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L'intervista

Tonino Aceti, portavoce Fnopi: nuovi progetti per infermieri

di Silvia Ancona

Non è un infermiere, ma quando ne parla usa sempre il “noi”. Questo perché Tonino Aceti negli infermieri ci crede da sempre e oggi, da portavoce, più che mai. Ma chi è Tonino Aceti e in cosa si concretizza il suo lavoro da portavoce della Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche (Fnopi)? Ne ha parlato nel corso di una lunga intervista con il Direttore di Nurse24.it, Ferdinando Iacuaniello, raccontando il suo vissuto e anticipando importanti progetti futuri per la professione infermieristica. In prima battuta il tema della comunicazione e dell’assistenza territoriale.

Infermieri, il futuro è innovazione. Aceti rivela importanti novità

Ai tempi del coordinamento nazionale del Tribunale per i diritti del malato e delle Associazioni dei Malati Cronici di Cittadinanzattiva Tonino Aceti pensava che gli infermieri lavorassero molto. Mi sono sbagliato - ha confidato nella lunga chiacchierata con il Direttore di Nurse24.it - lavorano tantissimo.

E degli infermieri, in particolare, lo hanno colpito il rispetto che nutrono nei confronti del loro lavoro e il fatto che trovano sempre in ogni momento qualcosa da fare per migliorarsi e per migliorare l'assistenza ai pazienti. Quella voglia instancabile di migliorarsi e di ripensarsi che gli permesso alla categoria di raggiungere livelli sempre più elevati di sviluppo.

Dopo il primo mese da portavoce Tonino Aceti ha raccontato cosa significa per lui questa nomina: “portare la voce” non solo a chi l’ha sempre ricevuta e quindi agli infermieri, ma anche a chi non la riceve spesso. La vera sfida per un portavoce, infatti, è quella di spiegare a tutti gli stakeholders i messaggi della Federazione, i valori della professione infermieristica, i punti di forza della stessa e l’utilità che pazienti, infermieri e altri professionisti possono trovare in essa.

Oggi la professione infermieristica è la vera innovazione che il servizio sanitario nazionale deve rimborsare nello stesso modo da nord a sud. È la vera innovazione che permetterà al Ssn di continuare ad essere sostenibile sia dal punto di vista economico che dal punto di vista degli esiti di salute

Aceti: comunicare bene rafforza le politiche professionali

Quello della carenza di personale è uno dei problemi più grandi del Sistema sanitario nazionale. Gli infermieri lo sanno bene, i cittadini lo vivono di riflesso e la politica, forse, ha bisogno di capirlo ancora meglio. Ad oggi nelle 12 regioni che non garantiscono adeguatamente i Lea si registra il 73% della carenza complessiva di infermieri del nostro Paese.

Ma se questo non bastasse a rendere l'idea, Aceti affida ad una "formula matematica" il messaggio: Meno infermieri, meno capitale umano, uguale: meno livelli essenziali di assistenza per i cittadini. È di questo, insieme a tutti i veri bisogni che caratterizzano i loro vissuti professionali e le loro aspettative che gli infermieri devono parlare.

Comunicare bene vuol dire portare avanti meglio e in modo più forte le politiche professionali. La comunicazione non è un accessorio o un optional, ma è un elemento fondamentale, fondante le politiche professionali della comunità infermieristica.

Riportare in maniera coerente e fedele i problemi degli infermieri e dei pazienti, con un flusso di informazioni propositivo, positivo e attivo. Questa è la strada da percorrere secondo Aceti, che ha molte idee e molti progetti in cantiere, per la cui realizzazione sarà fondamentale il contributo di ogni singolo infermiere.

Istituire una Giornata Nazionale sulla Comunicazione della Professione Infermieristica, ad esempio, in cui tutti gli Ordini professionali, ma anche gli infermieri singolarmente, possano ragionare su quali sono gli aspetti della comunicazione dal loro punto di vista rilevanti da trattare in modo centrale, al fine di trovare unitarietà, armonia, coordinamento all'interno della comunicazione infermieristica.

E ancora, puntare molto sulla comunicazione pubblica: creare un rapporto annuale (sulla scia del Rapporto annuale di Cittadinanzattiva) che restituisca una fotografia reale di quelle che sono le problematiche della professione infermieristica e fare in modo che arrivi a tutti, dalle più alte cariche istituzionali ai cittadini.

La Federazione sta improntando il proprio lavoro anche su altri aspetti concernenti la comunicazione. Ad esempio, la gestione del rapporto tra professionisti e social network, legato all’ambito della deontologia professionale. Il sempre più smodato utilizzo dei social fa sì che problematiche relative alla comunicazione insorgano più frequentemente. Essere infermieri significa essere responsabili della salute anche quando il turno è finito e si torna a casa, ma spesso sul web ci si dimentica di questo. L’impegno della Federazione è quello di dare una risposta innovativa a questo fenomeno.

Il minimo comune denominatore, in ogni caso, deve essere sempre lo stesso, afferma Aceti: il rafforzamento del tratto indentitario della figura dell’infermiere e la diffusione all’esterno del reale valore della professione infermieristica.

Territorio, l'apertura della politica all'infermiere di famiglia

Tante altre sono le questioni ancora in sospeso a cui la Fnopi sta lavorando, specialmente attorno al Patto per la Salute. Tra queste, anticipa Aceti, vi sono importanti innovazioni nelle politiche sanitarie pubbliche.

Un primo aspetto degno di importanza è rappresentato dal problema del superamento del tetto di spesa del personale che oggi limita l’entrata del personale infermieristico all’interno del Servizio Sanitario Nazionale. Il tetto di spesa del personale oggi è ancora ridotto dell’1,4% dal 2004 e – continua Aceti - la Federazione è concentrata per far sì che questo limite sia velocemente superato.

Un ulteriore progetto di interesse primario della Federazione consiste nel rimodellamento dell'assistenza territoriale per il quale la politica starebbe pensando ad un equivalente del DM70, nel quale specificare rigorosamente quali servizi innovativi territoriali un cittadino può e deve aspettarsi da un determinato luogo ad un altro. La realizzazione di questo progetto andrebbe a valorizzare ancora di più la professione infermieristica e a rafforzare il suo impatto all’interno dell’assistenza sanitaria territoriale.

Restando all’interno di tale sfera, la Federazione Nazionale sta affrontando anche la questione relativa all'infermieristica di famiglia e di comunità, la quale avrebbe come obiettivo principale sia l’aumento del livello di salute delle comunità, sia la riduzione delle disuguaglianze in sanità che oggi caratterizzano il nostro territorio. L’infermiere di famiglia è una figura complementare a quella del medico di famiglia, con il quale si integra e coopera al fine di produrre benefici al paziente e alla comunità. 

Non c’è un rapporto di subordinazione. Il loro rapporto è paritario. Infermiere e medico sono due professionisti diversi, che fanno cose diverse e che devono integrarsi

Grazie all’ampia apertura alle innovazioni di alcuni vertici di altre professioni - penso ad esempio alla medicina di famiglia, sottolinea Aceti - oggi l’infermiere di famiglia e di comunità sta assumendo un’identità sempre più rilevante all’interno delle politiche sanitarie nazionali.

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