Lavorano anche 18 ore di fila con paghe da 50 euro in Lombardia, lo sfogo di un soccorritore dipendente.
Buongiorno,
ho 24 anni e sono un soccorritore dipendente di una onlus in provincia di Como (una onlus di quelle vere). Tempo fa si è parlato di finte onlus e falsi volontari, probabilmente ne avrà sentito parlare anche lei. Noi "addetti ai lavori" conosciamo questa realtà da anni. Li chiamiamo Banditi: "associazioni/cooperative sociali onlus" che sfruttano i loro finti volontari, con turni da 12-14-18 ore pagati una miseria. Sono diffuse in tutta Italia; in questa lettera Le parlerò solo della realtà Lombarda, la mia realtà.
Questo fenomeno è molto diffuso in quanto queste associazioni costano una frazione rispetto ad una vera onlus e, di conseguenza, riescono ad accaparrarsi convenzioni con ospedali puntando ad offrire un prezzo al ribasso irraggiungibile per chi gioca correttamente. Con l'ovvio risultato che le vere onlus sono costrette a chiudere, o comunque a licenziare personale che, ritrovandosi disoccupato, è spesso costretto ad entrare a far parte nel giro di questi banditi. Perché con una famiglia alle spalle da mantenere, anche lavorare 18 ore di fila per 50€ giornalieri è meglio di niente.
Cosa comporta questo?
- Qualità molto scarsa del servizio: molto spesso il personale che opera su queste ambulanze non ha le certificazioni necessarie. Non solo non potrebbe esserci: non è in grado di prestare assistenza al malato in caso di bisogno.
- Alto rischio per il paziente: molto spesso alla guida di queste ambulanze c'è gente che arriva da 4/5 turni da 18 ore di fila; più volte queste associazioni sono passate alla cronaca per gravi incidenti causati da disattenzione o stanchezza.
- Uso della sirena non autorizzato, per arrivare più in fretta dal paziente/fare più servizi.
- Ultima ma non meno importante, il mancato utilizzo del tariffario regionale: il servizio viene spesso fatto pagare all'ignaro cittadino 2/3 volte in più di quanto dovrebbe.
Come si è arrivati a questo?
Quella del soccorritore attualmente non è una professione riconosciuta. La situazione attuale mi ricorda molto quella dell'infermiere del primo '900. Non abbiamo un collegio di riferimento. Ogni regione (se non ogni provincia) ha le sue regole per formare il soccorritore; regole spesso astratte, imprecise, che lasciano le singole associazioni indipendenti sulla loro realizzazione pratica. Un esempio: diventare autista di ambulanza. Per la qualifica di autista ho seguito un iter completamente differente da quello che è stato svolto da un collega dell'associazione X a 10 chilometri di distanza.
In Lombardia attualmente per far parte dell'equipaggio di un mezzo di soccorso di base (MSB, un'ambulanza) basta un corso di 120 ore e un esame finale. La certificazione è a vita e non c'è obbligo di aggiornamento periodico (Certificazione DAE esclusa, che è ogni due anni). Non è nulla.
Ad oggi il personale che opera sulle ambulanze quotidianamente non è sufficientemente formato per rispondere in modo corretto e utile a quello che si ritrova ad affrontare.
Lei affiderebbe la gestione dei suoi risparmi ad una maestra di asilo, anche se fosse la persona più buona e gentile di questo mondo? Lei lascerebbe progettare la Sua casa ad un avvocato carico di buone intenzioni e voglia di fare? Si fiderebbe se fosse curato da uno studente di medicina che ha frequentato solo il primo mese di corso? Perché allora affidare la salute e, nei casi più gravi, la vita del cittadino a personale non qualificato?
L'equipaggio volontario di una MSB che uscirà stasera su un'emergenza è composto dall'avvocato carico di buone intenzioni citato in precedenza, la maestra d'asilo più buona e gentile di questo mondo e un operaio; persone che salgono in ambulanza una volta ogni due settimane, magari stanche dopo aver lavorato tutto il giorno.
Parlando di personale dipendente il discorso non cambia: sono soccorritori con più esperienza (perché operano tutti i giorni sulle ambulanze), ma pur sempre persone con alle spalle solamente 120 ore di corso, seguito magari 10, 20 anni fa e mai aggiornato.
All'estero lo stesso tipo di servizio è svolto da professionisti Sanitari con alle spalle 1200 ore di studio universitario in continuo aggiornamento.
La prego di non fraintendere: la mia non è una critica al volontariato ma al sistema attualmente in vigore dell'emergenza-urgenza (che sia svolto da personale dipendente o volontario non ha grosse differenze). È una critica sollevata da me, e sostenuta da molti miei colleghi dipendenti e volontari.
Ed è proprio per queste disparità di gestione, per questo scarsissimo interesse delle istituzioni e della mancata informazione al cittadino, che associazioni losche che operano nell'illegalità sono lasciate libere di agire.
Le scrivo nella speranza che mi aiuti a far conoscere la situazione attuale al cittadino e alle istituzioni. Basterebbe soltanto maggiore informazione per migliorare di molto la situazione attuale (che attualmente è da terzo mondo).
Mi auguro inoltre che questo serva anche a sensibilizzare i miei colleghi e che si inizi ad organizzare qualcosa di concreto, in modo da regolarizzare la professione e creare un sistema di formazione unico, più serio e di qualità.
La ringrazio per l'attenzione.
Massimo Zangirolami
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