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Lazio, Agenas: carenza sanitari, ospedali in crisi

di Redazione Roma

Adesso lo attesta anche il Ministero della Salute: il servizio sanitario della regione governata da Nicola Zingaretti ha gli organici tra i più carenti, dal punto di vista numerico, di tutta Italia. All’appello, come rende noto l’Opi Roma, mancano 7mila infermieri. Un dato tutt’altro che irrisorio, anche pensando che dal 2014 la Regione ha perduto 1.485 professionisti sanitari.

Carenza infermieri, gli ospedali del Lazio sono in ginocchio

Il Lazio necessita di 7mila infermieri in più, numero che aumenterà entro il 2026 a quota 11mila causa pensionamenti.

Attualmente il personale sanitario italiano rapportato alla popolazione è caratterizzato da un numero complessivo di medici congruo e da un numero di infermieri insufficiente, ha scritto l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali all’interno del suo nuovo report.

Un fenomeno, questo, che sebbene riguardi tutto il personale sanitario, appare naturalmente più minaccioso per i profili professionali già carenti. Le due categorie più a rischio appaiono essere i medici di medicina generale e gli infermieri. In merito a quest’ultimi, il Lazio dispone di meno professionisti sanitari rispetto a quattro regioni più piccole: solamente 20.797 a fronte dei 27.631 dell’Emilia-Romagna, dei 25.715 in Veneto, dei 22.720 in Toscana e dei 22.408 in Piemonte.

La regione governata da Nicola Zingaretti necessita di 7mila infermieri in più. Un numero cha potrà solo aumentare entro il 2026 nel momento in cui, a causa dei pensionamenti, il fabbisogno toccherà quota 11mila unità. Numeri presentati dal presidente dell’Opi Roma, Maurizio Zega, il quale precisa poi che la carenza di personale infermieristico – criticità più volte lamentata dalla Fnopi – è destinata ad incrementare ancora nei prossimi quattro anni poiché per la messa a terra del Piano nazionale di ripresa e resilienza serviranno altri 2mila professionisti, dal momento che ci dovrà essere un infermiere di famiglia/comunità ogni 3mila abitanti.

Bisogna poi pensare che la popolazione invecchia e nei prossimi anni lo farà ancora di più – incalza il presidente dell’Opi Roma – e gli ospedali diverranno sempre più il loro punto di riferimento se non muterà il paradigma. Restando sui numeri, secondo la stima di Salutequità negli ultimi otto anni la regione ha perduto 1.485 infermieri. E il medesimo “laboratorio italiano” per l’analisi dell’andamento e dell’attuazione delle politiche sanitarie e sociali e per la loro innovazione, avverte: Il Lazio è la seconda regione con la quota più elevata di straordinari: 1.736 euro mensili.

Non solo: il Lazio è anche una delle cinque regioni che hanno il maggior numero di infermieri al di sopra dei 58 anni. Le altre sono la Lombardia, la Sicilia, la Campania e l’Emilia-Romagna, sottolinea il Nursing Up. E allo stato attuale non ha più neanche le graduatorie aperte sufficienti a colmare il fabbisogno, come rende noto Istituti Fisioterapici Ospitalieri-Regina Elena, che valuta necessario procedere all’espletamento di una gara autonoma per l’affidamento del servizio infermieristico all’esterno.

Mentre all’Ares 118 lo svolgimento del concorso da infermiere al momento è ancora fermo ad una delibera, denuncia Alessandro Saulini, segretario Nursind Ares 118. Che conclude: Per fronteggiare la grave carenza di personale sanitario, infermieristico, medico ed operatori del soccorso, Ares 118 si è vista negli anni costretta a rivolgersi a società private e convenzionate per l’emergenza Covid, che di fatto sono andate a garantire e a sopperire quelle che erano delle carenze croniche di organico.

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