L'educazione continua in medicina è un obbligo deontologico. Il Programma nazionale Ecm, gestito dapprima dal ministero della Salute ed ora da Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) è stato avviato nel 2002, nel rispetto del Decreto Legislativo 502/1992 integrato dal Dlgs 229/1999. Per legge i professionisti della salute sono tenuti a provvedere alla formazione individuale aggiornando le proprie competenze ed acquisendo nuove conoscenze, abilità ed attitudini. Per essere un buon professionista è pertanto stabilito che l'aggiornamento professionale è doveroso. Provvedere alla propria crescita formativa è un atto di responsabilità per essere responsabili verso l'assistito.
Per un professionista non aggiornato non possono rischiare i pazienti
Sviluppare e monitorare le proprie competenze non dovrebbe essere sentito soltanto come un obbligo imposto, ma come una opportunità. Dovrebbe inoltre venire naturale riprendere in mano il proprio sapere dopo la laurea, molto si dimentica e molto si aggiorna con il tempo.
Per non diventare come certi professionisti della sanità che di fronte ad una proposta di cambiamento che migliori la pratica rispondono invece si è sempre fatto così
, la formazione continua è fondamentale. E non basta studiare, occorre accreditare il sapere aggiunto. La certificazione riconosce il valore dell'impegno formativo.
È un processo che richiede tempo. Tempo dopo il turno. Tempo da togliere alla famiglia. Tempo da trovare tra gli impegni della giornata. Tempo da rubare al sonno e al giorno di riposo. Non ho tempo
è la motivazione più frequente data dagli operatori sanitari con cui ne ho discusso, alla luce degli ultimi sviluppi normativi che prevedono sanzioni amministrative e disciplinari da parte degli Opi nel caso di mancato raggiungimento degli Ecm richiesti per il triennio 2020-2022. Chi non sarà in regola entro il 31 dicembre 2022 con almeno il 70% dei 150 crediti rischia la sospensione della propria copertura assicurativa. Ritengo sia una giusta misura. Perché sul rischio in cui si mette un professionista non aggiornato non possono rischiare i pazienti.
Non mi va di ricevere lettere dall'Ordine. Non mi va di perdere la mia copertura assicurativa. Non mi va di perdere altro tempo. Il tempo si trova sempre se si ha una motivazione forte e se si capisce l'importanza di una norma. Come molti altri colleghi, anche io sono rimasta indietro con il conteggio dei miei crediti nell'ultimo triennio. Durante la pandemia non avevo né testa ne voglia di mettermi davanti ad una piattaforma digitale a seguire corsi online.
C'erano soltanto turni di dodici ore, doppi turni, turni straordinari, turni per coprire le malattie Covid dei colleghi che si infettavano. C'era solo stanchezza fisica e mentale. Non ce l'ho fatta a formarmi, sinceramente era l'ultimo dei miei pensieri. Tornare a casa e fare altro, anche solo dormire, per alleggerire e liberare la testa è stato il mio imperativo per resistere. Non è stata una scusa, era un bisogno.
Ma la legge non ammette più sconti. Mi sono aggiornata continuamente sul campo, dall'esecuzione dei test antigenici e molecolari e dalla loro elaborazione con gli strumenti di laboratorio diventando un tecnico sino all'esauriente e chiara comunicazione da dare alla popolazione per la gestione dei sintomi e della malattia Covid19, ad ogni nuova ondata. Ad ogni nuova variante che compariva. Ho imparato tutto sui vaccini, dalla prima all'ultima dose, compreso i booster.
E di tutti i nomi commerciali e le case farmaceutiche. Sui dosaggi e sulle informazioni sanitarie comprensibili da garantire ai vaccinandi. Ho esercitato abilità già acquisite ma non previste per il mio profilo: la legge attribuiva anche all'infermiere la possibilità di eseguire l'anamnesi medica. È stato un aggiornamento continuo nel senso vero della parola che è durato dal 19 febbraio 2020 e che è ancora in corso. A tal fine sono stati attribuiti 50 crediti, un bonus che sembra uno sconto piuttosto che un premio.
Per rispettare il mio dovere deontologico, ora che l'emergenza è passata decido di trovare il tempo. Mi ritrovo a recuperare in tre mesi quel che dovevo fare in tre anni. Non è una missione impossibile. Negli anni addietro ho sempre partecipato ai corsi di formazione aziendale, era la coordinatrice ad iscriverci ad incontri formativi generali come la movimentazione dei carichi, il BLS o l'antincendio di base o avanzato. Sono andata persino a congressi specialistici fuori città o a convegni fuori regione, compreso quelli nazionali della Fnopi.
Alla ricerca della mia formazione da accreditare ed aggiornare, mi collego fiduciosa alla piattaforma aziendale. Ho persino dimenticato la password, non va affatto bene. Manco da troppo tempo, vergognoso. Recupero le mie credenziali. La trovo decisamente migliorata e ci sono molte proposte interessanti. Accidenti, sono quasi tutti esauriti o già terminati. Sono arrivata tardi. Ne è rimasto ancora qualcuno, noioso e con 2-3 crediti. Ma non ho ancora i nuovi turni del mese o meglio della settimana, e non so se riesco ad andarci. E sono tutti in presenza.
Ho già rinnovato le competenze contro il rischio incendio, ho usato estintori ed indossato ancora una volta la casacca dei pompieri. Qui non mi rimane altro. Cerco i corsi online gratuiti. Decido di navigare su un sito sicuro, quello del ministero della Salute, e scopro Eduiss. Mi iscrivo a quello che rimane dei corsi che danno 16 e 32 crediti. Richiedono più impegno ma sono davvero interessanti e ben fatti. E così finisco prima la mia formazione con quelli più corposi, penso.
Accidenti, quello su PubMed ha già raggiunto il numero massimo di iscritti, non c'è posto per me tra le migliaia di colleghi che sono stati più bravi. Scelgo allora quello sulla comunicazione scientifica che mi può essere utile per scrivere i miei articoli. Mi iscrivo anche a Climaction, molto d'attualità. Non so nulla di screening neonatale uditivo e visivo, meglio aggiornarsi.
“Progetti di cura e di vita nella comunità: il budget di salute” è un pacchetto difficile da 32 ecm ma bisogna mettersi alla prova. Nel frattempo, mi arriva un link aziendale per 2 semplici punticini ecm equivalenti a 2 ore di impegno ma il tema è molto interessante e mi serve decisamente, mi iscrivo subito e completo con soddisfazione il corso “Approccio alla persona sorda”. Realizzo che la Federazione degli Ordini infermieristici propone, tramite FadinMed, dei corsi bellissimi. Ma da maggio serve lo Spid per accedervi. Corro allora a crearmi la mia identità digitale, finalmente mi digitalizzo secondo PNRR e mi iscrivo felicemente ad altri quattro corsi. Sulla sicurezza dei vaccini, sulla paura del contagio, sull'assistenza transculturale.
Faccio quattro conti. I 150 crediti li ho ampiamente superati. Posso fare anche a meno del bonus. Mi rendo conto che è diventata una sfida. Di orgoglio. Con me stessa e per me stessa. Sto completando tutti i corsi, rallento un po', ho tempo fino a San Silvestro. E mentre passo da una piattaforma all'altra e mi formo e mi informo con i vari tutorial, davvero ben costruiti, mi prometto di non perdermi più queste opportunità.
Se si pensa ad un obbligo diventa tutto più pesante. Se si cambia prospettiva, si riesce a vedere che il tempo si trova sempre per ciò che piace. Dobbiamo dedicarci del tempo buono, come persone e come professionisti. Tutto richiede impegno ma trovo piacevole scoprire questa nuova modalità di apprendimento. La digitalizzazione può spaventare o sembrare complicata, basta alfabetizzarsi.
Non c'è niente di meglio che studiare da casa, nel proprio scrittoio o sprofondata sul divano, sorseggiando una tazza di tè e con un sottofondo musicale. È decisamente più confortevole piuttosto che in un'aula, prima o dopo il turno, di corsa o con la testa distratta, a guardare l'orologio perché non si vede l'ora che finisca. Da casa ho i miei tempi e i miei agi, posso interrompermi e riprendere il giorno migliore per me e non per altri.
Ma chi la lascia più la formazione a distanza? Nel nuovo triennio 2023-2025 farò le cose per tempo. E credo che 150 crediti ecm saranno pochi per la gran voglia che mi è tornata, dopo vent'anni di esercizio professionale. Sto scoprendo un mondo nuovo, aggiornato. E voglio farne parte dimostrando, anche se mi sono sempre formata per conto mio, il mio accreditamento. Il sapere nutre la mente e ci rende migliori, più completi, coerenti e credibili. Prima di tutto a noi stessi. Ce lo dobbiamo, per la professionalità che abbiamo giurato all'inizio della carriera e per la nostra dignità. Altrimenti perdiamo o dobbiamo toglierci spontaneamente il nome di professionisti.
Gli ecm non sono soltanto punti. Non sono soltanto un punteggio che quantifica la tua qualità. Sono valore di scambio, come una moneta preziosa. Sei tu. Sei quello che dimostri di valere e quello che riesci a dare. Essere professionisti della salute richiede preparazione, non improvvisazione. La dimenticanza delle proprie competenze non è ammessa. E non dovrebbe essere Agenas a ricordarcelo. Se a distanza di tempo come categoria abbiamo bisogno di ammonizioni, forse dobbiamo tornare alla consapevolezza e all'entusiasmo degli anni accademici con un rinnovato vigore. Pensiamo che c'è sempre qualcosa di meglio da fare.
Ho imparato che non posso e non voglio concedermi il lusso di non fare niente per la mia crescita. Me lo devo, per tutto quello che ho già studiato e che mi ha permesso di essere la professionista che sono fino a questo momento. Ed ora scusate, ho l'esame finale su Eduiss. Settanta domande. Ho studiato, ce la posso fare.
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