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Professioni sanitarie, quanto guadagnano i laureati

di Redazione

Secondo i dati di Almalaurea le 22 professioni sanitarie sono al primo posto tra i laureati triennali per tasso di occupazione e retribuzioni, ma restano differenze di genere e tra Nord e Sud. 7 neolaureati su 10 sono donne ma le ragazze guadagnano in media 1.283 euro netti mensili mentre gli uomini 1.387. Chi lavora al Nord, invece, percepisce in media 1.387 euro rispetto ai 1.154 euro di quelli occupati al Sud (+20,1%).

Focus AlmaLaurea su retribuzioni laureati nelle professioni sanitarie

Indagare gli esiti occupazionali in termini di retribuzioni mensili nette dei laureati nelle professioni sanitarie, inseriti nel mercato del lavoro, è l’obiettivo che AlmaLaurea si è posta con il nuovo approfondimento sulla condizione occupazionale dei laureati triennali in professioni sanitarie.

Oggetto dell’analisi sono i 18.249 laureati di primo livello del 2018, afferenti ai corsi di laurea delle 22 professioni sanitarie (Infermieristica, Infermieristica Pediatrica, Ostetricia, Educazione Professionale, Fisioterapia, Logopedia, Ortottica, Podologia, Tecniche della Riabilitazione Psichiatrica, Terapia della Neuropsicomotricità dell’Età evolutiva, Terapia Occupazionale, Dietistica, Igiene Dentale, Tecniche Ortopediche, Tecniche di Fisiopatologia Cardiocircolatoria e perfusione cardiovascolare, Tecniche Audioprotesiche, Tecniche Audiometriche, Tecniche di Neurofisiopatologia, Tecniche di Laboratorio biomedico, Tecniche di Radiologia per immagini e radioterapia, Assistenza Sanitaria, Tecniche della Prevenzione nell’ambiente e nei luoghi di Lavoro) contattati nel 2019 a un anno dal conseguimento del titolo.

L’indagine ha rilevato che, a differenza degli altri percorsi di laurea triennali, caratterizzati da una quota elevata di quanti proseguono con la formazione universitaria, per le professioni sanitarie il proseguimento naturale è il mercato del lavoro. Si tratta - specifica AlmaLaurea - di lauree altamente professionalizzanti che si differenziano dal complesso dei laureati triennali per la spendibilità del titolo e la posizione privilegiata che assumono nell’immediato inserimento nel mercato del lavoro.

L’87,8% decide, al termine del percorso triennale, di non iscriversi ad un altro corso di laurea (è solo il 34,9% per il complesso dei laureati di primo livello): tale quota supera il 90% per i laureati del corso in Infermieristica, per quelli in Tecniche Audioprotesiche e per quelli in Igiene Dentale.

Professioni sanitarie: le donne sono di più, ma guadagnano meno

Il focus mostra che nel 2019, a un anno dal conseguimento del titolo, la retribuzione mensile netta dei laureati nelle professioni sanitarie del 2018 è pari, in media, a 1.313 euro. Valore che segna un + 3,7% rispetto alla rilevazione dello scorso anno. Tuttavia, i segnali di miglioramento evidenziati negli anni più recenti non sono ancora in grado di colmare la perdita retributiva registrata nel periodo più buio della crisi economica. La maggiore retribuzione media mensile del 2019 si osserva nel corso in Igiene Dentale (1.608 euro).

A incidere sulle differenze retributive è, tra i vari fattori, anche la diffusione di attività a tempo parziale. A livello complessivo, a un anno dalla laurea, il 27,1% dei laureati nelle professioni sanitarie del 2018 lavora part-time (26,6% per il complesso dei laureati di primo livello).

Quanto alle differenze retributive di genere, la componente femminile prevale a livello complessivo tra le professioni sanitarie. I corsi con maggior presenza femminile nelle professioni sanitarie sono quelli in Ostetricia, Infermieristica Pediatrica, Logopedia e Terapia della Neuropsicomotricità dell'Età evolutiva. Ma nonostante tale prevalenza femminile, si evidenziano differenziali retributivi quasi sempre a favore degli uomini.

A livello complessivo, infatti, la retribuzione mensile netta è pari, in media, a 1.387 euro per gli uomini e 1.283 euro per le donne (+8,1% a favore dei primi). Tale differenziale è però nettamente inferiore rispetto a quanto rilevato sul complesso dei laureati di primo livello: gli uomini percepiscono il 18,0% in più delle donne (1.334 e 1.131 euro, rispettivamente). Anche a livello di genere incide, almeno in parte, la diffusione del lavoro part-time che coinvolge, complessivamente, il 28,6% delle donne rispetto al 23,6% degli uomini dei corsi nelle professioni sanitarie (rispettivamente 32,0% e 18,3% per il complesso dei laureati triennali).

Differenze retributive su base geografica

Per la differenza retributiva rispetto alla ripartizione geografica del lavoro l’approfondimento dimostra alcune differenze territoriali. La retribuzione mensile netta nelle professioni sanitarie – nel 2019 a un anno dalla laurea – è più elevata per coloro che lavorano al Nord: percepiscono infatti, in media, 1.387 euro rispetto ai 1.154 euro di quelli del Sud (+20,1%). Coloro che lavorano all’estero percepiscono, invece, una retribuzione nettamente superiore, pari a 1.763 euro.

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