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Terapia Intensiva

Cerebrolesioni gravi, a Bologna si lavora in équipe

di Redazione

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Migliora a Bologna la presa in carico dei pazienti colpiti da gravi cerebrolesioni acquisite. Dalla fase in cui si seguivano le persone bisognose di assistenza caso per caso, in sostanza, ora si passa ad una rete di servizi ad hoc integrata e di rinnovata eccellenza, evitando sovrapposizioni o interruzioni.

Dal coma alla community, a Bologna équipe riunite

gibertoni piperno

Gibertoni e Piperno durante la presentazione del nuovo sistema

Il nuovo sistema strutturato è stato ribattezzato Coma to community: si avvale della collaborazione multispecialistica di ben 60 diversi professionisti tra sanitari, medici di area critica, infermieri, fisiatri, neurologi, neurochirurghi, nutrizionisti, infettivologi, pneumologi, cardiologi, neuroradiologi e anestesisti ma anche palliativisti, medici di medicina generale, fisioterapisti, logopedisti, educatori, assistenti sociali, psicologi. Alla realizzazione del nuovo percorso diagnostico terapeutico assistenziale collaborano l'Azienda Usl di Bologna, l'istituto delle scienze neurologiche di Bologna, l'istituto di Montecatone, l'Ospedale di Riabilitazione e l'ospedale privato accreditato Santa Viola. Non solo: hanno contribuito inoltre le strutture residenziali Virginia Grandi di San Pietro in Casale (Cadiai) e Cardinal Lercaro (Asp città di Bologna), i Servizi disabili adulti (Ussi) e le commissioni per le gravi disabilità (Uvm Grad) presenti nei sei distretti dell'Ausl bolognese, le associazioni onlus "Gli Amici di Luca" e "Insieme per Cristina".

Se dunque ogni anno nell'area metropolitana si registrano 150 persone colpite da gravi cerebrolesioni, delle quali oltre 100 nell'ambito del trauma center dell'ospedale Maggiore, Coma to community mette in rete i centri di terapia intensiva e quelli di alta specializzazione neuroriabilitativa negli ospedali. Il tutto assicurando risposte appropriate e tempestive attraverso livelli di cura più adeguati, valorizzando il ruolo di associazioni, famigliari e caregiver.

Di "Coma to community" ne parlano oggi in conferenza stampa nella sede Ausl di via Castiglione tutti i protagonisti: il direttore generale dell'Ausl Chiara Gibertoni, il direttore di Medicina riabilitativa della stessa azienda Roberto Piperno, il dg generale e sanitario di Montecatone Roberto Pederzini, il responsabile medico dell'ospedale Santa Viola Erik Bertoletti. Spiega Piperno sull'innovazione innescata dal Coma to community: Finora, a volte, non si è riusciti a costruire i percorsi migliori possibili, a volte lo si faceva laddove si poteva seguendo caso per caso. Certo, non siamo più da molti anni nell'epoca in cui i percorsi non c'erano proprio e i pazienti dovevano andare a Innsbruck o altrove in Italia e nel mondo. A volte - continua Piperno - si costruiva il percorso dove c'era posto, col paziente ricoverato che si ritrovava sostanzialmente in un parcheggio attendendo che si liberasse un posto a Montecatone o da altre parti.

Quindi, le reti ci sono sempre state, ma in passato si fondavano molto più sulla capacità di pressione dei professionisti e sull'abilità di ricerca dei famigliari. Oggi, si promuove un ambito di "garanzie a tutela di tutti, non soltanto di quelli più attrezzati", rimarca il direttore di Medicina riabilitativa. Soddisfatta anche Gibertoni: Costruire e strutturare nuovi percorsi di questo tipo - ragiona il direttore generale Ausl - ci consente anche di misurarci con gli indicatori, di dire oggi quanti malati sono seguiti e con che esiti, di consolidare un meccanismo virtuoso che permette al sistema di migliorarsi.

In Emilia-Romagna 15 persone ogni 100.000 abitanti vivono in stato vegetativo o di minima coscienza come esito di una cerebrolesione. Nell'Ausl di Bologna si tratta di 120 persone: (il 20% è assistito in casa). Dopo una grave cerebrolesione acquisita, una disabilità rimane in otto casi su 10.

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