Alla professionista sanitaria è stato contestato di aver simulato la vaccinazione oppure l’esito positivo di un tampone in cambio di denaro per far ottenere il Green pass a chi la pagava fino a 300 euro. In carcere anche un complice. L’Asl: Sospesa, ora valutiamo il licenziamento
. L’Opi Piacenza: Se le accuse saranno confermate saremo inflessibili, stiamo parlando di fatti gravissimi
.
Infermiera di Piacenza finita in manette per simulazione vaccino
Si sarebbe fatta pagare da 250 a 300 euro per far ottenere Green pass falsi – come già accaduto ad Ascoli in un caso analogo – dopo aver iniettato una semplice soluzione fisiologica e non il vaccino anti Covid. Un’infermiera 50enne dell’Asl di Piacenza (lei però regolarmente vaccinata), su segnalazione della stessa Ausl cittadina alla Procura della Repubblica, è così finita in manette. L’accusa: corruzione e falso. La professionista sanitaria, che adesso rischia il licenziamento, avrebbe avuto un giro di “clientela” che superava la ventina di persone, supportata da un collaboratore che le procacciava i clienti, anche lui finito ora in carcere. Ho portato qui un amico no vax che si è convinto, ma siccome ha paura dell’iniezione ci penso io a fargli il vaccino
. Così i carabinieri ritengono che l’infermiera riuscisse ad accedere ai centri vaccinali, dove tra l’altro in passato aveva già prestato servizio. Il suo intento però non era quello di accompagnare le persone che avevano scelto di vaccinarsi contro il Covid bensì i “clienti” che la pagavano fino a 300 euro, e ai quali lei iniettava della soluzione fisiologica in sostituzione del vaccino, che buttava via.
Vi faccio stampare che oggi siete stati trovati positivi, ok? E così avete il punto di partenza. Lunedì, quando chiamate il medico gli dite che da quattro, cinque giorni avevate mal di testa, raffreddore e balle varie
Quando ormai non era più autorizzata a fare le vaccinazioni – poi emerse finte, all’hub, a seguito dell’intensificarsi degli accertamenti e dei sospetti – l’operatrice avrebbe escogitato un altro piano per ottenere soldi, facendo ottenere il certificato verde ai no vax, chiedendo ai suoi “clienti” di presentarsi in una farmacia dove li avrebbe fatti risultare positivi a un finto tampone e poi, trascorsi 10 giorni, negativi a un secondo (vi faccio stampare che oggi siete stati trovati positivi, ok? E così avete il punto di partenza. Lunedì, quando chiamate il medico gli dite che da quattro, cinque giorni avevate mal di testa, raffreddore e balle varie
, è lo stralcio di una conversazione intercettata a inizio gennaio all’interno della farmacia).
Nel commentare la vicenda il direttore generale dell’Asl di Piacenza, Luca Baldino ha chiarito che, allo stato attuale, l’Azienda provvederà alla sospensione dell’infermiera (a settembre a Treviso, su segnalazione dell’Ulss 2, un’altra infermiera è stata sospesa dal servizio) valutando poi se procedere al licenziamento o se attendere l’esito del processo. Ci sentiamo traditi e amareggiati
, le sue parole. Per poi aggiungere: L’unico aspetto positivo che si può trovare in questa vicenda è la fiducia degli utenti in un sistema che è in grado di intercettare quegli elementi che non funzionano, quale è una persona, una professionista, che per soldi va a vanificare il lavoro di due anni in un ambito così fondamentale alla lotta al Covid come quello delle vaccinazioni
. Rispetto invece agli altri tre operatori sanitari sospesi, Baldino ha spiegato di essere in attesa di leggere le comunicazioni ufficiali della Procura all’Azienda. Non escludo che possa trattarsi di persone di cui questa infermiera ha carpito la fiducia
, ha affermato.
Sul tema sono intervenuti anche Raffaele Donini, assessore regionale alla Salute della Regione Emilia-Romagna (se i fatti fossero confermati, saremmo di fronte ad un comportamento di assoluta gravità. Si tratta di un comportamento irresponsabile che offende anche l’intera categoria dei professionisti sanitari
) e Maria Genesi, presidente di Opi Piacenza (se le accuse saranno confermate saremo inflessibili in quanto si tratta di fatti gravissimi. Inoltre, si tratterebbe di condotte che comporterebbero una evidente violazione delle norme deontologiche e dei principi fondamentali posti alla base della professione infermieristica
).
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