Si è tenuto a Parma, nelle giornate del 12 e 13 ottobre, l’undicesimo Congresso nazionale dell’Associazione Italiana Case Manager (AICM) sul tema “Camminare insieme verso un obiettivo comune: Case Manager e Fragilità. Due giorni di confronto sul ruolo del Case Manager e sull'importanza di multidisciplinarietà e intreccio funzionale nella gestione degli assistiti fragili e in condizioni di cronicità.
Case Manager e Fragilità: camminare insieme verso un obiettivo comune
Le tematiche trattate all’XI° Congresso di AICM sono state tutte incentrate sulla fragilità della persona ed hanno spaziato dalle varie definizioni di cronicità, all’importanza onnipresente della relazione terapeutica, passando attraverso l’etica e l’evidence based practice.
Il congresso, rivolto a più figure specialistiche come infermieri, infermieri pediatrici, infermieri con competenze specialistiche (quali Case Manager, esperti di area critica, area psichiatrica, etc.), educatori professionali, tecnici della riabilitazione psichiatrica, fisioterapisti, logopedisti, dietisti e medici, ha fatto della multidisciplinarietà e dell’intreccio funzionale delle suddette figure professionali la sua mission, identificandola come perno fondamentale dell’attività clinica-assistenziale e di tutti i professionisti coinvolti al fine di porre al centro colui che da sempre è più importante, il nostro paziente.
I modelli di Case Management illustrati si differenziano dal pediatrico al grande anziano, con una presa in carico che coinvolge e dialoga con tutte le strutture, dal territorio al centro di riferimento ospedaliero (modello Hub e Spoke) o all’ambulatorio specialistico infermieristico.
Le realtà che hanno apportato il loro importante contributo hanno declinato ed approfondito le funzioni e le competenze dell’Infermiere Case Manager nel percorso di diverse tipologie di pazienti quali: quello chirurgico (affetto da sarcoma dei tessuti molli, obeso), psichiatrico, geriatrico, pediatrico, diabetico, sottoposto a trapianto di cellule staminali e coloro che vengono definiti “Frequent Users” dei Dipartimenti di Emergenza Urgenza (accessi impropri).
Il filo conduttore di questi interventi è stata la presa in carico in toto del paziente e del suo entourage (famiglia, caregivers) nell’urgenza e nella cronicità; sono state esplicate strategie (colloqui informativi specifici), strumenti come il PTI (Piano di Trattamento Individuale), il PDTA (Piano Diagnostico Terapeutico Assistenziale) e il PAI (Piano di Assistenza Individuale), modalità di gestione e programmazione dell’assistenza innovative (istituzione di una Delirium Room per pazienti colpiti da demenza).
Il percorso di cura del nostro paziente parte sempre con una accoglienza e viene portato avanti con un’azione di valutazione costante, per fare questo, però, dobbiamo sempre avere coscienza di chi siamo, non solo come professionisti, ma anche come utenti e cittadini, da dove partiamo e dove vogliamo arrivare, per mirare a garantire un’assistenza che risponda a 5 principi basilari:
- equità (sistema sanitario universalistico)
- efficienza (corretta allocazione delle risorse)
- efficacia (dell’outcome)
- empowerment ed equipaggiamento (delle risorse umane e degli operatori coinvolti nel teatro della cura).
Il Case Management viaggia, per definizione, parallelamente all’educazione terapeutica e gli obiettivi che si pone oltre al miglior livello di assistenza e cura sono la riduzione dei ricoveri impropri, la tempestività nella risoluzione dei problemi clinico-assistenziali e l’implementazione della comunicazione e scambio di informazioni tra operatori, utenti e paziente.
Nel futuro auspichiamo che altre Regioni italiane, (e non solo), seguano l’esempio mostrato da più referenti in questo congresso provenienti dalla regione Lombardia, la quale ha portato numerosi esempi virtuosi e all’avanguardia come normativa e progetti.
Per continuare a crescere deve essere sostenuto lo spirito intrinseco di progettualità dell’Infermiere Case Manager
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