Infermieri, il coraggio dei normali
Posso stare qui a guardare mentre fa il prelievo di sangue alla mia mamma?
Sebbene tutti i lavoratori abbiano un ruolo fondamentale nel costruire il benessere di una società, ce ne sono alcuni ai quali il mondo, in determinate circostanze quotidiane o emergenziali di durata e gravità variabile, chiede qualcosa in più.
Si tratta generalmente di persone normali, per lo più sconosciute, senza fama e senza gloria, occupate in lavori poco ordinari a servizio della comunità. Possiedono generalmente per indole una certa etica e nobiltà d'animo nonché una variabile quantità di altruismo che le spinge a scegliere occupazioni lavorative che consentono di prendersi cura e salvare vite umane minacciate da diverse sventure.
C'è stato un tempo in cui il mondo, diciannove anni dopo l'immenso sacrificio dei pompieri newyorkesi, ha chiesto un'azione straordinaria ad un'altra categoria professionale. Nella pandemia di Covid-19 ad una generazione di sanitari di tutto il mondo, sino ad allora impegnata nell'ordinaria routine dell'assistenza, è stato chiesto di esserci fuori dal solito impegno, dalla comune relazione di cura, dalla normale attività istituzionale, dagli abitudinari contesti ospedalieri.
Il mondo ha chiesto agli infermieri di salvarlo, non riuscendoci da solo . Di fronte ad un evento eccezionale di portata globale, la normalità con cui essi svolgevano il proprio lavoro è stata stravolta, ma è proprio grazie alla loro normalità intrinseca, consolidata dalla competenza e dalla resilienza, che sono riusciti a fronteggiare un'impresa di tali dimensioni e di tale gravità. Ma per averci provato ed esserci riusciti, anche gli infermieri piangono i loro morti .
A distanza di quattro anni dallo sconvolgente inizio della pandemia, mi ritrovo a riflettere sulla sensazione di stranezza che le cose straordinarie lasciano quando, per quanto intense, ad un certo punto naturalmente finiscono. E sul senso di smarrimento che talvolta si prova nel tornare ad essere persone di nuovo normali, senza essere più eccezionali.
Senza che il mondo ti chieda più niente, arrivando persino a dimenticarti e, quel che è peggio, ad ignorarti o a non capirti. Come se tutto fosse stato allora dovuto, scontato. Così le persone normali che sono state capaci di compiere lo straordinario, non solo in termini di orario ma di eroico impegno, tornano schive a confondersi e, talvolta, a nascondersi.
Nel corso del drammatico evento pandemico è stato dimostrato tutto il valore degli infermieri, in termini di professionalità e abnegazione, laddove non era stato ancora riconosciuto. E sebbene adesso sia stato tolto loro tutto quell'alone di eroismo che li aveva incensati, c'è ancora qualcuno che è tornato a vederne la bellezza normale, semplice.
Posso stare qui a guardare mentre fa il prelievo di sangue alla mia mamma?
Mi chiede timidamente e con molta educazione una bambina, mentre sto preparando l'occorrente. Voglio vedere come si fa, perché da grande io voglio essere infermiera , mi confida con una naturalezza che mi scioglie.
La guardo e le sorrido. Calcolo che abbia circa sette anni. Non vuole fare l'astronauta, il medico, l'ingegnere, la maestra, la poliziotta, o la blogger, la fashionista, l'hair stylist che vanno più di moda adesso tra i giovani. No, no. Ha detto proprio infermiera, lo ha pure ripetuto.
La madre conferma l'intenzione della figliola, compiaciuta. E non ha detto “fare” ma “essere” infermiera. Dubito che alla sua età comprenda il significato di questa sottile differenza verbale, tuttavia, mi ritrovo felice di scoprire che l'infermiere sia ancora tra i sogni di un bambino .
Uno di quelli che si vogliono realizzare da grande, quando i grandi te lo chiedono così tanto per fare o per farti sentire importante. In genere, quando sopravvivono ad una certa età, tali sogni mettono radici e restano puri nel cuore per sbocciare, con rinnovato ardore, quando il tempo è più maturo.
Questa bimbetta magra dall'apparenza più che normale, con la sua treccia bionda e il bel vestito estivo, certamente non conosce e non capisce tutti i problemi che affliggono gli infermieri. Le carenze di organico . I salari troppo bassi .
Il carico eccessivo con turni pesanti. Il demansionamento . Lo scarso riconoscimento sociale. Il calo delle iscrizioni ai corsi di laurea . Le aggressioni .
Eppure, guarda affascinata tutte le infermiere nella stanza, le piace il colore verde della nostra divisa. È tutt'occhi mentre, tenendo empaticamente la mano della madre rincuorandola perché non senta troppo male per la puntura venosa, infilo una dopo l'altra nel vacutainer tutte le provette, sfilo l'ago e applico il cerotto. C'è curiosità nel suo sguardo ed educazione nelle sue maniere. Considerando la sua giovinezza, promette bene. Mi pare convinta, le auguro di realizzare il suo desiderio.
Le persone che scelgono questa professione sono certamente persone normali, ma con una naturale inclinazione al prendersi cura, con una sensibilità che sa mantenere una equilibrata distanza e con un sangue freddo che non è tuttavia freddezza.
È piuttosto il lavoro dell'infermiere a non avere quella nota rassicurante di normalità che accompagna altre attività occupazionali umane, nemmeno quando è svolto in condizioni lavorative normali. Cosa c'è infatti di normale nell'essere ogni giorno testimoni di altre esistenze, passando dalla vita alla morte e viceversa, stare accanto alla sofferenza delle persone, cercare di allontanare l'ineluttabile, vedere corpi infermi e assisterli come fossero propri intimi, tagliare e ricucire organi e tessuti?
Non sono forse già di per sé straordinarie, per loro natura, le attività assistenziali che si compiono con rispetto e in sicurezza su esseri umani fragili e vulnerabili? È piuttosto l'infermiere, in quanto persona normale, a rendere normale la propria professione attraverso la naturalezza, incomprensibile a molti, con cui la svolge, derivante dalla sicurezza che nasce dalla competenza e dalla gentilezza che nasce dalla nobiltà d'animo.
Infermiere, sei stato anche per me un sogno
Il primo tra quelli messi in fila quand'ero bambina. Ricordo che la prima volta che l'ho espresso, quasi a volerlo rendere reale, è stato lungo il corridoio della radiologia nell'ospedale dove oggi lavoro.
Strano come i sogni mettano alla fine radici in luoghi non troppo distanti. Sentivo un gradevole odore di disinfettante nell'aria. È etere , mi liquidò mia madre. È davvero un buon profumo. Da grande, mamma, sarò infermiera , annunciai come a pronunciare una profezia.
Ma che dici? Fammi una carità! , mi apostrofò lei, che era stata infermiera ausiliaria negli anni settanta prima di licenziarsi dall'ospedale e non voleva più sentirne parlare, cercando di smorzare il mio fanciullesco entusiasmo, a suo dire insensato.
Avevo su per giù l'età della bimba di oggi. Se le abbiamo fatto una buona impressione, resteremo tra i suoi ricordi e potremo forse giocare un ruolo quando arriverà l'età in cui potrà scegliere di essere una come noi, soltanto apparentemente normale, e sarà pronta a fare a sua volta cose straordinarie, che il mondo la chiami o meno a compiere una parte maggiore.
Sarà partecipe, tra una ventina d'anni, di una infermieristica che non potrà essere esente da criticità, forse maggiori delle attuali, perché è una professione difficile, complessa e in continua evoluzione che per migliorarsi deve stare necessariamente al passo con le esigenze di salute di una popolazione che cambia. Eppure, se riuscirà a tenersi stretto il suo sogno, nonostante le difficoltà dei suoi tempi, saprà essere straordinariamente normale.
Forse anche per qualcuno degli studenti che incontro ogni giorno nel cortile dell'ospedale, mentre si dirigono nei reparti di tirocinio, l'infermiere che sta imparando a diventare è stato il suo sogno di bambino.
Magari non era per tutti in cima alla lista ma alla fine lo hanno scelto, chi con il cuore e chi con più ponderatezza, tra tante opportunità. A ben guardarli, quando mi passano accanto nelle loro divise bianche e mi raggiungono frammenti dei loro discorsi, penso che siano tutti straordinarie potenzialità in espressione, niente di più normale in un giovane che cerca sé stesso ed il suo posto nel mondo.
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