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COVID-19

Tribunale condanna l’infermiere contrario al tampone

di Redazione Roma

Aveva citato in giudizio gli Ospedali Riuniti opponendosi ad un ordine di servizio che gli imponeva di sottoporsi al tampone molecolare. Ma il giudice del lavoro ha respinto l’istanza dell'infermiere-sindacalista (il test può e deve essere imposto ai propri dipendenti), condannandolo a pagare le spese processuali.

Non faccio il tampone: condannato un infermiere ad Ancona

La preminenza della salute pubblica sull’opposizione individuale a sottoporsi a tampone il quale – a differenza del vaccino – non è un trattamento sanitario e non viene pertanto in considerazione il diritto garantito dall’art. 32 della Costituzione (per il quale nessuno può essere obbligato a determinati trattamenti sanitari se non per disposizione di legge); il test, piuttosto, costituisce un mero rilievo diagnostico, assimilabile tutt’al più ad una visita medica e, in tutta apparenza, privo di qualsiasi idoneità ad incidere sulla integrità fisica del lavoratore.

È quanto stabilito dalla sentenza – destinata a fare giurisprudenza – pronunciata dal Tribunale del lavoro di Ancona in merito al caso di E. P., infermiere del reparto di gastroenterologia di Torrette e presidente del sindacato autonomo Laisa di Falconara Marittima, che si era opposto ad un ordine di servizio che gli imponeva, così come ai suoi colleghi, di sottoporsi al tampone molecolare quale misura preventiva a seguito di un focolaio Covid-19 divampato lo scorso gennaio proprio nel reparto di gastroenterologia. Non faccio il tampone, la presa di posizione dell’infermiere-sindacalista, che – di contro – aveva citato in giudizio l’ospedale.

Ma il giudice del lavoro Andrea De Sabbata, nella giornata di giovedì 18 febbraio, ha respinto la domanda in cui l'infermiere chiedeva di vedersi riconosciuto il proprio diritto a rifiutarsi di effettuare il test, condannandolo a pagare 4mila euro di spese processuali. Un test, quello del tampone, che – illustra il giudice – può e deve essere imposto ai propri dipendenti dal datore di lavoro per un principio generale stabilito dal diritto del lavoro, a maggior ragione in ambito sanitario e nell’attuale condizione emergenziale.

Considerazioni, queste, alla luce delle quali il De Sabbata ha accolto le motivazioni esibite dall’azienda Ospedali Riuniti (rappresentata dall’avvocato Daniele Silvetti) respingendo l’istanza dell'infermiere, che sui social – pur precisando di non essere un no-vax – invita le persone a non sottoporsi a tamponi né a vaccini se non ve la sentite di farli. Proprio in ragione di tale principio, il 14 gennaio scorso l’infermiere-sindacalista aveva incentrato il proprio ricorso contro l’ospedale.

Giornalista

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