Caratterizzate da un pianto disperato che dura per un periodo di tempo prolungato, le coliche sono manifestazioni dolorose tipiche dei primi mesi di vita. Le cause non sono ancora completamente note e i trattamenti, piuttosto variegati, sono orientati prevalentemente a tentare di dare sollievo al bambino. Tra i più utilizzati c’è la cosiddetta posizione anti-colica, utile a favorire la fuoriuscita di aria dall’intestino; posizionato a pancia in giù sul braccio del genitore, il neonato/lattante viene dondolato mentre gli si danno delle piccole pacche sul sedere.
Cosa sono le coliche del lattante
Le coliche del lattante o coliche gassose, comunemente chiamate anche colichette, consistono nella comparsa improvvisa di agitazione e pianto inconsolabile che dura più di 3 ore al giorno, per almeno 3 giorni consecutivi o per più di 3 settimane consecutive.
È la cosiddetta “Regola del 3”, una teoria formulata dal pediatra Morris Arthur Wessel nel 1954 e ancora oggi utilizzata. Le coliche si manifestano a partire dal secondo mese di vita e di norma tendono a scomparire spontaneamente dopo il quarto mese; colpiscono in modo indifferente circa il 10-30% dei lattanti (sani) di entrambi i sessi, di tutte le etnie e di tutte le classi socio-economiche.
Cosa provoca le coliche nei neonati
Ad oggi non è stata ancora chiarita del tutto l’origine delle coliche, né perché solo alcuni bambini ne siano colpiti. Le ipotesi sulle possibili cause quindi, sono tutt’ora molto numerose:
- Presenza di un’eccessiva quantità di gas nell’intestino: è dovuta all’incapacità del lattante di coordinare suzione e deglutizione durante i pasti. La presenza di gas nell’intestino talvolta viene attribuita anche a un’alterazione della flora intestinale. Questa eccessiva presenza di aria giustificherebbe l’insorgenza di gonfiore addominale, irritabilità, flatulenza ed eruttazione. Questa ipotesi tuttavia, anche se è la più diffusa, non è stata ancora confermata da nessuno studio scientifico e rimane quindi dubbia
- Indole del lattante: alcuni lattanti non riescono ad adattarsi (a causa della loro immaturità) agli stimoli ambientali e manifestano questa difficoltà con un pianto inconsolabile. Al contrario, man mano che crescono e che acquisiscono la capacità di gestire gli stimoli esterni le “coliche” scompaiono
- Allergia o intolleranza al latte o ai cibi ingeriti dalla mamma: questa ipotesi dovrebbe riguardare solamente i neonati/lattanti allattati al seno. Numerosi studi hanno però dimostrato che la frequenza delle coliche è la stessa sia negli allattati al seno sia negli allattati artificialmente e che alimentare il bambino con formulazioni a base di riso o soya non ne riduce in alcun modo la frequenza. Anche la teoria, in passato tanto diffusa, che alcuni cibi (ad es. legumi o cavoli) ingeriti dalla mamma che allatta possano causare le coliche, ad oggi è stata sfatata
Come si manifestano le coliche nel lattante
La manifestazione delle coliche nel lattante è riassunta bene dalla “Regola del 3”: l’elemento fondamentale è quindi il pianto inconsolabile che dura per un lungo periodo di tempo.
Il bambino inoltre è irritabile, si contorce e si irrigidisce, stringe i pugni, ha il volto arrossato, l’addome teso e le gambe flesse sulla pancia.
Le coliche si presentano prevalentemente dopo il pasto della sera, quando i neonati/lattanti sono più stanchi e hanno accumulato molti stimoli esterni che non sanno gestire.
Diagnosi
Sono numerosi i motivi per cui un neonato/lattante può piangere, anche in modo disperato, nei primi mesi di vita. I neonati, infatti, avvertono qualsiasi tipo di dolore in modo amplificato a causa della loro ipersensibilità e dell’immaturità del sistema nervoso che non riesce quindi a interpretare e gestire correttamente gli stimoli dolorosi.
Il pianto inconsolabile, inoltre, è l’unico modo con cui i lattanti possono manifestare ogni loro disagio.
Dal momento che i sintomi delle coliche sono molto simili a quelli dati da alcune condizioni mediche è fondamentale che queste vengano escluse dal pediatra. Una discriminante in tal senso è l’età del bambino: se le coliche persistono oltre i 4 mesi di vita si dovranno valutare altre ipotesi diagnostiche.
Di conseguenza, fondamentale per capire se il bambino piange per le “coliche” è ancora una volta la “Regola del 3 di Wessel”.
Cosa fare quando il neonato ha le coliche
Qualunque sia l’origine le coliche sono fonte di grande stress sia per i bambini che le sperimentano sia per i genitori. Ad oggi però non ci sono trattamenti di comprovata efficacia scientifica (le coliche non sono una vera e propria condizione medica), ma solo tentativi che ogni genitore può mettere in atto per tentare di consolare il proprio bambino.
- Accertarsi che il bambino non abbia fame, sonno o che debba essere cambiato
- Fargli un massaggio rilassante sulla schiena o sulla pancia in modo da aiutarlo a espellere l’aria in eccesso
- Garantirgli il contatto pelle a pelle (con la mamma o con il papà), magari tenendolo nella fascia (babywearing)
- Tenerlo in braccio e cullarlo in modo dolce, cercando la posizione che più lo rilassa. Un valido esempio è la cosiddetta posizione anti-colica (come consigliato dalla Società italiana di pediatria), che consiste nel mettere il neonato/lattante a pancia in giù sul proprio braccio, con la testa nell’incavo del gomito, per poi dondolarlo mentre gli si danno delle piccole pacche sul sedere. In questo modo si favorisce la fuoriuscita di aria dall’intestino
- Alimentarlo in modo corretto e senza eccessi
- Ridurre gli stimoli esterni: ad esempio luce e rumori forti che potrebbero innervosirlo
- Fargli ascoltare una musica rilassante, il suono di un carillon, altri “rumori” rilassanti, oppure cantargli una ninna nanna
- Fargli un bagnetto caldo e rilassante
- Portarlo a fare una passeggiata fuori casa, che sia con il seggiolino in automobile o a piedi tenendolo in fascia/marsupio
Talvolta, sempre e solo dietro indicazione del pediatra, vengono utilizzati anche dei farmaci come il simeticone e il cimetropio bromuro; questi sono indicati per alleviare i sintomi dovuti a un’eccessiva presenza di gas e le manifestazioni di tipo spastico dell’apparato gastro-intestinale.
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