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In 200 per non chiudere il corso in Infermieristica di Sesto

di Leila Ben Salah

Erano in duecento tra studenti e sindacalisti questa mattina in presidio davanti alla Bicocca a Milano. Tutti lì per chiedere una sola cosa: evitare la chiusura del corso di laurea in Infermieristica di Sesto San Giovanni.

Non chiudete Infermieristica a Sesto

A chiedere di salvare il corso di laurea in Infermieristica è stata la Fials, Federazione italiana autonomie locali e sanità, che fin da subito si è schierata a fianco degli studenti. Assente invece il collegio Ipasvi. Ci sono solo due strade per non chiudere Sesto – dice Vincenzo De Martino della segreteria provinciale Fials di Milano -: o la Regione scrive al Miur chiedendo una deroga sul numero degli insegnamenti oppure finanzia a proprie spese le assunzioni straordinarie.

Ma andiamo con ordine. Il corso di laurea in Infermieristica di Sesto San Giovanni da settembre sarà chiuso. Motivo? Non ci sono abbastanza docenti per garantire che il corso resti aperto. In un primo momento si era deciso anche di “smistare” i 150 studenti nelle altre sedi della Bicocca. Ma grazie alla manifestazione di stamattina questo pericolo sembra scongiurato. Infatti, il rettore ha ricevuto una delegazione dei manifestanti e ha garantito la laurea per tutti gli studenti a Sesto. Poi il corso si esaurirà. Non è molto, ma è già un passo avanti.

Ma sindacalisti e studenti non ci stanno a chiudersi la porta alle spalle. E hanno già annunciato altre manifestazioni nei prossimi giorni. Intanto da qualche tempo è partita la campagna social con l’hashtag #IOSTOCONSESTO. Noi vogliamo salvare il corso di laurea – dichiara De Martino – e la soluzione nell’immediato è che la Regione scriva al Miur per chiedere una deroga sul numero degli insegnanti. Oppure che finanzi le assunzioni straordinarie, almeno finché non si riesca a stipulare una convenzione con la nascita del nuovo Centro salute, dove l’università potrebbe fare ricerca. Certo che, se il Miur non dovesse concedere la deroga, per la Regione significherebbe dover metter mano al portafogli e tirar fuori almeno 300 mila euro l’anno.

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