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Tecnologia e robotica, il futuro dell'assistenza

di Giacomo Sebastiano Canova

Gianmarco Verruggio fa parte del Consiglio nazionale delle ricerche di Genova e, all’ultimo giorno del congresso nazionale Aniarti, ha tracciato il percorso compiuto dalla robotica negli ultimi anni, delineando, inoltre, i possibili scenari futuri in cui le nuove scoperte tecnologiche entreranno sempre più fortemente nella nostra vita, ivi compresi i reparti di assistenza in cui i professionisti sanitari esercitano ogni giorno il loro lavoro.

Tecnologia e robotica, dove va l’assistenza

verruggio robotica

Verruggio che parla di robotica ad Aniarti

Quando si parla di robotica è normale che alla maggior parte delle persone venga in mente la robotica dei film di fantascienza. La robotica, però, seppur non si possa completamente definire come favolistica, lo è per lo meno in maniera diversa. Inizia così l’intervento di Gianmarco Verruggio, il quale sostiene come l’ingegneria robotica possa provenire da diversi settori quali la meccanica, l’elettronica, la matematica e non ultima la neuroscenza e la psicologia. Questo in quanto, oltre alla competenza ingegneristica, è necessaria una contaminazione con l’intelligenza artificiale.

Si sta di fatto creando una nuova scienza – sostiene Verruggio – che attualmente è in una fase primitiva. Stiamo cercando di realizzare un sogno antichissimo, ovvero quello di costruire un’entità intelligente e autonoma che ci assomigli e questo istinto creativo ci porta a considerare la robotica in modo completamente differente al passato.

La storia della robotica è formata da più di 60 anni di successi che ha portato a una totale trasformazione dei processi costruttivi. Ormai alcune tecniche tradizionali – afferma Verruggio – sono assodate; ora la robotica sta diventando sempre più una robotica di servizio, in quanto mira a produrre macchine dotate di autonomia e intelligenza che staranno in mezzo a noi svolgendo funzioni collaborative, che richiederanno ai robot di muoversi negli spazi umani e non in fabbriche costruite appositamente per loro.

Un’importante e fondamentale punto di sviluppo della tecnologia moderna è internet, che ormai è entrato a far parte della nostra vita quotidiana. In questo Verruggio offre una previsione di come, in un prossimo futuro, tutti gli oggetti tecnologici che ci circondano saranno collegati alla rete e potranno in questo modo essere telecontrollati a distanza e lavorare meglio in quanto, collegandosi a internet, scaricheranno dati, informazioni e programmi, che li faranno operare in maniera molto più sofisticata e senza richiedere grandi capacità di memoria e intelligenza interna. Tutti gli oggetti che ci circondano diventeranno quindi intelligenti e potranno comunicare fra loro attraverso la rete.

Questa – sostiene Verruggio – è la vera rivoluzione robotica, ovvero quel momento in cui tutte le macchine diventeranno robot e saranno collegate tra loro in rete. A questo inoltre si deve aggiungere l’intelligenza artificiale, l’elaborazione dei big data – ovvero un’enorme quantità di dati provenienti da fonti difformi che vengono acquisiti per fornire al cliente una personalizzazione del servizio – e la capacità delle macchine di apprendere attraverso algoritmi.

Lo scenario delineato da Verruggio è molto chiaro: Stiamo vivendo una vera e propria rivoluzione industriale, la cui data di inizio verrà scritta nei prossimi anni, in quando ci siamo trovati direttamente immersi in essa. Grazie a questa rivoluzione nel futuro vivremmo in un mondo tecnologicamente diverso, nel quale è impossibile oggi predire le tecnologie che avremo alla nostra portata di mano; la nostra esistenza, nei prossimi anni, subirà un cambiamento epocale.

A questo processo di cambiamento industriale si sta inevitabilmente accompagnando una vera e propria rivoluzione culturale pari, secondo Verruggio, a quella di Copernico o Freud: Stiamo accettando l’idea di non essere i soli e unici Robinson Crusoe su un’isola bensì Inforgs, ovvero organismi informazionali reciprocamente connessi in un ambiente, l’infosfera, che condividiamo con altri organismi sia naturali sia artificiali, che processano informazioni logicamente e autonomamente.

La direzione di questo cambiamento non è però univoca: la robotica è come Alice che nel paese delle meraviglie chiede allo Stregatto quale sia la strada che deve prendere, sentendosi rispondere che dipende da dove vuole andare. Non è vero che il progresso procede linearmente e nella direzione del bene: il progresso – afferma Verruggio – va avanti spinto da forze che lo possono anche portare nella direzione sbagliata. Un esempio calzante è quello dell’energia nucleare, la quale è in grado nello stesso tempo di produrre energia per alimentare una città o per distruggerla.

Queste problematiche hanno portato negli ultimi anni a far nascere quella che è la roboetica, la cui enunciazione è stata data nel 2002 da Verruggio stesso, il quale la definisce come un’etica applicata il cui scopo è sviluppare strumenti scientifici, culturali e tecnici che siano universalmente condivisi, indipendentemente dalle differenze culturali, sociali e religiose; questi strumenti potranno promuovere e incoraggiare lo sviluppo della robotica verso il benessere della società e della persona. Inoltre, grazie alla roboetica, si potrà prevenire l’impiego della robotica contro gli esseri umani.

Per il raggiungimento di questi obiettivi è importante, secondo Verruccio, informare la società, fare educazione (specialmente alle nuove generazioni), lavorare con standard unici e creare un dibattito etico universale, in cui tutte le parti in causa si accordino sull’utilizzo della robotica.

Uno dei capitoli che da più dei 10 anni è identificato come chiave nell’ambito della robotica è quello della cura della salute e della qualità della vita, il quale vede tre principali componenti in cui la nuova tecnologia sta apportando importanti cambiamenti.

  • Chirurgia: comprende tutti quei device di diagnosi e terapia robotizzati, oltre che strumenti di intervento chirurgico, di cui il Da Vinci è solamente un esempio;
  • Biorobotica: comprende tutto ciò che è protesi, ovvero la sostituzione di parti del corpo umano (arti e organi) con parti artificiali. In questo la bioetica e la roboetica stanno definendo assieme i limiti dell’utilizzo delle nuove tecnologie in questo delicato ambito;
  • Assistenza: comprende tutta la robotica che mira a supportare il processo di assistenza diretta al paziente.

Nell’ambito sanitario c’è dunque un ampio spettro di potenziali linee di sviluppo che porteranno tutti gli strumenti diagnostici e terapeutici ad essere collegati tra loro in rete. In qualunque postazione di soccorso – prevede Verruggio – ci saranno strumenti collegati a tutto il sapere disponibile, il quale attraverso il Cloud sarà accessibile dai terminali, diventando in questo modo sempre più integrato.

L’infermiere, in questo processo, ci dovrà sempre essere; in questo Verruggio afferma come vada data una tecnologia sempre più in grado di aiutare il lavoro del personale sanitario in modo tale da ridurre lo stress e la possibilità di errore, con lo scopo di permettere agli operatori di lavorare con più serenità e garantendo maggiori opportunità di dedicarsi ai bisogni del paziente che la tecnologia non potrà mai comprendere.

Ci vorrà molto tempo prima che un robot possa sostituire un essere umano nella cura. Questo processo, inoltre, non sarà mai completo in quanto una macchina, per quanto possa essere costruita con algoritmi sofisticatissimi, non avrà mai empatia. Potrà simulare un essere umano, ma l’essere umano non potrà non reagire diversamente a una cosa che non ha empatia

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