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Daspo per chi aggredisce i sanitari. In Senato la proposta FdI

di Redazione

La misura è colma. Dalle istituzioni serve un segnale forte. Senza misure concrete ed immediate non abbiamo altra soluzione che abbandonare gli ospedali. Così le principali sigle sindacali dopo il gravissimo episodio di violenza che nella notte tra il 4 e il 5 settembre si è consumato nel reparto di Chirurgia Toracica del Policlinico “Riuniti” di Foggia, dove una cinquantina di persone, tra familiari ed amici di una giovane donna deceduta in sala operatoria in seguito a complicanze durante un intervento chirurgico, hanno aggredito i sanitari ferendoli e costringendoli a barricarsi all'interno di una stanza sino all'arrivo delle forze dell'ordine. E intanto è stato presentato in Senato il Ddl a firma Ignazio Zullo che mira a fermare le aggressioni ai danni del personale sanitario.

Foggia, i sanitari aggrediti: abbiamo temuto di morire

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Presentato in Senato il Ddl a firma Ignazio Zullo che mira a fermare le aggressioni ai danni del personale sanitario.

La folle aggressione contro chirurghi, anestesisti ed infermieri è scoppiata verso mezzanotte dopo che il decesso era stato comunicato dal medico. Abbiamo temuto anche di morire. E ci hanno minacciato di morte, hanno dichiarato i sanitari aggrediti sia verbalmente che fisicamente. Sulla vicenda la magistratura ha aperto due inchieste, una per indagare sulla morte della paziente e un'altra per l'aggressione subita dai sanitari.

La ragazza che ha perso la vita era stata soccorsa e salvata da un incidente stradale ed era curata da circa tre mesi nell'ospedale foggiano. Investita il 18 giugno scorso mentre era in sella ad una bici elettrica, dopo essere stata trasportata in elisoccorso dapprima all'ospedale di Cerignola, dove arrivò già in coma, e poi al Riuniti dove venne ricoverata in Rianimazione, una volta stabilizzata venne sottoposta ad un primo intervento chirurgico per le lesioni riportate.

Come si apprende da fonti familiari, a luglio la giovane era uscita dal coma e, nel corso della ripresa, aveva iniziato la riabilitazione. L'intervento dei giorni scorsi si era reso necessario in seguito ad un'urgenza legata alla tracheostomia. Non ho capito più nulla, ho urlato e messo mani addosso a chiunque. La mia famiglia ha fatto la guerra peggio dei Gomorra perché mia sorella è stata uccisa da loro. Così si è giustificata la sorella della giovane sui social, convinta che sia stata vittima di malasanità. Sono morta anch'io con lei, non accetterò mai tutto ciò e non lo perdonerò mai, accusa.

Consentire a ben 50 persone di fare irruzione in un reparto ospedaliero vuol dire che sono state violate le più elementari regole di controllo, denunciano i rappresentanti sindacali di Anaao Assomed e Cimo Fesmed esprimendo non solo indignazione ma anche l'intenzione di non far passare sotto silenzio quest'ultimo caso di violenza.

Non vogliamo che questi episodi rientrino in una specie di routine della violenza che si ripete quasi con monotona regolarità e alla quale ci stiamo abituando tutti, dalla politica alle istituzioni e all'opinione pubblica, ribadiscono evidenziando anche l'insensibilità delle aziende sanitarie che sembrano indifferenti al dovere di mettere in sicurezza i propri ospedali oltre che il personale che vi opera.

Chiedono pertanto un incontro con il ministro della Salute per realizzare un piano straordinario di riforma del sistema delle cure e dell'emergenza con misure urgenti che possano fare da deterrente a questi raid insensati.

Ho ribadito che ci vogliono pene severe nei confronti di chi pensa di aggredire chi è lì per salvare le nostre vite. Il nostro Governo ha reintrodotto la procedibilità d'ufficio ed innalzato le pene per chi pensa di malmenare i nostri medici ed infermieri. Così il sottosegretario alla Salute, Marcello Gemmato, partecipando sabato 7 settembre al vertice urgente sull'ordine e la sicurezza che si è tenuto in Prefettura a Foggia, ed incontrando i medici aggrediti ai quali ha espresso la vicinanza dello Stato.

Ci sono due elementi su cui occorre lavorare: quello dell'implementazione dell'organico negli ospedali pubblici e quello della presenza dello Stato in ogni luogo di lavoro nell'ambito sanitario che garantisca sicurezza, ha spiegato Gemmato. Naturalmente c'è anche un problema di carattere culturale perché oggi si pensa di poter far valere i propri diritti aggredendo gli operatori sanitari. Questo non è ammissibile né tollerabile, rimarca.

Intanto da un disegno di legge presentato da Fratelli d'Italia a firma del senatore Zullo, capogruppo in commissione Lavoro e Sanità, per fronteggiare la preoccupante escalation di aggressioni contro il personale sanitario (oltre 16mila nel 2023) emerge l'intenzione di fare un giro di vite sulla questione, prevedendo addirittura una “daspo delle cure”, ossia niente assistenza sanitaria gratuita del Servizio sanitario (escluse le cure d'emergenza e salva vita) per tre anni per chi aggredisce medici ed infermieri.

Tale sospensione dalla gratuità di accesso alle cure programmate sarebbe indirizzata sia agli autori di aggressioni contro gli operatori sanitari in occasione di lavoro sia di reati contro il patrimonio sanitario. I dati degli aggressori sarebbero inseriti nella Piattaforma nazionale di Governo delle Liste d'Attesa così da essere facilmente rintracciabili anche a livello regionale. I risparmi così ottenuti dalle Asl sarebbero investiti in misure di sicurezza negli ambienti sanitari.

Azioni criminali come quelle che purtroppo abbiamo visto dai video diffusi dagli stessi sanitari aggrediti non possono essere in alcun modo tollerati.

Chiediamo di essere difesi e messi nelle di sicurezza per poter operare. Ai colleghi aggrediti, al presidente dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Foggia vanno la nostra vicinanza e la nostra solidarietà, così come siamo vicini alla famiglia della giovane nel dolore per la grave perdita.

Alle istituzioni preposte rinnoviamo la richiesta, sempre più urgente, di misure e soluzioni per una situazione che sta diventando sempre più insostenibile e intollerabile (Barbara Mangiacavalli, presidente Fnopi)

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