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A Milano muore la deontologia professionale degli infermieri

di Mimma Sternativo

Con l’annullamento delle elezioni del collegio IPSVI MI-LO-MB è morta la deontologia professionale degli infermieri suoi iscritti. Alle elezioni di Milano 1902 infermieri hanno detto la propria scegliendo i propri candidati. Due liste in contrapposizione: da una parte la lista uscente capitanata da Giovanni Muttillo, dall’altra una lista che sa di nuovo con a capo Pasqualino D’Aloia.

IPASVI Milano e il festival della vergogna

Nei giorni 1-2-3 dicembre è andato in scena un vero e proprio festival dell’infermieristica, certo su 25.000 iscritti il numero non sembrerà elevato, ma mai come quest’anno un numero così alto di votanti. Sarebbe stato un successo qualunque lista fosse stata eletta. Ma successo non è stato.

Presumibilmente spesi più di novantamila euro per lo svolgimento delle elezioni in uno degli alberghi più costosi del centro di Milano, cinque giorni per uno spoglio elettorale che fa fede ad un decreto dell’epoca fascista, vittoria della lista conta esserci per essere di D’Aloia e immediato annullamento delle elezioni da parte del presidente del collegio. Muore la deontologia professionale

Muttillo fa riferimento alla normativa e non avendo raggiunto il quorum - mai raggiunto nei suoi 20 anni di presidenza di collegio - dichiara nulla la volontà di millenovecento infermieri. Proprio tre anni fa aveva rilasciato una videointervista per nurse24.it in cui dichiarava “il quorum è un falso problema” e si dimenava citando articoli vari in difesa della sua scelta di non annullare le elezioni.

Che la normativa sia cambiata? NO è solo cambiato il risultato. Un infermiere iscritto ad uno dei più grandi collegi di Italia si aspetta un collegio all’avanguardia e invece tutto sa di vecchio e puzza di muffa.

Una commissione costituita da un membro anziano e uno giovane visivamente dalla parte della lista uscente, un Presidente del collegio, nonché candidato, che solo lui può leggere le schede elettorali, senza che nessuno possa controllare la veridicità di quello che legge.

Uno spoglio di ben cinque giorni, per tredici ore al giorno in una sala di un hotel pagata con soldi pubblici a tre minuti dalla sede istituzionale del Collegio.

Una normativa che prevede di bruciare le schede subito dopo lo spoglio.

Un presidente che è professore e dirigente infermieristico (a Teramo e non a Milano), uno di quelli che dovrebbe dare dimostrazione dall’alto dell’etica professionale si rende conto di aver perso e annulla le elezioni.

Il mancato raggiungimento del quorum era chiaro già a fine elezione (messo a verbale) ma il presidente e la commissione avevano scelto di procedere allo spoglio e allora la domanda sorge spontanea “se avesse vinto la lista uscente le elezioni sarebbero state annullate?”. Intervenute le forze dell’ordine per questione di ordine pubblico, perché per il presidente le schede elettorali “non contano oramai niente e possono essere eliminate”. La lista D’aloia e Serra candidato singolo, chiedono di mantenere le schede per un possibile ricorso.

Lo stesso Serra, attualmente del consiglio direttivo della lista uscente e responsabile della trasparenza, suggerisce al Presidente di conservare le schede in un caveau della vigilanza. Ma Muttillo non accetta e per ironia della sorte a controllare che le schede non vengano manomesse in questo momento è lo stesso Presidente, la sua commissione e un vigilante devono rimanere nella sede istituzionale del collegio (la legge lo prevede).

In un momento storico politico in cui si parla di competenze avanzate e di progresso professionale, questo è quello che succede all’interno di un organo che ci rappresenta come istituzione.

Non resta che l’amaro in bocca per tutti quegli infermieri che hanno creduto nel nuovo e hanno speso il loro tempo per andare ad esprimere la propria preferenza. La domanda che ci si pone è

siamo ancora in un Paese democratico?

Agli infermieri iscritti al collegio IPASVI DI MI-LO-MB l’ardua sentenza.

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