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Vaccini

Vaccini proibiti e rivoluzionari falliti

di Giordano Cotichelli

Le polemiche e le fake news in tema di vaccini e vaccinazioni, che da qualche anno caratterizzano lo sterile dibattito sulla sanità italiana, probabilmente si placheranno nel tempo, magari a seguito di una revisione della legge sull’obbligo vaccinale, oppure più facilmente destinate nel dimenticatoio di tutti quegli argomenti utili solo per le campagne elettorali. Le considerazioni in merito possono essere tante, anche se l’arretramento culturale in tema di vaccini e vaccinazioni sembra prevalere, fortemente condizionato dai diktat dei social o dell’esperto di turno, e non è un buon segno in un paese che, al contrario, fino a pochi decenni fa, salutava con soddisfazione la possibilità di vaccinarsi contro il tetano, malattia endemica e temuta in una società contadina come era quella italiana ancora alle porte del boom economico.

Il primo vaccino ad opera di Jenner nel XVIII secolo

jenner vaccino

Jenner e il primo vaccino

Del resto da quando, nel XVIII secolo, ad opera di Jenner, fece la comparsa il primo vaccino, chiamato così perché originato dal virus vaccino del vaiolo, la possibilità di immunizzare la popolazione contro le malattie trasmissibili, ha sempre portato con sé aspettative di benessere sanitario e anatemi di vario tipo. Oggi il grande nemico è Big Pharma, ieri il diavolo rivoluzionario e giacobino. In merito può essere utile un piccolo excursus storico, riferito proprio ai primi decenni dell’inizio dell’uso dei vaccini, e i primi suggerimenti arrivano da un film di Luigi Magni, del 1969, dal titolo: “Nell’Anno del Signore”. Storia vera di due carbonari, Leonida Montanari e Angelo Targhini, giustiziati per un omicidio politico. In una seguenza del film si afferma che Leonida Montanari, medico, occasionalmente si occupa di vaccinare i figli del popolo, contravvenendo alle leggi papali del tempo. Siamo nel 1825, e il Papa di allora era Leone XII. Un fatto di cui parla anche Terenzio Mamiani, cugino di Leopardi, ministro dell’Istruzione del Regno di Sardegna ed eroe risorgimentale (a lui è dedicato il celebre liceo classico di Roma). Il Mamiani in un suo pamphlet ricorda l’esistenza di tre filiere di censure papali sulle pubblicazioni: “L’episcopale, la politica e la fratesca del Sant’Officio, dove nelle encicliche più solenni chiamasi detestanda la libertà di stampare; dove fu proibito per lunghissimi anni il vaccino”. Parlar male della Chiesa, in epoca risorgimentale però, è un po’ giocare facile. Giusto quindi sottolineare la risposta, un po’ piccata, ad opera della Civiltà cattolica, che fu data all’uscita del film.

La rivista sollevò il fatto che in realtà, a partire dall’editto del 20 giugno 1822 di Papa Pio VII, si rendevano pubbliche delle disposizioni utili alla vaccinazione contro il vaiolo, con l’avvio di commissioni provinciali, della sorveglianza chirurgica, dell’attivazione delle competenza dei medici comunali e della formazione di quelli condotti, sottolinenado che ogni richiesta avanzata per poter essere valida doveva essere accompagnata dall’autorizzazione del padre di famiglia. Considerati i tempi, l’editto sulla vaccinazione non poteva che andare deserto nelle implicazioni burocratiche avanzate. E così fu, tanto che Il già nominato Leone XII si vide costretto a fare un passo indietro e rendere libero l’uso vaccinale dato che l’obbligo non aveva sortito alcun effetto. Insomma più che una proibizione, la Rivista Civiltà Cattolica ricorda che fu una semplice liberalizzazione. Sembra quasi di vedere, a distanza di due secoli, qualcosa di tremendamente attuale.

Un’altra testimonianza coeva però chiama di nuovo in carica Leone XII. Negli annali delle epidemie occorse in Italia, Alfonso Corradi cita un altro autore, il Coppi, che racconta come Leone XII soppresse la commissione istituita in Roma per promuovere la vaccinazione, essendo egli particolarmente avverso a tale preservamento. Quindi - soggiunge l’analista - nuove stragi del vajuolo arabo del basso popolo, che non aveva mezzi di premunirsi privatamente, contro una pestilenza così micidiale. Del resto sembrerebbe che lo stesso Leone XII abbia dichiarato: Chiunque proceda alla vaccinazione cessa di essere un figlio di dio: il vaiolo è un castigo voluto da Dio e la vaccinazione è una sfida contro il cielo.

Le testimonianze rischiano però di apparire sproporzionate e di parte, con una interpretazione malevola, nei confronti dell’autorità dello Stato della Chiesa nel riprodursi sempre alla stessa maniera anche nella diversità dei testi. Risulta quindi utile poter analizzare una legge fatta precedentemente, in quella che fu la effimera Repubblica italiana – quella giacobina, con presidente Napoleone Bonaparte - . Se ne trova traccia in un bollettino del tempo in cui alla voce “vaccinazione”, recita:

L’innesto del vajuolo vaccino si fa gratuitamente in tutti gli spedali dai medici e chirughi stipendiati. L’inoculazione del vajuolo umano non può farsi senza speciale licenza del prefetto […]. Vi è un direttore generale della vaccinazione. Nei dipartimenti vi sono dei delegati nominati dal governo. […]. Eccitamento ai parrochi per mezzo dei vescovi ad assecondare le operazioni della vaccinazione […]. E’ affidata alle municipalità la cura della vaccinazione. Le spese sono a carico del comune

Il testo, precedente all’editto di Pio VII, pur nella sua forma rigida e burocratica, appare più chiaro e snello di quello del 1822 e di conseguenza viene da dire che … poteva essere facilmente “copiato”. Una rettagliata ricerca storiografica potrebbe condurci comunque alla conoscenza di molti altri casi, ed editti, contrari alla nascita dei vaccini. Tanto per citarne una, fuoriuscendo dai confini nazionali, il caso del magistrato di Hagen che all’inizio del XIX secolo proibì la vaccinazione.

La digressione storica ha il solo scopo di porre in risalto come il percorso lineare del progresso umano molto spesso stenta a produrre dei cambiamenti, degli adeguamenti immediati, ma incontra resistenze, o peggio, come in questi anni, delle vere e proprie involuzioni di pensiero. Certo il dibattito sull’obbligatorietà o meno non può ridursi con un paio di anedotti storici, ma vero è, come ha di recente sottolineato l’Oms, che ogni anno circa 2-3 milioni di bambini vengono salvati grazie alla vaccinazione, e che erano tra le principali vittime di difeterite, pertosse, tetano e morbillo che ancora un secolo fa contribuivano a tenere alta la mortalità infantile tra il 20 e il 30%, in quei paesi occidentali dove oggi è attorno al 3%. Il vaiolo è stato cancellato dalla faccia della terra e 122 milioni di persone devono dire grazie alla scoperta di Jenner. Vero è che la nascita del vaccino è stata stigmatizzata da Foucault come il passaggio a un modello medico di tipo bio-politico e che gli interessi della scienza a volte coincidono più con quelli del profitto che non del benessere dell’umanità, ma al tempo stesso è vero anche che milioni di bambini nei paesi poveri vorrebbero essere “obbligati” a vaccinarsi contro il morbillo, o che il vaccino contro la malaria fosse già ampiamente fruibile.

Il resto sono storie, anzi è storia e come diceva il Vico, è maestra di vita.

NurseReporter

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