Per questo 22° congresso nazionale CID è andata bene, abbiamo ricevuto tantissimi complimenti, soddisfazioni per i contenuti e per i relatori presenti
, ha commentato il numero uno del CID, Nicola Barbato.
Gli argomenti discussi durante l'ultimo Congresso
Si è tenuto a Rozzano – Milano, presso il Centro Congressi dell’Humanitas Research Hospital il XXII° Congresso nazionale del Comitato Infermieri Dirigenti (CID).
Durante il susseguirsi dei vari relatori, il dibattito è stato costantemente acceso, talvolta con interventi critici e argomentati dal pubblico presente. Sulla formazione magistrale, ad esempio, sono emerse le posizioni dell’Università degli Studi di Milano e della Federazione Nazionale IPASVI, ma è evidente quanto ancora ci sia da riflettere e dibattere in merito.
Per i dirigenti infermieri il cambiamento è un qualcosa di molto fisiologico, basta che sia organizzato, gestito, governato e applicato. Un cambiamento di questo tipo diventa fondamentale per ogni azienda sanitaria
– ha continuato Nicola Barbato durante l’intervista ai nostri microfoni. Questo ci da anche sicurezza che rispondiamo bene alla domanda dei cittadini
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Rispetto al Congresso nazionale CID del 2015, tenutosi a Roma, secondo Barbato è cambiato molto; si è rafforzato in maniera considerevole il consiglio direttivo viste le tante figure e personalità subentrate. Abbiamo delle prospettive future molto ampie. Rafforzeremo l’aspetto europeo così come richiesto dagli infermieri inglesi
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Per i colleghi inglesi, infatti, la Brexit ha rappresentato una battuta d’arresto nel processo evolutivo della professione in atto in Europa. La sfida è quella di dimostrare che la coesione professionale a livello europeo è possibile ed è rafforzabile.
L’evoluzione formativa della professione avvenuta in Italia negli ultimi due decenni è stata caratterizzata da un parallelismo tra innovazioni avvenute sul piano formativo e professionale, sicuramente non per motivi casuali, ma in seguito ad un cambiamento del mandato sociale dell’infermiere, cambiamento dei contesti organizzativi–assistenziali, nonché da un rinnovato riconoscimento sociale.
È intervenuta con una relazione anche la senatrice Annalisa Silvestro, a cui abbiamo chiesto se la politica italiana e gli infermieri siano pronti per le nuove competenze: Parlando in termini generali, secondo me sì, siamo pronti. Importante il gesto del presidente del CID che ha rilanciato l’hashtag #noisiamopronti. Questo mi fa molto piacere, perché significa che dirigenza e formazione sono coesi e orientati a sostenere le istanze dei nostri professionisti, che sono il cuore dell’infermieristica. Secondo me siamo pronti per metterci d’impegno per andare dritti verso la meta che ci siamo prefissati
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L'intervento della Federazione Nazionale Ipasvi
Interessante anche il pensiero espresso da Barbara Mangiacavalli - presidente della Federazione nazionale Ipasvi - presente per l’occasione ad illustrare come la Federazione preveda un’evoluzione delle competenze infermieristiche orientate verso la Laurea Magistrale, ricordando che quest’ultima è una laurea mirata ad un approfondimento disciplinare.
Deve continuare a progredire la riflessione sulla parte manageriale e lo sviluppo anche sull’organizzazione. Questo può significare che insieme all’Università (formazione), insieme al Ministero della Salute (organizzazione delle cure) dobbiamo continuare a riflettere e dalla pluralità di pensiero sintetizzare un percorso che contiene anche la prospettiva dell’evoluzione della famiglia professionale. Ci sarà sicuramente un approfondimento clinico con la Laurea Magistrale, che è una naturale evoluzione di quello che è il mondo dell’infermieristica per segnare dei processi clinico assistenziali che necessitano di competenze non solo manageriali, ma anche clinico assistenziali e sviluppare un approfondimento sulle competenze manageriali su una logica di aggressione verso quelle posizioni “contendibili” con gli altri professionisti
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Ad oggi sono pochissimi i laureati magistrali in Scienze Infermieristiche che trovano un impiego specifico per le competenze acquisite: Finora la Laurea Magistrale è stata intesa (o fraintesa) solo come lo studio necessario per accedere alla dirigenza nel pubblico impiego
, ha commentato Mangiacavalli. Se la formazione della laurea magistrale diventa sempre di più un approfondimento clinico assistenziale allora dobbiamo fare anche un ragionamento a più ampio raggio con i Ministeri competenti
– ha concluso.
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