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Quando curare te fa male a me: il burnout

di Mara Spagnuolo

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NAPOLI. "Quando curare te fa male a me", è il titolo-tema della tesi di Laurea in Infermieristica di Mara Spagnuolo, nursereporter e corrispondente dalla Campania per Nurse24.it. Mara è diventata infermiera presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia della Seconda Università degli Studi di Napoli nell'Anno Accademico 2011/2012. Relatore del suo elaborato è stato il docente Leo Alfonso. La nostra interlocutrice si è soffermata a lungo sulla cosiddetta "formazione emotiva" dell'infermiere e sulla necessità di prevenire la nota condizione di stress professionale denominata "burnout". Ma vediamo cosa scrive la stessa interessata nella sua introduzione all'opera di ricerca e studio.

 

 

Di Mara Spagnuolo :

Questo lavoro di ricerca è nato dal desiderio di comprendere un importante, ma ancora troppo trascurato, aspetto della professione infermieristica.

 

Sempre più spesso si parla di umanizzazione dell'assistenza ma non ci si occupa quanto si dovrebbe della "formazione emotiva" dell'infermiere privilegiando, così, le abilità tecniche e tralasciando, invece, la sfera affettivo - sentimentale.

 

La vita emotiva degli operatori è stata presa in considerazione solo negli anni Ottanta, quando apparvero in Italia le prime ricerche statunitensi sul burnout, evidenziando il "rischio emotivo" a cui sono esposti gli operatori sanitari.

 

Ma come si giunge da un modello di professionalità basato sulla neutralità, alle volte sarebbe più appropriato usare il termine sterilità, emotiva a un "eccesso di sentimenti", comunemente definito burnout? Prima di tutto bisogna tener conto che l'ambito del lavoro di cura è indissolubilmente legato all'affettività e che i sentimenti possono diventare un problema per l'impossibilità di elaborarli, per la mancanza di spazi e tempi che permettano agli operatori l'espressione dei vissuti e dei significati legati all'assunzione quotidiana di una parte di sofferenza dei soggetti con cui entrano in relazione.

 

La censura dell'emotività, considerata da sempre l'atteggiamento più adeguato impedisce, però, di entrare correttamente in rapporto con la propria esposizione quotidiana alla sofferenza che scaturisce dall'incontro con la vulnerabilità dell'altro, sentita come un peso eccessivo ed intollerabile.

 

Si può essere in grado, ed è ciò che voglio dimostrare, di risorgere dalle proprie ceneri grazie alla consapevolezza e all'elaborazione delle emozioni, le quali consentono l'espressione di un modo personalizzato, e sicuramente molto più apprezzato, di lavorare.

 

In basso potete scaricare l'intero elaborato. In alternativa potete cliccare QUI.


TESI_Mara.pdf

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