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A Piacenza 126 operatori contrari, scatta chiamata Ausl

di Redazione

A Piacenza sono 126 gli operatori sanitari che ad oggi fanno resistenza al vaccino anti-Covid. E che l'Ausl ha già iniziato a contattare al telefono, anche prima dell'obbligo decretato dal Governo, per cercare di convincerli. Per ora con un approccio soft, cercando di non arrivare alla coercizione. A tracciare il quadro, durante la conferenza stampa del 2 aprile, il direttore sanitario dell'azienda sanitaria di Piacenza, Guido Pedrazzini, insieme al direttore del dipartimento di prevenzione, Franco Pugliese.

Ausl Piacenza sui sanitari no-vax: per ora approccio soft

Vaccino anti-Covid: Ausl Piacenza ha avviato un'indagine telefonica per capire le motivazioni del rifiuto dei sanitari

In totale l'Ausl di Piacenza conta 3.900 dipendenti: al 15 marzo scorso erano stati vaccinati 3.013 operatori, pari al 77%, contro 887 persone che non hanno fatto il siero anti-covid (il 23%). Non è una situazione esaltante, ammette Pugliese.

Andando però a restringere il campo alle sole attività assistenziali si scende a quota 376: 49% infermieri, il 19% OSS, 19% altre professioni sanitarie e 13% medici. Di queste persone, però, 250 non hanno fatto ancora il vaccino per vari motivi: maternità, malattia, aspettativa o altri impedimenti.

Sono dunque 126 gli operatori dell'Ausl di Piacenza che ad oggi non hanno aderito alla campagna senza fornire motivazioni. Si tratta di 60 infermieri, 28 OSS, 9 medici e 29 tra le altre professioni sanitarie. Per la maggior parte si trovano nei dipartimenti di medicina, salute mentale, chirurgia e area materno-infantile. Ma non ci sono servizi messi in crisi da questi numeri, assicura Pedrazzini. L'Ausl ha attivato nei giorni scorsi - quindi prima del decreto del Governo sull'obbligo vaccinale - un'indagine telefonica, con adesione volontaria anonima, per capire le motivazioni di queste persone che sembrano restie alle dosi di vaccino.

Non è una lista di proscrizione, assicura Pugliese. In 85 hanno risposto: sette hanno detto che prenoteranno il vaccino, altri sette hanno rifiutato l'intervista e 71 non sono disponibili al siero perché hanno perplessità, soprattutto timore per evento avverso (27), contrarietà al vaccino specifico (18) e indecisione (10).

Solo quattro sono lo zoccolo duro che insiste nel non fornire spiegazioni. Cosa succederà ora? Siamo stati incalzati dalla legge - afferma Pugliese - telefoneremo e manderemo una mail a queste persone. Ma li avevamo già contattati. E se hanno problemi sulla vaccinazione, valuteremo la strategia migliore per arrivare al risultato. Cercheremo di evitare il più possibile la coercizione, anche se ci è consentito. Ci sembra un atteggiamento più equilibrato e intelligente. L'Ausl di Piacenza confida anche nella mediazione degli Ordini professionali, che sul vaccino hanno già preso posizione, sottolinea Pedrazzini.

Il decreto prevede che gli operatori no-vax possano essere impiegati in lavori non direttamente a contatto con i pazienti e in altre mansioni, con relativa modifica del salario, fino ad arrivare alla sospensione. Quindi è evidente che ci sarà un lavoro per capire l'impatto della presenza e dell'uscita di queste persone dalle prestazioni sanitarie attive - spiega Pedrazzini - che per alcune professioni è molto importante.

Il primo passo resta comunque far capire l'obbligo morale e deontologico del vaccino, insiste il direttore sanitario. Che poi esclude la possibilità di scelta del vaccino. Non è consentito e potrebbe essere problematico, spiega Pedrazzini. Nel caso ci fossero controindicazioni documentate su AstraZeneca - aggiunge Pugliese - possiamo mettere a disposizione altri farmaci. Ma non è la scelta del menu.

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