L’infermiere? È colui che è deputato alla verifica e al supporto al paziente per l’aderenza terapeutica. Lo dice la Fnopi analizzando l’indagine di Cittadinanzattiva.
Cittadinanzattiva: Infermiere è professionista principale per aderenza terapeutica
Già nel nostro profilo professionale, fin dal 1994 – spiega Barbara Mangiacavalli, presidente Fnopi - è scritto chiaramente che l’infermiere garantisce la corretta applicazione delle prescrizioni diagnostico-terapeutiche. Poi, nell’indagine dei Cittadinanzattiva, cinque Regioni hanno individuato l’infermiere come professionista principale per garantire l’aderenza terapeutica
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È l’infermiere che accompagna il paziente durante tutto l’arco dei suoi bisogni sanitari, 24 ore su 24, non solo in ospedale, ma anche sul territorio, seppure in questo caso le lacune del servizio pubblico sono ancora notevoli nonostante la buona volontà dei piani, come quello delle cronicità o per l’ospedale di comunità.
Il ruolo del medico - prosegue Mangiacavalli - è ovvio e fondamentale: fa la diagnosi, stabilisce la terapia e interviene in caso di complicanze o di necessità subentranti. Quello del farmacista è essenziale non solo per consigliare semmai il paziente sull’uso del farmaco, ma anche per sue eventuali sostituzioni o per la segnalazione immediata di eventi avversi. Il compito dell’infermiere è evidente: è accanto al paziente e lo guida, lo sostiene e lo consiglia nella sua terapia perché l’aderenza a questa sia assoluta. Ma c’è di più. A gennaio 2015, nel decreto legislativo di recepimento della direttiva 2013/55/UE, quella che ha istituito la tessera professionale europea, è scritto chiaro che l’infermiere ha la competenza di orientare individui, famiglie e gruppi verso stili di vita sani e l'autoterapia, sulla base delle conoscenze e delle abilità acquisite. E anche la competenza di comunicare in modo professionale e di cooperare con gli esponenti di altre professioni del settore sanitario
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Questo secondo la presidente Fnopi si traduce nell’essere il ponte essenziale con le associazioni dei cittadini e dei malati, perché la rete di queste sia in grado di costruire vere e proprie mura di cinta che proteggano il paziente, la sua terapia, la correttezza e quindi l’efficacia di questa.
Dice bene Cittadinanzattiva nelle sue proposte – dichiara Cosimo Cicia, componente del comitato centrale Fnopi, presente all’evento sull’aderenza terapeutica -, il cittadino va aiutato e guidato con ogni mezzo, dalla tecnologia (oggi davvero carente al suo livello) al suo stesso protagonismo nella terapia, garantendo counseling, tempo adeguato a una comunicazione efficace sulla/e patologia/e, sulla terapia/e, sulla durata del trattamento e sulla periodicità dei controlli per offrire un sostegno ai comportamenti più utili, per consolidare l’adesione al percorso terapeutico in una relazione costruttiva tra la persona e l’équipe di cura
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E - prosegue Cicia - dice ancora meglio quando parla di valorizzare di più le competenze di tutte le professionalità coinvolte, capitalizzando anche la vicinanza e la prossimità rispetto al cittadino, soprattutto per venire incontro alle fragilità della persona, delle famiglie e delle aree disagiate, come ad esempio le aree interne. Un’affermazione che tradotta è quella multiprofessionalità di fronte ai bisogni dei cittadini, che come infermieri portiamo avanti da anni senza stancarci, certi che sia il nuovo modello, l’unico su cui può far contro il Servizio sanitario nazionale
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Sono anche gli stessi cittadini a chiederlo: nell’indagine condotta dall’Osservatorio civico Fnopi-Cittadinanzattiva hanno affermato che gli infermieri hanno dedicato il tempo necessario a informare e rispondere a domande (77,76%), fornendo informazioni chiare e comprensibili (80,08%) e spiegando prima di esami, terapie e trattamenti, cosa stava per accadere, gli effetti positivi e negativi possibili (72,20%).
Sono queste le basi dell’aderenza terapeutica – conclude Mangiacavalli -. Gli stessi cittadini, da veri protagonisti al centro della loro assistenza, lo confermano
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