Blindare le risorse destinate al personale trasformandole in quote predeterminate in valore assoluto a valere sul Fondo Sanitario Nazionale, lontane dalle oscillazioni del PIL e dalle "manine" che potrebbero ritoccare nelle prossime manovre gli incrementi programmati
. È questa secondo Tonino Aceti, portavoce della Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche (Fnopi), la strada da percorrere per dare certezza alla possibilità di incrementare annualmente la spesa per il personale sanitario
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Aceti su sblocco tetto spesa: determinare quote fisse per il personale
Il Ministero della Salute, che sembra aver trovato la quadra con Regioni, Ragioneria dello Stato-Mef e Funzione pubblica, ha annunciato con soddisfazione l'emendamento per lo sblocco del tetto di spesa per il personale sanitario, arrivato lo scorso 21 marzo e considerato l'avvio di un cambio di rotta ormai non più rinviabile per assicurare i servizi sanitari su tutto il territorio nazionale.
Non sono mancate, però, le perplessità su questo provvedimento (che sarà inserito nel primo dispositivo normativo possibile). I dubbi sono tanti: dalla paventata possibilità che si tratti di un mero contentino atto a calmare le acque
, all'allarme che il tutto porti solo ad un acuirsi delle differenze territoriali.
C'è poi la questione dell'effettiva disponibilità di spesa che dovrebbe poter essere incrementata annualmente a livello regionale, di un importo pari al 5 per cento dell’incremento del Fondo Sanitario Regionale rispetto all’esercizio precedente.
Ed è proprio questo il punto sul quale punta la riflessione mossa da Tonino Aceti, portavoce Fnopi, che con un editoriale interviene sulla recente decisione di abbandonare il tetto di spesa per il personale fissato alla spesa 2004 meno l’1,4%.
Considerando gli incrementi programmati del Fondo Sanitario Nazionale per gli anni 2019-2021 previsti nell'ultima legge di Bilancio - scrive Aceti - cioè 4,5 MLD, l'incremento del 5% della spesa del personale nei prossimi tre anni ammonterebbe a circa 225 milioni di euro: 50 nel 2019, 100 nel 2020 e 75 nel 2021
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Bene, ma non benissimo. Perché se ci si basa sulla recente storia “deludente e pericolosa” di mancati e/o parziali incrementi programmati del Fondo Sanitario
, il rischio è che si tratti di una cifra ballerina e fortemente aleatoria
, che tutto garantirebbe fuorché ciò di cui si ha realmente bisogno: dare certezza alla possibilità di incrementare annualmente la spesa per il personale sanitario.
Per Aceti la strada da percorrere è quella di blindarla attraverso quote predeterminate in valore assoluto a valere sul Fondo Sanitario Nazionale, così da sottrarla all’incertezza del PIL e alle possibili "manine" che potrebbero ritoccare nelle prossime manovre gli incrementi programmati del FSN
. Anche perché il rilancio degli investimenti sul personale del Ssn è, oggi più che mai, un obiettivo prioritario.
E ancora: d'accordo l'aumento degli investimenti, ma che siano indirizzati verso il giusto modello organizzativo, un modello - chiosa Aceti - che sia in grado di ridurre le attuali disuguaglianze che sono presenti in alcune aree del Paese, come quelle più interne e disagiate, valorizzando al meglio le competenze delle professioni, a partire da quella infermieristica
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