Nel trevigiano l’azienda sanitaria ha presentato sei denunce contro le offese via social ai sanitari vaccinati. Il direttore generale, Benazzi: Se offendono me non mi interessa, se attaccano gli operatori è diverso
. Minacce anonime ricevute anche dalla presidente Opi Treviso, Samanta Grossi e dall’Opi di Pordenone. Il caso di Erika Pozzato, l’infermiera del “Maggiore” di Bologna sommersa di insulti su Facebook, perché mi sono mostrata felice di essermi vaccinata
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Personale sanitario oggetto di insulti e minacce via web in era Covid
I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività
. Parole dell’indimenticato scrittore e filosofo Umberto Eco, espresse nel giugno 2015 a margine di un breve incontro con la stampa presso l’aula magna della Cavallerizza Reale a Torino, dopo aver ricevuto la laurea honoris causa in “Comunicazione e Cultura dei media”.
Sono trascorsi sei anni, ma questa affermazione è più che mai attuale. A maggior ragione in un momento storico come quello odierno, dove il personale sanitario è sempre più spesso oggetto di insulti e minacce via web. Non bastano le violenze fisiche – che di frequente interessano gli infermieri vittime di aggressioni – ed oggi l’aggressività e i social sono un binomio sempre più stretto. Chiedere, ad esempio, al direttore generale dell’Ulss 2 Marca Trevigiana, Francesco Benazzi, particolarmente attivo nel contrasto ai sanitari no vax, che è stato più volte oggetto di attacchi personali via social. Ma quando offendono me non mi interessa – spiega – piuttosto, non posso soprassedere nel momento in cui se la prendono con i sanitari, professionisti da sempre, in particolare modo durante quest’anno e mezzo, quando hanno fornito il massimo supporto per affrontare un’emergenza sanitaria
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E allo stato attuale sono sei le denunce presentate dall’Ulss 2 nei confronti di persone che hanno utilizzato i social – o comunque la rete – per schernire, diffamare e/o minacciare il personale sanitario. C’è stato anche un caso “curioso”, che ha coinvolto un ignaro amministratore delegato di un’azienda della Marca – siamo sempre in Veneto – dal cui profilo Facebook sono giunte una serie di provocazioni e insulti nei confronti dello stesso Benazzi. Da un’attenta verifica, però, è emerso che l’account dell’ad era stato clonato.
La netiquette nei social network, questa sconosciuta. Ma la buona educazione (spesso) latita anche al di fuori di Facebook, Instagram e Twitter. Basti pensare a quanto è accaduto nella seconda metà di luglio a Samanta Grossi, presidente dell’Ordine degli infermieri di Treviso, che ha ricevuto un messaggio vocale anonimo via WhatsApp da far gelare il sangue: Norimberga ci sarà anche per te, nessuno verrà salvato da questa cosa. Ci vorranno mesi, ci vorranno anni, ma avremo una nostra vendetta. È meglio che nessuno ti incontri per strada, perché qualcosa da dirti ce l’avremmo
. Incredula e amareggiata la presidente: Sono rimasta senza parole, è stata una doccia fredda quando ho ascoltato il messaggio audio
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E ancora, spostandosi in Friuli, a metà luglio la mail anonima inviata all’Opi di Pordenone, che recitava: Ci vediamo in tribunale, preparate molti soldini e bravi avvocati
. L’obiettivo? Il camion vela che nel territorio incentivava la campagna vaccinale contro Covid-19. Per tutta risposata, il presidente Luciano Clarizia – basito da quanto letto – aveva dato mandano al proprio avvocato di presentare querela contro ignoti, con l’intenzione di tutelare sia gli infermieri sia gli Oss
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E ancora, attacchi via social in Emilia Romagna, dove l’infermiera Erika Pozzato, del reparto di Medicina d’urgenza dell’ospedale Maggiore, è stata bersagliata di insulti e minacce dai no vax, per aver narrato con gioia la sua esperienza da operatrice sanitaria vaccinata (chissà cosa c’era nel vaccino da renderti felice
, uno dei commenti più “edulcorati”). La professionista ha subito ricevuto la solidarietà dell’Opi di Bologna, che ha segnalato il tutto alla polizia postale. Purtroppo ci sono molta ignoranza e scarsa informazione. Ci si fa condizionare da fake news lette sui social e da teorie complottiste che circolano sul web, piuttosto che ascoltare chi svolge ricerca sul campo, affidandosi alla verità scientifica
, il suo commento.
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