La sindrome respiratoria acuta grave da coronavirus 2019 (COVID-19) è una patologia causata da un virus a RNA, il SARS-Cov-2. Globalmente, il 19 aprile 2020 l'OMS segnalava 2,203,927 casi di COVID-19 confermati in tutti il mondo, di cui 148,749 i deceduti. La vaccinazione, in questo contesto, rappresenta un intervento fondamentale allo scopo di ridurre le nuove infezioni e, in particolare, di limitare il numero dei casi più gravi e potenzialmente letali proteggendo la parte più vulnerabile della popolazione.
Vaccino antitubercolare e protezione contro Covid-19: c'è correlazione?
L'immunizzazione tramite vaccino può essere ottenuta in due modalità: utilizzando forme vive e indebolite del virus, che non è quindi in grado di scatenare una malattia conclamata (vaccini attenuati), oppure uccidendo il virus attraverso il calore o altri agenti chimici, ma mantenendone intatta la struttura proteica (vaccini inattivati).
Poiché lo sviluppo di un vaccino richiede tempo, sono necessarie delle opzioni alternative che siano più rapidamente applicabili sia a scopo profilattico che terapeutico, per colmare questa finestra temporale ed eventualmente portare a soluzioni che possano affiancare anche i benefici della stessa vaccinazione.
Studi osservazionali e sperimentali hanno dimostrato che i soggetti ai quali venivano somministrati vaccini attenuati presentavano benefici a medio-lungo e lungo termine anche nei confronti di altre infezioni e patologie. Questi ultimi sono stati definiti “effetti non specifici” e sono stati individuati per quattro vaccini vivi attenuati tra cui quello contro la Tubercolosi (BCG).
Il vaccino BCG rientra, ad oggi, tra le vaccinazioni obbligatorie nei paesi dove i casi di malattia sono ancora frequenti, come per esempio in Africa, America Latina e nel Medio Oriente. Tuttavia, differenze nelle politiche vaccinali adottate dai diversi paesi, soprattutto in termini di numero di dosi utilizzate, dell'età di vaccinazione e del tipo di vaccino utilizzato, hanno contribuito a creare un panorama differenziato tra i diversi paesi.
Diversi studi scientifici suggeriscono che nell’uomo il vaccino BCG sarebbe in grado di proteggere contro alcuni virus, tra cui quelli influenzali. Molto interessanti sono i risultati di uno studio olandese nel quale la vaccinazione BCG, associata alla vaccinazione contro l'influenza, ha favorito l'induzione accelerata e pronunciata della risposta anticorpale contro il ceppo dell'influenza pandemica A del 2009.
Gli effetti non specifici documentati del vaccino BCG sembrano essere principalmente attribuibili alla sua capacità di svolgere un’azione assimilabile ad un “allenamento” del sistema immunitario (“trained immunity”) con lo scopo di riconoscere ed affrontare le infezioni in maniera più efficace.
Due sono le classi di cellule interessate: i monociti ed i linfociti (Th1 e Th17). Il loro ruolo è quello di innescare la reazione infiammatoria per proteggere l’organismo dalle infezioni e il vaccino BCG sembra essere in grado di potenziare la loro attivazione in maniera aspecifica contro diversi agenti infettivi. La comparsa degli effetti non specifici indotti dal vaccino sembra avvenire già a partire dalle prime due settimane successive la vaccinazione e mantenersi anche a distanza di oltre un anno.
Sulla base di queste premesse, alcuni studi recentemente pubblicati, non ancora sottoposti a revisione tra pari, hanno cercato di esaminare la possibile correlazione tra vaccino BCG e minor incidenza e/o severità dell'infezione da SARS-Cov-2 nella popolazione. Il razionale di questi studi ipotizzava una differenza nello sviluppo della patologia COVID-19 tra i paesi dove le campagne vaccinali con BCG sono ancora in atto, rispetto ai paesi dove le stesse sono state interrotte.
Dayal e colleghi avvalorano l'opinione che la vaccinazione BCG abbia un effetto protettivo sul decorso del COVID-19, probabilmente prevenendo la progressione verso malattie gravi e la morte. Tenendo in considerazione che i primi benefici aspecifici del vaccino sembrano comparire già dopo 2 settimane dalla vaccinazione, ci si è chiesti se la vaccinazione BCG possa essere utilizzata come un potenziale nuovo strumento nella lotta contro COVID-19.
Nello studio di Shet i paesi con un programma vaccinale contro la tubercolosi hanno mostrato una mortalità attribuibile al COVID-19 significativamente più bassa dei paesi che non l’avevano. In un altro studio hanno osservato che i paesi senza una campagna vaccinale BCG (Italia, Olanda, USA) sono stati più gravemente colpiti rispetto ai paesi con una campagna vaccinale BCG di lunga data come il Giappone, nonostante in quest’ultimo non siano state implementate le forme più severe di isolamento sociale.
Altri dati a conferma di una correlazione tra vaccinazione BCG e protezione nei confronti dell’infezione da SARS-Cov-2 riguardano il riscontro di una correlazione inversa tra l'anno di istituzione della vaccinazione BCG e il tasso di mortalità. Infatti, i paesi che hanno iniziato più tardi la campagna vaccinale BCG, come l’Iran, presentavano una mortalità più alta rispetto ai paesi che avevano iniziato in anni precedenti la vaccinazione.
Nello studio di Sala e colleghi il trend di riduzione della mortalità da COVID-19 associata alla vaccinazione BCG è stato mantenuto anche dopo aver tenuto in considerazione l'aspettativa di vita della popolazione dei singoli paesi e la temperatura ambientale media nei mesi di febbraio e marzo 2020.
Limiti degli studi
Sebbene i risultati appena descritti possano dare adito ad annunci sensazionalistici sull’ennesima terapia miracolosa contro la patologia COVID-19 (non ultimo quello sul tocilizumab) non bisogna dimenticare i limiti di tali studi.
Per esempio, le differenze di mortalità possono essere attribuite a diversi fattori legati ai singoli individui infettati, al virus e all’ambiente. In più, l'accertamento dei casi gravi o la mancata segnalazione dei decessi possono amplificare l’associazione tra mortalità e uso di BCG, come può essere ipoteticamente avvenuto nei paesi a basso reddito.
Inoltre, la preparazione del sistema sanitario di ogni paese e l'istituzione di misure di controllo come l'isolamento sociale possono influenzare i casi e i decessi. In sintesi, piccole modificazioni nel tempo possono provocare cambiamenti sostanziali nel risultato.
In più, non vi è ancora alcuna prova che effettuare il vaccino BCG in età avanzata abbia gli stessi effetti benefici di quelli mostrati facendolo nei primi mesi di vita. Studi clinici randomizzati che confrontano la vaccinazione BCG ed un placebo sono necessari per valutare la reale efficacia del vaccino BCG nel diminuire il numero e la severità delle infezioni da SARS-Cov-2, oltre che per determinare quanto velocemente si sviluppi una risposta immunitaria negli individui e la durata degli effetti.
A tal fine, gli ospedali accademici olandesi di Nijmegen e Utrecht stanno sperimentando l'utilizzo del vaccino BCG per cercare di proteggere gli operatori ospedalieri dal coronavirus. Soprattutto in questo periodo, è fondamentale non dimenticare il buon vecchio metodo scientifico sperimentale lasciatoci tempo addietro da Galileo Galilei, che consiste nell'osservazione e nella descrizione di un fenomeno, nella sua ripetibilità in un ambiente controllato e nella formulazione di una regola che possa descrivere in modo accurato il meccanismo sottostante.
Non ci resta quindi che attendere i risultati dello studio olandese e sperare che, nel frattempo, altri studi possano essere iniziati per fornire dati solidi che possano supportare o smentire quelli sopra descritti provenienti dagli studi osservazionali.
- Articolo a cura del Team Scientific Happy Hour
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