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Aggressioni in ospedale: infermieri i bersagli preferiti

di Redazione

Negli ospedali di Milano, dove si registra nell'ultimo anno un allarmante aumento delle aggressioni, il bersaglio preferito delle violenze restano gli infermieri e i luoghi più sensibili sono i Pronto soccorso, dove avviene circa un terzo degli episodi. La denuncia arriva dalla consigliera del Partito Democratico Carmela Rozza che, riportando i dati forniti dall'Agenzia di controllo del sistema socio-sanitario della regione relativi al primo semestre 2023, si interroga sull'efficacia delle misure messe in atto dalle istituzioni per arginare il fenomeno. Dal rapporto che misura la conflittualità in corsia emerge che a scagliarsi contro il personale sanitario, ad un ritmo di 38 attacchi al giorno, sono i malati nei due terzi dei casi. A prendersela con loro sono anche i familiari, i caregiver e gli accompagnatori, che risultano responsabili nel 26-30% degli episodi.

A Milano è allarme aggressioni in ospedale, infermieri i più colpiti

aggressione infermieri

Un frame del video "La violenza ferma tutto", prodotto da Nurse24.it in collaborazione con Opi Bologna.

Sebbene le violenze fisiche e verbali siano rivolte in larga misura anche a medici ed operatori sociosanitari, il personale infermieristico è purtroppo al primo posto tra i professionisti della salute che vengono insultati, minacciati, spintonati e picchiati.

Un'indagine condotta dall'Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e sociosanitarie evidenzia che tale violenza è diffusa e persistente in tutte le strutture sanitarie lombarde, pubbliche e private, ma il maggior numero di casi di aggressione (101) si è verificato nei quattro reparti d'emergenza del Fatebenefratelli, del Sacco, del Buzzi e della Macedonio Melloni.

Nella classifica degli ospedali, Ats ed ambulatori maggiormente interessati dalla violenza il Policlinico è al secondo posto (84) seguito dal Niguarda (42). La rabbia esplode tuttavia anche nei reparti di degenza e nei servizi psichiatrici, dove la violenza è tuttavia spesso legata alle patologie dei pazienti.

Nei primi sei mesi dell'anno scorso si sono registrate 6961 aggressioni superando la metà di tutti gli episodi segnalati nel 2022 che erano stati 11508. L'andamento delle violenze, a parte l'anno dell'inizio della pandemia (2020), è in crescita e sta tornando ai livelli del 2019 quando si verificò un picco significativo di 14.526 casi. Nel 2023 gli infermieri hanno denunciato 1280 aggressioni fisiche e 3446 verbali, violenze che spesso si sono manifestate nella stessa occasione.

Per arginare l'escalation di violenza 21 strutture sanitarie hanno installato in Pronto soccorso un pulsante d'emergenza così che il personale minacciato possa allertare rapidamente le forze dell'ordine.

In otto mesi, dall'avvio del progetto nell'agosto del 2023 sino a marzo 2024, questo sistema di allarme è scattato già 186 volte. Per ridurre la conflittualità ed il rischio di aggressioni altre strutture lombarde hanno preferito puntare invece sulla formazione del personale insegnando ad individuare precocemente le persone violente e a gestire le situazioni a rischio così da sapersi difendere.

Oppure sull'inserimento in Pronto soccorso di una nuova figura, il caring nurse, considerata molto efficace secondo il parere espresso dall'assessore al Welfare Guido Bertolaso in occasione dell'ultima Giornata mondiale contro la violenza sugli operatori sanitari. Si tratta di un infermiere che si occupa di accompagnare il malato nel suo percorso di cura e altresì di fornire le informazioni ai familiari in attesa.

I dati ci dicono che queste misure purtroppo non bastano - spiega la consigliera Dem, Rozza -. Le possibili soluzioni sono finanziare maggiormente i corsi di formazione per gli operatori sanitari e decongestionare i reparti d'emergenza – suggerisce -, altrimenti si lavora male e non si può dare la giusta attenzione ai parenti.

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