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Gimbe: Il Sistema sanitario è ormai in prognosi riservata

di Lorenzo Donzelli

È stato presentato a Roma il secondo rapporto della Fondazione presieduta da Nino Cartabellotta sulla sostenibilità del SSN. Il rapporto integra il precedente (redatto un anno fa), analizza le criticità e invita i governi a stilare un piano di medio-lungo termine per garantire la sanità pubblica. Altrimenti, lo spettro di un benessere misto (pubblico e privato) si materializzerà nel 2025.

Allarme del Gimbe: entro il 2025 orfani della sanità pubblica

Fondazione Gimbe, nel 2013, aveva Lanciato l'allarme e avviato una campagna di comunicazione dal titoloSalviamo Il Nostro SSN. Lo scopo epoca quello di diffondere nell'opinione pubblica un messaggio chiaro: il Servizio Sanitario Nazionale è un bene da tutelare e una conquista sociale da preservare alle future generazioni.

Esattamente un anno fa è stato presentato il primo rapporto sulla sostenibilità Gimbe del Servizio Sanitario Nazionale, prendendo in considerazione un arco temporale di dieci anni, ovvero dal 2016 al 2025. Nella giornata del 6 giugno, alla Biblioteca del Senato “Giovanni Spadolini”, la Fondazione presieduta da Nino Cartabellotta ha mostrato un secondo rapporto, integrando il primo e suggerendo delle soluzioni per garantire la salute degli italiani.

Il secondo rapporto del Gimbe evidenzia le quattro criticità che condizionano la sostenibilità: il finanziamento pubblico, i nuovi Lea, Livelli Essenziali di Assistenza , il tema della sanità integrativa e, infine, gli sprechi e le relative inefficienze.

Mario Monti, nel 2012, aveva posto l'accento sul tema finanziario. Il rapporto Gimbe, allora, ha scattato una fotografia della situazione italiana a tre anni di distanza dalle dichiarazioni dell'ex premier. Pertanto, nel 2015, la spesa sanitaria ammontava a 147,30 miliardi di euro, di cui il 76,3% era pubblica (112,41 miliardi di euro) e il 23,7% privata (l'87,2% di quella cifra era un carico dei cittadini con una spesa pro capite che si attestava su una cifra leggermente al di sotto dei 600 euro). L'andamento dei prossimi anni non è incoraggiante. A fronte di un piccolo aumento percentuale del Pil non si avrà un incremento della spesa sanitaria. Il Def, Documento di economia e finanza 2017, presenta dei dati preoccupanti: il rapporto tra spesa sanitaria e prodotto interno lordo diminuirà del 6,7% nel 2017, del 6,5% nel 2018 e addirittura del 6,4% nel 2019 , ovvero per la prima volta l'Italia scenderà al di sotto della soglia d'allarme stabilita dall'Organizzazione mondiale della sanità. L'aumento del finanziamento pubblico alla sanità negli ultimi sette anni è stato davvero modesto e ha fatto precipitare l'Italia all'ultimo posto della classifica delle nazioni che compongono il G7 e al primo dei cosiddetti paesi poveri, secondo i dati e i grafici dell' Omse.

Anche i Lea, Livelli Essenziali di Assistenza, devono fare i conti con il definanziamento pubblico. In questo caso Il contesto è molto più articolato e complicato, perché manca un metodo che stabilisca quali siano le prestazioni sanitarie da rimborsare pubblicamente e quali no. La situazione è talmente paradossale che da un lato si sperpera denaro per futili o dal rapporto rischio-beneficio davvero sfavorevole, mentre dall’altro non vengono garantiti quelli indispensabili. Ad esempio, oggi, lo Stato non sostiene il Tele Health, il monitoraggio dei pazienti a distanza che ha un’efficacia approvata.

Il dibattito è molto acceso anche sul tema della sanità integrativa. Fino a 25 anni fa il modello di Servizio Sanitario Nazionale basato sul finanziamento pubblico, sui fondi integrativi e sulle polizze assicurative aveva una certa logica. Oggi, invece, verte su alcuni paradossi. Uno su tutti? Se da una parte i fondi sanitari integrativi non possono coprire certe prestazioni essenziali, dall’altro lato subentrano le assicurazioni private che, piano piano, stanno trasformando il welfare italiano in un sistema misto, pubblico e privato.

Infine, il quarto punto che fa vacillare la sostenibilità del nostro modello di Servizio Sanitario Nazionale riguarda gli sprechi e le inefficienze. Come si bruciano miliardi e miliardi di euro? Con il sovra-utilizzo delle prestazioni (6,75 mld di euro pari al 30% della cifra totale che è di 22,51 mld di euro erosi), con le frodi e gli abusi (22% e secondo la tassonomia del Gimbe sono state individuate 53 tipologie diverse di frodi e abusi), con gli acquisti a costi eccessivi (10%), con il sotto utilizzo, con la complessità amministrativa e burocratica e con l’inadeguato coordinamento dell’assistenza.

Il quadro è allarmante, perché manca da parte del Governo italiano un piano per la sostenibilità a lungo termine del nostro sistema di welfare. Il secondo rapporto GIMBE stima che il fabbisogno della spesa sanitaria nel 2025 sarà di 210 miliardi di euro (nel 2015 era di 147,3 miliardi di euro). Recuperare il denaro mancante per arrivare a quella vetta sarà un’impresa, ma bisogna ripartire dal finanziamento pubblico (+15 mld di €), da un incremento della spesa privata (+15 mld di €) e dal recupero di 80 mld di euro da quel comparto che potremmo definire come “disinvestimento da sprechi ed inefficienze”. Il piano di salvataggio del Gimbe è stato lanciato. Ora manca la parte più difficile: la consapevolezza da parte dei governi di stilare un piano a medio-lungo termine per il bene dei cittadini. Il rischio di un sistema sanitario misto, pubblico e privato, è molto alto.

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