'analisi condotta da Nursing Up emerge che, sebbene le dimissioni precoci siano state nel 2023 lievemente inferiori rispetto alla tendenza media in Veneto, appena sotto il 50% contro il 54% regionale, gli infermieri bellunesi che si dimettono per varie ragioni sono generalmente over 40, in linea con i colleghi delle altre province. È una perdita pesante perché essi rappresentano quelli con una larga esperienza professionale.

Ci sono infermieri che, venendo da lontano, chiedono l'avvicinamento a casa ed altri che lasciano l'ospedale per andare a lavorare in casa di riposo dove possono godere di una maggiore flessibilità oraria. Poi ci sono quelli che scelgono la libera professione per lavorare in enti privati quali farmacie e cooperative sanitarie. Ed altri lasciano perché hanno deciso di cambiare mestiere, illustra Vidori sottolineando altresì la scarsa attrattività della professione infermieristica.

Basta considerare il tipo di vita che uno è costretto a fare e gli orari impegnativi che lasciano poco spazio alle relazioni esterne, spiega riflettendo sulle ragioni che la rendono oggi sempre meno appetibile rispetto al passato.

Vidori assicura che l'Azienda sta cercando, se possibile, di andare incontro alle esigenze di chi vuole andarsene, dopo averne chiesto il motivo, e di inserire i nuovi assunti, sempre nei limiti del possibile, nei reparti richiesti.

Sono state aumentate anche le progressioni economiche e la quota dell'incentivo per le progettualità che è stata portata a 40 euro lordi l'ora contro i 30-38 euro previsti nelle altre aziende, continua la rappresentante sindacale riconoscendo che l'Ulss ha fatto passi notevoli su questo fronte. Da adeguare resta ancora lo stipendio che risulta essere inferiore di 500-1000 euro rispetto ad altri Paesi, ribadisce evidenziando altresì una mancanza di immobili dove ospitare i neoassunti, problema che necessita di una collaborazione sinergica con il Comune.

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