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COVID-19

Veneto, servizi a rischio a causa dei sanitari no vax

di Redazione Roma

Reparti ospedalieri ed Rsa sguarniti di personale sanitario, esami di laboratorio posticipati se non, addirittura, cancellati. I “buchi” aperti da infermieri, medici e Oss no vax allontanati rischiano di provocare il caos. Il governatore Zaia: Modulare le sospensioni anche in rapporto alle sostituzioni per le ferie estive.

In Veneto sono 18.766 i sanitari censiti come non vaccinati

Le sospensioni dei sanitari no vax in Veneto rischiano di mettere in ginocchio interi reparti

Quanto si temeva potrebbe diventare realtà in Veneto, dove infermieri, medici e Oss sospesi poiché contrari a vaccinarsi contro Covid-19 rischiano di mandare in tilt interi reparti ospedalieri, di far posticipare (se non addirittura cancellare) visite ed esami di laboratorio, di creare ulteriori difficoltà alle Rsa, dove già la carenza di personale dedicato è un problema grosso.

Ciononostante, il segretario di Fp Cgil, Ivan Bernini prova a rassicurare: Abbiamo i numeri aggregati per Usl di chi non è vaccinato. Per comprendere le ricadute concrete del provvedimento di sospensione dei sanitari no vax occorrono i dati analitici di ospedali, reparti, distretti. Abbiamo chiesto alla Regione di fornire i dati di riferimento, ma la confusione resta, ed è innegabile.

Lo stesso governatore del Veneto, Luca Zaia, in principio – riferendosi ai sanitari contrari a vaccinarsi e in risposta agli Ordini del Veneto – aveva ammesso: Non sono dalla parte della ragione, ma per adesso non si procede con la sospensioni per i medici non vaccinati perché ci vuole coordinamento nazionale e dietro alle sospensioni c’è un altro problema: la mancanza di professionisti. Chi ha fatto questo decreto non ha tenuto conto che manca il personale. Qualcosa, però, è cambiato.

Numeri alla mano, in Veneto sono 18.766 i sanitari censiti come non vaccinati. Spiega il presidente dell’Ordine degli infermieri della provincia di Belluno, Luigi Pais dei Mori (al quale, nelle scorse settimane, alcuni infermieri avevamo chiesto, invano, di non inviare i loro dati in Regione come da Decreto legge n. 44/2021): Si tratta di una enorme criticità sotto il profilo deontologico e sulla quale occorre lavorare. Se la situazione ci preoccupa? Certo che sì, ma non spetta a noi risolvere i problemi della politica. E poi c’era tutto il tempo per riorganizzare il lavoro.

L’annoso problema della carenza di personale sanitario è certamente esploso assieme alla pandemia, ma ha radici ben più profonde. Risolverlo in tempi brevi è pressoché impossibile. E non riguarda solo gli ospedali e i distretti ma anche (soprattutto?) le Rsa. Certamente mancano infermieri e Oss, ma non appena riceveremo le comunicazioni delle Usl procederemo, illustra il presidente di Uripa, (Unione regionale istituti per anziani della regione veneta), Roberto Volpe. Che puntualizza: Mansioni alternative per i sanitari no vax da noi non esistono. Certo sarà dura, sempre che ritirino le raccomandate inviate.

E l’ultima (tutt’altro che meno importante) annosa questione è che le Usl venete stanno lavorando a “macchia di leopardo”, dunque non in maniera unitaria. Ragione per cui si attesta l’urgenza di verificare soluzioni praticabili caso per caso, riprende Bernini. “Soluzioni” nelle quali i direttori generali dovranno considerare, con ogni probabilità, di modulare le sospensioni anche in rapporto alle sostituzioni per le ferie estive oppure guardando alle figure strategiche all’interno dei reparti, chiosa il governatore Zaia.

Giornalista

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