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Infermieri manca il lavoro? Cari colleghi concentriamoci sul territorio!

di Emanuele Lisanti

Gli infermieri italiani sono chiamati ad un impegno sempre più importante: le malattie croniche sono in aumento, i presupposti per un ulteriore incremento ci sono: invecchiamento e stili di vita non corretti la fanno da padrone.

 

L’impegno infermieristico consiste nell’organizzare i percorsi di cura, costruire i singoli processi, articolare le singole attività rivolte al paziente. Diventare un riferimento per il paziente che esce dalla fase acuta della patologia, per il paziente che non deve essere ospedalizzato.

 

Si riportano le ultime novità provenienti dalla medicina territoriale che vedono l’infermiere case manager come collante all’interno delle unità territoriali, all’interno del team multiprofessionale per l’assistenza territoriale:

  • alla vigilia del summit del G8 sulla demenza previsto a Londra per questa settimana si riporta che, secondo una nuova analisi, il numero di persone affette da demenza è destinato a triplicarsi entro il 2050 e la malattia di Alzheimer passerà, dagli attuali 44 milioni, a colpirne 135;

 

  • l’educazione sanitaria, tra cui l’esercizio fisico può avere un effetto preventivo nel diabete di tipo 2? La risposta alla domanda è affermativa, almeno secondo uno studio svolto in collaborazione tra l’Università di Athens, in Georgia, e il Dipartimento di educazione fisica dell’Accademia militare di West Point nello stato di New York. «Dieta e attività fisica sono tra le prime cose a cui pensare nei pazienti pediatrici in fase prediabetica, cioè quando si sta sviluppando l’insulino-resistenza periferica che prelude alla comparsa della malattia vera e propria» esordisce Rod Dishman, ricercatore a West Point, puntualizzando che l'American College of Sports Medicine consiglia l’inserimento dell’attività fisica nel trattamento del diabete sia dei giovani sia degli adulti;

 

  • secondo una revisione Cochrane l’attività fisica fa bene alla demenza nelle persone anziane: ne migliora sia le prestazioni cognitive sia la capacità di svolgere le attività quotidiane;

 

  • troppi adolescenti abbandonano attività sportiva, i dati parlano chiaro: tra il 2011 e il 2012 la quota di praticanti continuativi nella fascia d’età 11-14 anni è scesa dal 56% al 53,4%, quella dei 15-17enni del 48,5%, assestandosi al 34,7% tra i 18 e i 19 anni. A preoccupare è soprattutto l’elevato numero di sedentari assoluti, che riguarda soprattutto le ragazze, dal 24% (tra i 15 e 17 anni) al 30% (tra i 18 e i 19 anni). A Roma, nel corso degli Stati generali della Pediatria, la Società italiana di pediatria (Sip) ha lanciato l’allarme: si è di fronte a una generazione che rischia di diventare malata. Occorre subito contrastare la sedentarietà. «Una regolare attività fisica e motoria in età evolutiva, insieme alle corrette abitudini alimentari, sono uno strumento decisivo di prevenzione della salute per le future generazioni» afferma Giovanni Corsello, presidente Sip.

 

  • l’implementazione dei progetti di telemedicina per i pazienti affetti da ictus cerebrale  consistenti in video che elaborano esercizi da eseguire con l’aiuto di un’altra persona, il più delle volte un familiare, per la “ripresa” della presa e delle funzioni base del linguaggio. La tele riabilitazione consente così, di essere curati in casa.

 

  • l’implementazione dei progetti di telemedicina per i pazienti affetti da Parkinson attraverso un neurologo lontano migliaia di chilometri. «Le visite domiciliari virtuali potrebbero consentire a molti pazienti di vivere meglio, gestendo in modo più efficace i sintomi della malattia» spiega Ray Dorsey, ricercatore dell’università di Rochester e coautore di uno studio su Neurology clinical practice. «Assistere a distanza le persone con malattia di Parkinson è un concetto semplice ma rivoluzionario» dice il neurologo, spiegando che utilizzando una tecnologia simile a quella di Skype è possibile ampliare l'accesso alle cure specialistiche che migliorano la qualità della vita e la salute dei pazienti;

 

  • occuparsi dell’anziano fragile con attenzione all’ambiente domestico  che deve essere concepito con una serie di strumenti/supporti che permettono il monitoraggio anche a distanza: protetti ma non sorvegliati; le emergenze legate alla condizione fisiopatologica dell’Anziano: poter chiedere aiuto in ogni circostanza; la sicurezza e controllo ambientale dello spazio domestico: sentirsi sicuri in casa propria;

 

  • indagare tecniche terapeutiche “atipiche” come la musicoterapia per i pazienti affetti da Alzheimer in quanto la musica è una terapia importantissima per questi pazienti perché stimola i ricordi e migliora la qualità della vita. La melodia, infatti, è in grado di stimolare anche le persone che sembrano non reagire mentre il ritmo produce un diffuso senso di rilassamento;

 

  • non dimentichiamo le altre patologie croniche tra cui quelle respiratorie, cardiache, legate all’alimentazione, ecc…

 

I progetti, le singole attività da portare avanti, i pazienti che necessitano della costruzione di percorsi assistenziali specifici, la scienza con le sue scoperte, la tecnologia al servizio dell’uomo, le difficoltà di un territorio comunque sempre frammentato in epoche di case della salute: il territorio è un terreno fertile che può garantire all’infermiere una rendita per i prossimi anni, serve una ferma presa di coscienza sulla reale opportunità che questo cambiamento può portare alla professione in termini di posti di lavoro. 

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