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Anche io difendo la Kyenge, non voleva offendere gli infermieri che sono un'ottima risorsa per tutti

di Redazione

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Egr. Direttore,
Le scrivo dopo aver letto l'articolo di Nurse24.it sulla Cecilie Kyenge. Dunque, è l'ennesima volta che vedo troppo vittimismo da parte degli infermieri. Sono da poco diventata medico, ma l'esperienza vissuta in ospedale mi è servita abbastanza per conoscere l'importanza e la centralità dell'infermiere come figura professionale. Una figura che ritengo importante. Ma quel paio di volte in cui è capitato che dei pazienti, quando non indossavo il camice, ma la divisa bianca mi chiamassero infermeria a me ha dato fastidio non perché mi desse fastidio l'idea dell'infermiera in sé, ma perché sapevo che l'avevano detto perché sono una giovane donna e nell'immaginario collettivo ruoli per così dire "dirigenziali" li ricoprono gli uomini.

Stesso profondo fastidio ho provato quando, sostituendo un medico di famiglia, hanno pensato fossi la segretaria. E neanche nei confronti delle segretarie ho nulla contro... ci pensi, probabilmente anche lei sarebbe stato tra quelli che avrebbero pensato che io fossi la segretaria o l'infermiera, oppure che la Kyenge, africana, di sicuro non fosse il dottore.

 

Quindi, non è l'idea che ti diano dell'infermiere che dà fastidio, ma il motivo per cui ti viene detto. Nessuno vuole offendere una categoria per altro centrale nel lavoro in ospedale, ma se uno è medico che male fa a precisarlo se lo scambiano per un medico? Se un infermiere viene scambiato per un medico, non dice anche lui "no, io sono l'infermiere"? È solo una questione di ruoli professionali che ognuno ha scelto liberamente di affrontare. Con stima, continuerò a seguirVi con rinato interesse.

Annalisa Paglia
Medico

 

* * *

 

La pensiamo diversamente e ci fa piacere che lei abbia precisato il suo punto di vista. Ricambio la stima.

Angelo Riky Del Vecchio

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