Il Rapporto Ocse del 2019 mette in luce dati generali della salute degli italiani che meritano un’attenta analisi. Il Bel Paese si conferma fra i primi posti in termini per aspettativa di vita, con un valore di 83 anni, preceduto solo da Giappone (84,2), Svizzera (83,6) e Spagna (83,4), a fronte di una media Ocse di 80,7 anni. In merito alla mortalità prevenibile (media Ocse 208 morti ogni 1000 ab.) l’Italia scivola di una posizione al 5° posto con un valore di 143 dopo Svizzera (125), Israele (134), Giappone (138), Islanda (140), e avanti a paesi quali Svezia (144), Australia e Norvegia (145), Spagna (146), Lussemburgo (152), Olanda (153), Francia (154). Riguardo ad alcune malattie importanti, come il diabete, l’Italia si colloca all’ottavo posto, assieme alla Francia, per il basso tasso di prevalenza del diabete negli adulti (4,8%) con una media Ocse di 6,4%. Nonostante questo, non è tutto oro quello che luccica.
La situazione dell’Italia descritta dal rapporto Ocse 2019
Nel Rapporto Ocse del 2019 gli indicatori relativi ad alcuni fattori di rischio per la salute (fumo, alcol, obesità, inquinamento), rispetto alla media Ocse e alla totalità dei paesi consideratisi, mostrano qualche criticità.
Nella tabella riportata (che riguarda la popolazione dai 15 anni in poi), in cui si mettono in evidenza le prime dieci posizioni migliori, su 45 in totale ad eccezione della valutazione per obesità e sovrappeso che riguarda 37 paesi, verso cui l’Italia è messa a raffronto, considerando anche il riferimento della media Ocse.
Il numero di fumatori nel nostro paese è decisamente ancora alto, con quasi il 20% della popolazione interessata occupando la 31 posizione; la stessa per le morti per inquinamento: 48 ogni 100.000.
Il consumo di alcol invece ci vede al 16 esimo posto (7,6 l/persona) per un equivalente di circa 84 bottiglie di vino all’anno, circa una ogni quattro giorni. Di certo è un dato che va valutato in rapporto al campione considerato e che non esime il bel paese dall’essere interessato dal fenomeno dell’alcolismo, a partire dalla giovane età.
Infine, rispetto all’eccesso di peso l’Italia si colloca al 4° posto, su un totale di 37 stati considerati, ma con valori decisamente alti: 46% della popolazione adulta e con un 42% della popolazione tra i 5 e i 9 anni, fatto più grave che la colloca in penultima posizione (43^).
I dati negativi rispetto al peso nella sostanza riguardano tutta la popolazione mondiale e - fatta eccezione per il Giappone, che vede appena un quarto della popolazione interessata (25%), o della Corea del Sud con un 33,7% - i dati sono oltre il 40% per tutti i paesi.
Fatto che pone in luce drammatica l’incidenza e la prevalenza delle malattie correlate al peso corporeo, alla cattiva alimentazione e inevitabilmente al basso status socio-economico (SES).
Paese (45) | Fumatori (%) | Paese (45) | Alcol (L./pers.) |
Costa Rica | 4,7 | Indonesia | 0,3 |
Messico | 7,6 | Turchia | 1,4 |
Islanda | 8,6 | Israele | 2,6 |
Brasile | 10,1 | India | 3 |
Svezia | 10,4 | Costa Rica | 3,8 |
Stati Uniti | 10,5 | Messico | 4,4 |
India | 11,2 | Colombia | 4,5 |
Canada | 12 | Cina | 5,7 |
Norvegia | 12 | Norvegia | 6 |
Australia | 12,4 | Brasile | 6,3 |
Oecd | 18 | Oecd | 8,9 |
Italia (31) | 19,9 | Italia (16) | 7,6 |
Paese (37) | Obesità (%) | Paese (45) | Inquinamento |
Giappone | 25,9 | Nuova Zelanda | 14 |
Corea | 33,7 | Canada | 15 |
Svizzera | 41,8 | Australia | 17 |
Italia | 46 | Islanda | 17 |
Norvegia | 46 | Svezia | 18 |
Austria | 46,7 | Finlandia | 19 |
Olanda | 47,3 | Norvegia | 19 |
Svezia | 48,2 | Irlanda | 20 |
Francia | 49 | Lussemburgo | 23 |
Israele | 50,9 | Israele | 23 |
Oecd | 55,6 | Oecd | 40 |
Italia (43) [5 - 9 anni] | 42 | Italia (31) | 49 |
Povertà ed esclusione sociale in Italia
In tema di povertà l’Italia ha posizioni che non mostrano un quadro felice a livello sociale. In questo caso è necessario prendere in esame un altro rapporto, sempre di recente pubblicazione, ed è quello della Caritas sull’esclusione sociale.
Il 7% dei nuclei familiari - circa 1,8 mln. di persone - è in povertà assoluta, con un’incidenza pressoché doppia al Sud e nelle Isole (11,1% e 12%), rispetto al Centro (6,6%) e al Nord (6,8%), con un sostanziale peggioramento rispetto al 2007 incrementato del 121% sulle famiglie.
Il quadro drammatico è costituito dai cosiddetti working poor, coloro che, pur lavorando, in una famiglia monoreddito risultano poveri in termini assoluti in un livello che raggiunge il 12,3%; dato che, in un decennio, è aumentato del 624%.
La situazione non migliora di certo per i disoccupati, interessati dalla povertà assoluta per il 27,6%. Un quadro generale che pone il nostro paese in sesta posizione (27,3%) per il rischio povertà dopo Bulgaria (32,8%), Romania (32,5%), Grecia (31,8%), Lettonia (28,4%), Lituania (28,3%).Se oltre a questo insieme di dati si aggiunge che il nostro paese è fra quelli che hanno una spesa sanitaria al di sotto della media Ocse, con una percezione poi di vivere in cattiva salute anch’essa al di sotto della media Ocse (5,8 contro 8,7), verrebbe da meravigliarsi della presenza comunque dei buoni indicatori socio-sanitari generali citati all’inizio.
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