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salute mentale

Claustrofobia

di Monica Vaccaretti

La claustrofobia è un disturbo fobico invalidante che si manifesta con l'avversione o l'evitamento degli spazi chiusi. Si tratta della paura intensa ed irrazionale dei luoghi ristretti o affollati, spesso associata all'evitamento di oggetti o situazioni che creano senso di oppressione e sensazione di mancanza di libertà di movimento (tunnel, treni, metropolitane, ascensori, stanze piccole, negozi, maschere). È una forma di ansia patologica che compare quando si ha la sensazione di non avere via di scampo. Manifestazione caratteristica è la paura di soffocare e la sensazione di sentirsi in trappola e in pericolo.

Quando e come si manifesta la claustrofobia

claustrofobia

Nuovi fattori scatenanti di reazioni claustrofobiche, sino a scatenare crisi, sono le moderne tecniche di imaging diagnostico (Tac, RMN).

L'esordio è precoce, solitamente verso i 14 anni, ma soltanto il 2-5% della popolazione è interessata da forme gravi. I tre quarti dei casi sono infatti lievi e non richiedono alcun trattamento. L'incidenza sulla popolazione mondiale, più alta nel sesso femminile, è tra il 15 e il 37%.

Il disturbo si associa spesso a fobie situazionali o fobie ambientali e si presenta in molti casi con il disturbo d'ansia generalizzato, la fobia sociale e il disturbo di panico.

Le persone che soffrono di claustrofobia sono generalmente più ansiose e depresse, sintomi psicologici comuni soprattutto tra le donne, temono situazioni di restrizioni e/o confinamento e, pur non esprimendo paura degli spazi chiusi, percepiscono come una minaccia la restrizione delle possibilità di movimento.

Evitamento ed ansia sono i segnali caratteristici della claustrofobia

I sintomi fobici, intesi come una risposta anormale a livello emotivo, possono essere fisici. La somatizzazione ansiosa è di gravità variabile e compare quando non è possibile evitare le circostanze che portano effettivamente alla sensazione di costrizione in spazi augusti.

L'ansia si accompagna con sudorazione, respirazione rapida (iperventilazione), nausea e vomito, tachicardia, svenimento, tremore e brividi, vertigini, intorpidimento e formicolio, difficoltà di respirazione e timore di soffocamento.

Altri sintomi sono pianto, urgenza minzionale, disturbi visivi (affaticamento degli occhi, distorsioni o illusioni ottiche), mal di testa, fischi nelle orecchie, sensazione di “testa vuota”. Il disagio può essere lieve oppure si manifesta con un grave senso di angoscia o con attacchi di panico con la paura di svenire e perdere il controllo sino a morire. Tali sintomi possono limitare in modo significativo la normale vita quotidiana.

Come si tratta la claustrofobia

Se il disturbo non è passeggero e non si risolve spontaneamente, la psicoterapia cognitiva-comportamentale orientata al superamento della paura degli spazi chiusi risulta uno dei trattamenti più efficaci, oltre a tecniche di rilassamento, autocontrollo emotivo e meditazione.

Queste opzioni terapeutiche, anche combinate, consentono di razionalizzare la paura morbosa. Oltre al trattamento psicologico, la terapia farmacologica aiuta a controllare i sintomi associati al disturbo fobico ansioso.

I farmaci più indicati sono benzodiazepine, beta-bloccanti, antidepressivi triciclici, gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina e gli inibitori delle monoamino ossidasi.

Anche l'esposizione graduale e ripetuta a stimoli fobici in condizioni controllate sino ad ottenere una desensibilizzazione sistemica risulta una terapia efficace, aiutando a gestire l'ansia e ad affrontare pensieri negativi legati a situazioni di accerchiamento.

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