Nei giorni scorso l’Opi ha sospeso circa un centinaio di iscritti (da 125 che erano in principio) poiché non vaccinati, con inevitabili ripercussioni sulla tenuta del sistema già in crisi per la carenza di professionisti sanitari. Soprattutto nelle Rsa e Case di riposo, che reclutano personale da Albania, Ucraina e Sud America per riuscire a portare avanti i servizi essenziali. Il presidente dell’Opi Trento, Daniel Pedrotti: Le dotazioni del personale sanitario sono tirate all’osso
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Sospensione infermieri no vax grava su sistema sanitario già in crisi
Preso atto dell’aggiornamento del Piano triennale della formazione degli operatori del sistema sanitario provinciale (che individua le azioni e gli obiettivi strategici da prefiggersi, considerando il personale in attività nel sistema sanitario locale, il contesto sanitario provinciale, i documenti di programmazione provinciali e nazionali) da parte della Provincia di Trento – nel Piano si prevede un incremento, già per il 2022-2023, del numero chiuso negli accessi al corso di laurea in infermieristica, passando così da 140 a 180 posti – la Fp Cgil del Trentino, pur esprimendo il proprio apprezzamento per tale misura, evidenzia come la stessa non sia ancora sufficiente a compensare la grave carenza di personale infermieristico e di operatori socio sanitari (le stesse scuole Oss vedranno un lieve incremento dei posti per coloro che vorranno accedere ai corsi).
Già, perché il sistema sanitario trentino è in crisi. Accentuata dalle sospensioni degli infermieri no vax, che un sono un lontano ricordo. Tutt’altro. Ad inizio settembre, l’Opi Trento ha sospeso 125 professionisti sanitari. Negli scorsi giorni circa una trentina di provvedimenti sono stati revocati e le nuove sospensioni in concreto restano circa un centinaio.
Spiega il presidente dell’Opi Trento, Daniel Pedrotti (che già si era espresso con forza su come gli infermieri no vax possono mettere a rischio le Rsa): Delle nuove sospensioni una cinquantina sono colleghi che lavorano in azienda sanitaria, qualche professionista nelle residenze sanitarie assistenziali, una parte che opera all’interno di strutture private oppure come liberi professionisti e infine anche alcuni infermieri pensionati
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Ma qual è, in modo tangibile, l’impatto di tali sospensioni sui servizi sanitari erogati? Allo stato attuale è limitato ma, riprende Pedrotti, resta il fatto che queste sospensioni vanno ad aggiungersi a quelle già in essere. Le dotazioni del personale sanitario sono tirate all’osso, soprattutto in taluni contesti assistenziali risultano sottodimensionate e quindi la situazione resta delicata
. Contesti assistenziali come quello delle Rsa in Trentino che, al pari di quanto avviene in altre regioni – dalla Lombardia alla Puglia passando per il Veneto – osservano come gli infermieri siano oramai introvabili.
E così si guarda oltreconfine. Spiega Michela Chiogna, presidente di Upipa (Unione provinciale istituzioni per l’assistenza): Ci siamo attivati con delle agenzie di reclutamento dall’estero considerando che questo è un possibile canale, visto che in Italia i professionisti sanitari sono introvabili. Quando arrivano, va da sé, viene impostato anche un periodo di affiancamento per la lingua
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Allo stato attuale sono circa una decina gli infermieri giunti dall’estero e inseriti nelle strutture. Operatori dal Paraguay, dall’Ucraina, dall’Albania. La ricerca, ovviamente, va avanti anche per quanto riguarda le Case di riposo, dove il personale proveniente da oltreconfine viene inserito con la massima attenzione per riuscire a portare avanti i servizi essenziali.
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