Il presidente Mario Curzi puntualizza che agli infermieri no vax iscritti all’Opi di Viterbo sarà rivolto l’invito a mettersi in regola con la vaccinazione. Ma, dopo un parere legale, non ci saranno sospensioni. Proseguiranno a svolgere attività di altra tipologia, come quella scientifica, e di studio, ad esempio
, le sue parole.
Infermieri no vax, Opi Viterbo: non saranno sospesi dall'Ordine
Sono 6 i medici no vax sospesi a Viterbo. Undici, sempre della Asl viterbese, sono stati invece ricollocati. Si tratta di infermieri e medici. Numeri alla mano, dunque, sono 17 allo stato attuale i sanitari – tra i quali anche Oss – che sono stati oggetto dei provvedimenti dell’azienda sanitaria.
E mentre 6 di loro (tutti medici) sono stati interessati dalla misura più severa – la sospensione dal lavoro senza stipendio, avranno tempo fino al 31 dicembre per fornire una nuova giustificazione o per concludere il ciclo vaccinale contro il Covid – per gli altri 11 è scattato il trasferimento che non li vede a contatto con le persone. Si tratta di una procedura che tutte le aziende sanitarie del Lazio stanno attuando in applicazione ai dispositivi previsti (la normativa sull’obbligo vaccinale, la Legge n. 76/2021, già in vigore dallo scorso 1° aprile come decreto legge, poi convertito).
Su 1800 operatori sanitari della Asl di Viterbo, circa l’1% del totale non si sarebbe ancora sottoposto alla vaccinazione. Percentuale minima, ma ciò non inganni: i sanitari che non si sono ancora vaccinati verranno comunque sottoposti ai riscontri del caso. Il provvedimento è stato adottato dopo un complesso iter iniziato lo scorso marzo in tutte le aziende sanitarie del territorio, con l’istituzione di apposite commissioni che devono valutare le differenti posizioni.
Quando emerge dagli elenchi dell’anagrafe vaccinale un sanitario non ancora immunizzato, prende il via la procedura di verifica della Asl: il professionista deve dimostrare oggettive criticità – legate a problemi clinici oppure alla guarigione dal virus – per non essersi sottoposto alle somministrazioni. In assenza di reali motivazioni inerenti la scelta di non vaccinarsi, scatta allora il provvedimento di sospensione o ricollocazione, a seconda degli incarichi rivestiti. La Regione evidenzia che non si tratta di una punizione, bensì di una concreta difficoltà nel contenere possibili contagi per la presenza di sanitari no vax.
Al contempo, però, a scendere in campo sono anche gli Ordini professionali come previsto dal decreto Covid. Il presidente dell’Opi di Viterbo, Mario Curzi, interpellato dal Corriere di Viterbo spiega: Abbiamo discusso la comunicazione, giunta dalla Asl contenente l’elenco dei provvedimenti, nel corso dell’ultimo consiglio
. Prosegue: Abbiamo preso atto della decisione della Asl di sospendere i nostri colleghi, accettandola. Ciò nonostante, dopo aver sollecitato parere legale, abbiamo scelto di non sospendere l’iscrizione
.
I professionisti sanitari, pertanto, rimangono iscritti all’Ordine. Così potranno comunque proseguire attività di altra tipologia, come quella scientifica, e di studio, ad esempio
. Potrebbe sorgere il dubbio che l’Opi Viterbo abbia posto in essere una decisione che cozza con quella dell’Asl. Ma Curzi tiene a chiarire: Tutt’altro, anzi nel prossimo consiglio direttivo ci confronteremo su una proposta volta ad un’iniziativa per convincere i nostri colleghi a vaccinarsi. Fermo restando che questo compito non spetta a noi
.
Parole, queste, che rimandano a quelle pronunciate dal presidente dell’Ordine degli infermieri della provincia di Belluno, Luigi Pais dei Mori, in riferimento ai servizi a rischio a causa dei sanitari no vax: Se la situazione ci preoccupa? Certo che sì, ma non spetta a noi risolvere i problemi della politica
.
Tornando nel viterbese, la decisione della Asl – su impulso della Regione Lazio – sta dando il là alle prime reazioni a livello sindacale. In questo senso, il segretario del Nursing Up di Viterbo, Filippo Mario Perazzoni, tuona: Noi saremo al fianco di tutti gli infermieri no vax poiché ancora non viviamo in una dittatura
. Lo stesso annuncia querele nei confronti di quei dirigenti, medici e non, che si sono permessi di chiedere al personale se era vaccinato oppure no. Secondo le leggi, infatti, può farlo esclusivamente il medico competente, quello del lavoro
.
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