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Infermieristica

Fnopi: serve cambio di passo nella formazione universitaria

di Redazione

Senza infermieri – qualificati – non c’è salute. Nel giorno del test di ammissione ai Corsi di Laurea per le Professioni Sanitarie, la Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche (Fnopi) punta i riflettori sull’Università: È necessario che la “questione infermieristica” venga affrontata nella sua totalità a partire dalla magistrale che deve essere disciplinare modificando l’attuale normativa.

Infermieri, Fnopi: contro la carenza servono le specializzazioni

Per Fnopi sono diversi i problemi da affrontare: calo di giovani, sbocchi di carriera costanti e l'aumento del costo della vita.

Bene la crescita di posti (saliti negli ultimi cinque anni – dal 2018 – di oltre il 30%), scrive in una nota, ma se si intende contrastare il grave problema della carenza di infermieri non bisogna guardare tanto alla quantità delle lauree, quanto piuttosto alla qualità dei professionisti, che si può raggiungere – continua la nota Fnopi - solo con un cambio di passo nella formazione universitaria, con l’introduzione delle specializzazioni (universitarie) che consentiranno di avere infermieri specialisti in grado di gestire una filiera di operatori intermedi che gli infermieri possano coordinare e che a loro riferiscano e facciano capo e con un reale investimento sulla qualità formativa.

È vero anche che a fronte di un aumento dei posti (+3,5%), il test di ingresso per Infermieristica per l’a.a. 2022/2023 ha visto calare il numero degli aspiranti infermieri (-9,2%), sintomo dello scarso appeal di cui gode oggi la professione in Italia, che non è un Paese per infermieri.

Un problema, quello dell’attrattività, sul quale la Fnopi è tornata più volte, anche perché ai giovani che scelgono questo percorso – tanto appagante quanto complicato – ad oggi non è assicurato un reale iter di carriera né una vera e propria valorizzazione del ruolo.

Ed è proprio questo il nodo. Per la Fnopi i problemi da affrontare sono tre: rispetto alla demografia, il calo di giovani che porterà inevitabilmente a una riduzione dei possibili candidati futuri; la necessità che l’attrattività della professione non sia legata a fattori socio-economici ma a sbocchi di carriera e professionali costanti; l’aumento del costo della vita, che rende le scelte dei giovani più “stanziali” nel senso che la volontà è di iscriversi alla facoltà, ma che sia nella Regione di residenza e possibilmente più vicina possibile al proprio domicilio per limitare le spese rispetto ai costi di studi fuori Regione, penalizzando le Regioni più ‘anziane’.

È necessario che la “questione infermieristica” venga affrontata nella sua totalità a partire dalla magistrale che deve essere disciplinare (modificando l’attuale normativa), permettendo agli infermieri, sia dal punto vista manageriale che, soprattutto, clinico, di veder riconosciute e valorizzate diverse possibilità di inquadramento e carriera

In sintesi, secondo la ricetta Fnopi si devono prevedere le specializzazioni, lo sviluppo della laurea magistrale per consentire anche l’accesso più agevole all’area del ‘personale di elevata qualificazione’ previsto dal nuovo contratto e la riorganizzazione delle docenze infermieristiche (oggi c’è un professore in media ogni 1.350 studenti contro uno ogni sei studenti di altre facoltà sanitarie), dei tirocini e dei tutoraggi perché si sviluppino in modo conforme alle norme di legge, spesso disattese, rendendoli insufficienti alla qualità dell’apprendimento, nonché un reale investimento delle Regioni.

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