Rappresentare il proprio Paese all’estero in un clima di scambio culturale e arricchimento di una professione per il bene della collettività. È questa la bella occasione che Giulia, infermiera, avrà per 4 settimane grazie al programma di scambio europeo Hope Exchange.
Io, infermiera italiana in Germania alla scoperta delle eccellenze europee
Tutto ha avuto inizio lo scorso ottobre, quando il mio coordinatore, conoscendo la mia grande passione per i viaggi e la mia predisposizione per le lingue, mi ha proposto di partecipare ad un bando regionale per un progetto denominato Hope Exchange.
Hope (European Hospital and Healthcare Federation) è un'organizzazione no-profit la cui mission è quella di favorire il miglioramento nella sanità europea uniformando ed elevando il livello di qualità delle cure tra tutti i Paesi dell'Unione Europea.
Non nascondo che prima di leggere il bando non avevo idea dell'esistenza di quest'organizzazione.
La Regione Veneto, capofila per l'Italia in questo progetto, ha indetto un bando rivolto ai professionisti sanitari direttamente o indirettamente coinvolti nel management sanitario, per partecipare ad un programma di scambio che prevede una permanenza di 4 settimane in un Paese dell'Unione Europea.
Attualmente non ricopro alcuna posizione manageriale, ho 28 anni, sono un'infermiera, nutro una grande passione per il mio lavoro, oltre che per i viaggi e un'insaziabile curiosità per tutto ciò che c'è "fuori dalla mia porta".
Sto frequentando il master in management e coordinamento delle professioni sanitarie, che mi sta appassionando più di quanto non mi sarei mai aspettata. Inutile dire che l'occasione che mi si presentava di scoprire una realtà sanitaria diversa dalla mia, vivendo e lavorando all'estero per 4 settimane, mi è parsa molto attraente e ho inviato la domanda: mi veniva richiesta la conoscenza della lingua inglese, il mio curriculum vitae, la compilazione di un modulo in cui spiegavo le motivazioni che mi spingevano verso questa esperienza e la scelta di 4 Paesi dell'Unione Europea in cui avrei voluto svolgere il programma.
In novembre mi hanno comunicato che avevo superato la prima selezione basata sul CV e mi hanno convocato per un colloquio in lingua inglese davanti ad una commissione qualche giorno dopo.
I candidati erano numerosi e con ruoli manageriali prestigiosi; non mi aspettavo di essere scelta, ma ho affrontato il colloquio con determinazione e desiderio di sfidare me stessa. In gennaio mi hanno contattata per dirmi che ero stata scelta per la Germania e, dopo un colloquio telefonico con il coordinatore tedesco, ho finalmente avuto la conferma ufficiale della mia partecipazione al Programma.
Mi sento molto fiera e orgogliosa di essere stata scelta, ma allo stesso tempo mi sento investita di una grande responsabilità.
Rappresenterò l'Italia in Germania e sarò portavoce al mio ritorno di ciò che ho visto, fatto, scoperto, percepito, della realtà sanitaria tedesca. Non è cosa da poco
Sarò ospite di una Clinica di una piccola città nel Baden Wurttenberg, a 30 km da Stoccarda. Sono in contatto con un referente dell'ufficio infermieristico fin da febbraio, che ha costruito un programma ad hoc per le mie settimane di permanenza lì.
Sono previsti incontri di introduzione al sistema sanitario tedesco, una riunione di due giorni a Berlino con i partecipanti di tutta Europa che stanno svolgendo il programma in Germania, alcune giornate in Pronto soccorso, dove potrò fare un parallelismo con la mia realtà quotidiana di Pronto soccorso italiano, un incontro con gli studenti di infermieristica durante il quale parlerò della formazione degli studenti infermieri in Italia, la visita ad una società di assicurazioni sanitarie, la visita al ministero degli Affari Sociali a Stoccarda.
Concluderemo con un incontro chiamato "Agorà" a Dublino, in cui tutti i partecipanti si ritroveranno per due giorni per portare le proprie esperienze. Un programma incredibilmente fitto e stimolante!
Il 14 maggio dunque lascerò qui il marito, il Pronto soccorso e la mia comoda routine quotidiana per affrontare quest'esperienza. Mi sento una privilegiata, ho sempre sognato di viaggiare per lavoro, ma quando ho scelto di fare l'infermiera ho capito che avrei dovuto rinunciare a questo sogno per amore di una professione che mi avrebbe dato tanto, ma sotto altri punti di vista.
Il viaggio sarebbe rimasto una passione, riservato ai giorni di ferie. Invece ora mi ritrovo una richiesta di comando e dei biglietti aerei in mano.
Aspettative? Nessuna in particolare, se non quella di tornare arricchita professionalmente, culturalmente e personalmente.
Giulia, Infermiera
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