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Appalti pubblici ARES 118 in convezione ai privati

di Marco di Stefano

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ROMA. Anche nel servizio 118 Emergenza Sanitaria il problema a Roma è enorme. L'ARES, l'azienda sanitaria adibita per l’ appunto alle emergenze sul territorio nel Lazio, non ha personale, non ha ambulanze, non ha soldi e così si sono inventati gli appalti in convenzione.

 

Come funziona?

Per legge questo servizio viene affidato dall’ARES 118, a quelle ONLUS definite Protezione Civile, in pratica per poter eseguire il servizio di emergenza 118 bisogna appartenere alla Protezione Civile.

 

Ma nell’affare ci si sono gettate anche quelle Società di ambulanze private − quelle per il trasporto a pagamento dei pazienti per intenderci, che tanto imperversano per Roma, sempre in sirena − alle quali è bastato diventare una società Onlus con il capitolato di una Protezione Civile qualsiasi, fare la gara con l'ARES 118, vincere l'appalto e iniziare a fare Servizio 118 in Convenzione. L'Ares gli affida una zona, che con le proprie disponibilità di uomini e mezzi non riesce a coprire e il gioco è fatto.

 

Ma attenzione se si parla di PROTEZIONE CIVILE si pensa al VOLONTARIATO.

 

Ma non lo è. Gli Infermieri come anche i Soccorritori e gli Autisti vengono giustamente pagati, a volte solo gli Infermieri, altrimenti non si potrebbe erogare il servizio per mancanza di personale.

 

Ma anche qui naturalmente esiste lo sfruttamento degli Infermieri.

 

Queste Protezioni Civili con ambulanze, hanno bisogno ovviamente di Infermieri per poter fare il servizio 118.

 

Per chiarezza, va detto, che le ambulanze del 118 si differenziano in BLS e ALS. Le prime sono composte da un equipaggio comprensivo di Infermiere, Soccorritore e Autista e sono la maggioranza, le seconde comprendono anche il Medico e sono molto poche. Quindi nel 90% dei casi è l’ambulanza BLS che giunge per prima sul luogo del sinistro ed è l’Infermiere, da solo o coadiuvato dal Soccorritore e l’Autista che debbono stabilizzare il Paziente. Bisogna saperlo fare.

 

Approfittando della grande disoccupazione, fanno salire sulle ambulanze questi ragazzi, la maggior parte delle volte neolaureati, quindi senza esperienza. Basta la laurea, un corso BLSD, (la rianimazione Cardiopolmonare), aprire la onnipresente Partita Iva e si diventa un infermiere del 118 (in convenzione) e si gira per Roma cercando di salvare vite umane.

Paga 6-7 euro l'ora, se va bene.

 

Sette euro per salvare vite umane, 7 euro per beccarsi una denuncia, se si sbaglia, che ti rovina la vita, 7 euro per ammazzarti con l'ambulanza mentre corri in sirena per le impercorribili strade di Roma.

 

Oggi la professione di un Infermiere laureato nel Lazio vale dai 5 ai 7 euro l'ora.

 

Naturalmente per l’Infermiere che fa servizio sul 118 in convenzione con l’ARES vale lo stesso discorso dell’infermiere della Cooperativa, stesso sistema, Libera Professione, minimo stipendio, solamente che il rischio professionale qui è elevatissimo.

 

Un infermiere dell’Ares 118 strutturato può guadagnare anche 3.000 euro al mese (comprensivo di straordinari, e quant’altro concesso dal suo contratto), un Infermiere che lavora in un appalto in convenzione con l'Ares 118 guadagna 1200 euro al mese, lavorando anche 100 ore in più, senza alcuna garanzia e le medesime responsabilità.

 

In Emilia Romagna, per fare un esempio, non esistono appalti 118 ai privati, è tutto pubblico, gli infermieri per salire su una di queste ambulanze devono avere non meno di 5 anni di esperienza certificata in reparti di emergenza. A Roma, ripeto, basta la Laurea in Infermieristica, un corso BLSD, nessuna esperienza e una buona dose di incoscienza per salire su un'ambulanza 118 e gettarsi nel caos cittadino, a discapito, non solo dell'Infermiere che può sbagliare, ma anche del beneficiario ultimo del servizio, il paziente.

 

Giudicate Voi………!!!!!!!

 

A fronte di quanto sopra, ripeto, la disoccupazione Infermieristica nel Lazio  è programmata a tavolino. Si crea la disoccupazione per abbassare il costo del lavoro, spingendo tutti questi disoccupati verso quella  che a loro si dà come unica e ultima alternativa per poter sopravvivere lavorando: le COOPERATIVE E GLI APPALTI PUBBLICI IN CONVENZIONE AI PRIVATI.

 

Sarei curioso di sapere chi è o chi sono quelli che tirano i fili dietro queste Cooperative, ma non i prestanome, le teste di legno, ma quelli che contano veramente, quelli che la disoccupazione la creano per poi riciclare la disoccupata carne da cannone da poter sfruttare e sulla quale poi indegnamente poter golosamente lucrare.

 

Ma la domanda più irriverente che ci possiamo fare è: quanto è legale tutto questo? Il tema è scottante, riguarda migliaia di  Infermieri, non solo del Lazio, ma di tutte le Regioni Italiane.

 

È inevitabile pensare che la disoccupazione, oggi imperante nella professione Infermieristica, sia in qualche modo manovrata dall’alto e gestita ad hoc per reclutare manodopera a basso costo da inserire nelle varie strutture sanitarie, abbattendo così il costo del lavoro.

 

Quello che è certo, è che qualcuno, nascosto dietro le tende di una Italia devastata dalla disoccupazione, sta ora godendo di questa ignobile  e deprecabile situazione e che sicuramente non propende per la fine di questo stato di cose.

 

La Cosa Pubblica (res publica) − che al tempo dell’Antica Roma designava l'insieme dei possedimenti, dei diritti e degli interessi del popolo e dello Stato romano − oggi,  forse più di allora, è pregna di burocrazia, di leggi e leggine che possono essere interpretate e attuate in tanti modi differenti. Leggi create  per il benessere del Popolo e per il Popolo che in mano a individui senza scrupoli sono diventate armi contro questo Popolo, che ormai, lasciatemelo dire, di “Sovrano” ha veramente tanto poco.

 

Questa è la situazione degli Infermieri del Lazio.

− Disoccupazione nonostante vi sia un grande bisogno di questi Professionisti.

− Sfruttamento nelle Cooperative Sanitarie.

− Menefreghismo delle Istituzioni Pubbliche.

− Indifferenza dei Sindacati e del Collegio Professionale.

− Tutti pronti solo a ricevere, mai a dare. 

 

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