Elaborare progetti e darsi prospettive di sistema è positivo, ma è necessario che in tutto questo i reali e concreti stakeholder della rappresentanza istituzionale della professione - gli infermieri - possano riconoscersi. Così Annalisa Silvestro, responsabile nazionale Coordinamento delle professioni sanitarie e sociosanitarie Fials, a margine di una lettura attenta del Documento di consenso, elaborato in seno alla Fnopi, che delinea l'infermiere del futuro. Un documento interessante nei contenuti , ma che, giocoforza, suscita non pochi quesiti. Uno su tutti? Quello che ruota attorno alla nascita dei "nuovi assistenti all'infermieristica" e che riporta alla mente quella non proprio lontanissima fase storica in cui gli infermieri battagliavano tenacemente perché si riconoscesse la loro autonoma funzione che era di assistere la persona, non certo il medico . Il rischio è che di così avveniristico ci sia poco, a scapito della centralità del cittadino.
Infermieri: coinvolgere di più la “base” per un futuro futuribile
Il futuro non è così roseo
Come sarà l’infermiere del futuro? Il Documento di consenso reso pubblico dalla Fnopi è interessante nei contenuti e rende facile il convenire su alcune linee prospettiche. Il documento riprende idee e temi già da tempo delineati, ma che ancor oggi, a distanza di diversi anni, non hanno trovato concreta realizzazione e, forse, nemmeno ampia diffusione tra gli infermieri.
A titolo di esempio si prenda l’idea/progetto dell’infermiere prescrittore dei presidi che dovrà utilizzare nel suo processo di assistenza e/o dei farmaci che dovrà somministrare per garantire la continuità terapeutica nelle cronicità. E ancora, l’idea relativamente nuova dell’inserimento delle prestazioni effettuate dagli infermieri nei Livelli Essenziali di Assistenza , correlato da tutto ciò che operativamente ne consegue.
Parimenti interessanti sono le ipotesi delineate per una significativa innovazione nei processi di formazione accademica , per la ridefinizione dei modelli organizzativi e per la riscrittura della funzione dirigenziale infermieristica .
Insomma: interessante, prospettico e di sistema. Il tutto però fa nascere immediatamente un pensiero, forse disturbante, che permane per tutto il tempo di lettura: sarà sufficiente declamare i contenuti del Documento, vista anche l’assertività dei componenti del Panel di Giuria, ai destinatari per poterne, prossimamente, cominciare ad apprezzare la realizzazione?
È più che probabile che ci sarà bisogno della condivisione e del sostegno attivo del documento da parte dell’intera collettività infermieristica e, plausibilmente, non solo di quella. E allora forse poteva essere opportuna – se non proprio necessaria - una condivisione con la collettività professionale che dovrà leggere (forse) questo balzo prospettico.
Sono infatti poche o nulle le informazioni che se ne hanno, mentre potevano essere resi noti i dubbi, le diversità di visione e le eventuali perplessità circa la sua realizzabilità. Sarebbe stata doverosa un’ampia discussione, dibatterne i contenuti ed ascoltare idee e pensieri per dare voce ai tanti infermieri che sono i reali e concreti stakeholder della rappresentanza istituzionale della professione.
Ma oltre ad un più ampio coinvolgimento della “base” sulla futura visione dell’infermieristica sarebbe stato parimenti doveroso un confronto sulla posizione assunta da Fnopi sugli Oss . È oggettivamente difficile prendere atto “tout court” della apodittica prospettiva disegnata per gli Oss che diventeranno i nuovi assistenti all’infermieristica .
Nel documento, infatti, si legge ancora che gli Oss di domani saranno formati e certificati da infermieri per assistere l’infermieristica ; saranno inseriti in un registro nazionale tenuto da infermieri (Fnopi) per tutelare e i cittadini e le organizzazioni che fruiranno del loro intervento . Caspita!
Anche per questo rilevante tema sorge spontanea una domanda: ma qualcuno il parere degli Oss, lo ha sentito?
E torna alla mente quella non proprio lontanissima fase storica in cui gli infermieri battagliavano tenacemente (e in tanti lo fanno ancora) perché si riconoscesse la loro autonoma funzione che era di assistere la persona, il malato, non certo il medico. Evidentemente per gli Oss quel discorso, concettualmente tutt’altro che obsoleto, pare non valere.
Ed è indubbio che ci sarebbe piaciuto anche leggere in questo Documento di consenso come Fnopi intenda posizionarsi da adesso per andare nella direzione ipotizzata e, quindi, per tutelare da subito la competenza e la professionalità spesso misconosciute dei suoi iscritti ; come intenda posizionarsi da adesso e per il futuro per un’organizzazione del lavoro che non sia una mera e fordistica ripetizione di compiti ma impostata sul rispetto e il riconoscimento dell’impegno lavorativo nell’ambito del processo di assistenza infermieristica.
E ancora: ci sarebbe piaciuto leggere come Fnopi intenda muoversi da adesso e concretamente affinché ci sia un’appropriata ed efficace assistenza nel territorio e nelle case dei pazienti, dei cittadini; un’assistenza di processo, non una serie di attività prestazionali sotto l’egida del medico.
Noi pensiamo che sia buona cosa elaborare progetti e darsi prospettive di sistema, ma pensiamo anche che sia necessario evitare che gli infermieri pensino che alla fine si parli di qualcosa di molto lontano e chissà mai se realizzabile, perché il rischio è di aumentare la distanza tra il loro vissuto, le loro concrete aspettative professionali e la rappresentanza professionale.
Riteniamo sia da evitare che gli infermieri che stanno in prima linea, alzato lo sguardo dal Documento di consenso, si ritrovino a pensare che non una parola è stata spesa sui loro problemi quotidiani che continuano ad essere quelli di prima, quelli di sempre.
Annalisa Silvestro | Responsabile nazionale Coordinamento delle professioni sanitarie e sociosanitarie Fials
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