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Sentenza

Niente sconti per la Pa nelle parcelle dei professionisti

di Redazione

Niente sconto sul contributo integrativo delle parcelle dei professionisti se il committente è la pubblica amministrazione. Lo ha deciso il Consiglio di Stato, in una sentenza dello scorso 3 luglio, sanando di fatto una situazione che vedeva svantaggiate le casse di previdenza, come Enpapi.

Sanata la disparità tra pubblico e privato

La sentenza del Consiglio di Stato, di fatto, mette fine a una disparità di trattamento tra pubblico e privato. Finora, infatti, le parcelle dei professionisti potevano usufruire di uno sconto del 4% sul contributo integrativo se rivolte alla pubblica amministrazione. Sconto, che secondo le casse di previdenza dei professionisti, come Enpapi, pesava sulle future pensioni dei professionisti che lavorano esclusivamente o quasi per la Pa.

La storia inizia nel 2013 con il ricorso dell’Epap (Ente di previdenza e assistenza pluricategoriale) al Tar per la mancata approvazione di una delibera che aumentava l’integrativo del 4%, senza escludere la pubblica amministrazione.

La legge Lo Presti (133/2011) consentiva, infatti, agli enti di previdenza dei professionisti nati nel 1996, come Enpab, Enpap, Enpapi, Epap ed Eppi, di elevare il contributo integrativo fino a un massimo del 5%, contro il 2% consentito fino ad allora. Ma la legge prevedeva anche la clausola di non generare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica. Di qui la pratica di escludere la Pa. Pratica, che, come spiega ora il Consiglio di Stato, ha concesso un’ingiustificabile e insanabile disparità di trattamento che finirebbe per rendere peraltro recessiva, la finalità di garantire al libero professionista un trattamento pensionistico adeguato.

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