L'assistenza domiciliare infermieristica funziona. È il parere espresso sia dal cittadino sia dagli infermieri di prossimità o di Famiglia e Comunità, che si dichiarano molto soddisfatti per le prestazioni ricevute ed erogate sul territorio. Le cure domiciliari sono state promosse dalla quasi totalità dei pazienti con una valutazione media complessiva di 9,3 (su una scala da 0 a 10). All’indagine, condotta nell’arco di dieci mesi del 2023 dal Centro di eccellenza per la ricerca e lo sviluppo dell’infermieristica (CERSI), hanno aderito 77 Asl su 110, per una copertura del 75,3% della popolazione residente nel Paese.
Studio Aidomus-It: l'assistenza domiciliare infermieristica funziona
I pazienti dichiarano di essere stati trattati sempre con cortesia e rispetto dagli infermieri (91,7%), di aver percepito che si stessero sempre prendendo cura di loro (86%), di essere stati ascoltati con attenzione (83,3%), di essere stati informati in maniera esaustiva sui tempi e le modalità del loro intervento assistenziale (82%).
Sebbene circa un terzo degli infermieri riporti che il carico di lavoro è medio-alto (soltanto il 10% riferisce un carico più elevato), le condizioni psicosociali nei luoghi di lavoro abbiano una criticità media per il 65,8% dei casi e non manchino gli episodi di violenza fisica e verbale (il 25% ne ha subito uno e il 36,9% ne ha subito tre o più negli ultimi 12 mesi), la valutazione sul clima dell'ambiente lavorativo e sulla possibilità di erogare cure sicure è ampiamente positiva (76,9%).
È quanto emerge dallo studio Aidomus-It condotto nel 2023 dal Centro di eccellenza per la ricerca e lo sviluppo dell'infermieristica (CERSI), su mandato della Fnopi, la Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche.
L'indagine, articolata in tre sezioni, si è rivolta ai dirigenti delle professioni sanitarie per analizzare gli aspetti organizzativi dell'assistenza domiciliare, agli infermieri per rilevare le caratteristiche professionali della loro attività lavorativa nonché delle loro condizioni di lavoro e ai pazienti per rilevare la qualità e la soddisfazione dell'assistenza ricevuta.
Lo studio, che ha interessato il 75,3% della popolazione italiana in 77 ASL, ha rilevato che sebbene le case di comunità siano ancora poco diffuse, la maggior parte delle aziende sanitarie (92,2%) garantisce comunque le cure domiciliari, riuscendo ad attivarle mediamente entro due giorni, ad anziani over 65, alle persone con gravi limitazioni e disabilità e ai malati cronici, nonché i servizi di sanità digitali che risultano presenti nel 57,1% delle Asl.
Comparando le stime di costo giornaliero di un infermiere di cure domiciliari dall'analisi di 12 capitolati di gara a livello nazionale in 10 regioni italiane (152,12 euro per 6,64 accessi domiciliari), emerge che il valore della produzione garantita dagli infermieri è pari a 636,31 euro al giorno a fronte di un loro costo giornaliero di 138,73 euro, calcolato considerando 6,84 accessi/paziente e comprendente del tempo speso a domicilio, mediamente 24 minuti ad accesso, quello per gli spostamenti e il lavoro di back office.
Le cure domiciliari risultano inoltre anche sostenibili a livello economico, comportando un significativo risparmio, laddove la gestione è a carico del SSN.
I servizi di infermieristica di famiglia e di comunità sono erogati dal 68,8% delle aziende sanitarie con un numero medio di attività erogate per Asl di 10,1. L'assistenza fornita dagli infermieri a domicilio comprende varie attività, tra cui prelievi ematici, medicazioni semplici ed avanzate, somministrazione di farmaci, gestione di device, educazione terapeutica e sanitaria, formazione dei caregiver, monitoraggio e misurazioni delle condizioni di salute, valutazione delle condizioni familiari, cure palliative, procedure clinico assistenziali come la gestione del catetere vescicale e della nutrizione enterale.
Inoltre, nella metà circa delle Asl vengono erogate consulenze infermieristiche specialistiche ed attività di teleassistenza. Le cure domiciliari prevedono anche un percorso per il paziente oncologico nel 40,3% delle Asl, per il paziente cronico (74%) e per quello con disabilità (59,7%).
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