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Infermieri, professionisti invisibili

di Redazione

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GENOVA. Una categoria di INVISIBILI Questa mia vuole essere un grido di dolore di un professionista, che in compagnia di migliaia di colleghi in questo paese si sente invisibile, a meno che non si parli di malasanita'. Ho conseguito il mio primo diploma di infermiere piu' di 35 anni fa, quest’anno ho compiuto 60 anni e lavoro da quando di anni ne avevo solo 14 . Ho lavorato in chirurgia, medicina, ricerca oncologica e ho anche collaborato in piu’ missioni con “Emergency”, dove ho assistito allo scempio dei corpi e alla follia umana che si chiama GUERRA , ma anche allo scempio delle malattie sui corpi, senza mai dimenticare che quei corpi erano delle persone.

Per necessita’ nella nostra professione, pur utilizzando l’empatia come strumento di cura, dobbiamo anche mantenere una sorta di “distanza di sicurezza”, a volte questa distanza svanisce e ti ritrovi ad inveire contro il cielo o la follia umana, con gli occhi pieni di lacrime.

Ci sono poi colleghe e colleghi che lavorano in reparti di oncologia pediatrica che svolgono uno dei lavori piu’ delicati e usuranti al mondo, che definirei quasi “eroi contemporanei”. Noi siamo i referenti principali della sofferenza umana, noi stiamo 24 ore al giorno con i pazienti e cerchiamo tra mille difficolta’ di prenderci cura dei loro/vostri bisogni, senza dimenticare, che anche la morte e’ una costante del nostro lavoro.

 

Se la frase che ci viene detta piu’ spesso nella nostra “carriera” e’ “ Ah ,come siete bravi! Io non riuscirei mai a fare il vostro lavoro “ ! Il numero di casi da sindrome da “burned out “ e’ tra le piu’ alte nella nostra professione ! Ci sara’ un motivo ? Ma si puo’ fare questa professione per piu’ di 30 - 35 anni ? Nonostante gli attestati di stima e gratitudine che spesso le singole persone ci dimostrano, in questo paese noi esistiamo solo nei casi di malasanita’.

 

Il mio urlo e’ anche per tutti quei giovani allievi che ostinatamente, nonostante le tantissime difficolta’, studiano intensamente, spesso sfruttati durante il tirocinio nei vari reparti carenti di organico, spesso demoralizzati e stanchi, non mollano, perche’ hanno capito anche il valore, di quello che stanno facendo. Io ho circa 38 anni di versamenti contributivi, e se mi va proprio bene dovro’ lavorare ancora 5 anni;

vogliamo parlare di lavori usuranti !!!

 

Voglio anche urlare la mia rabbia a questa classe dirigente, che il giorno che avessero bisogno delle nostre cure, e purtroppo capita a quasi tutti prima o poi, bisognerebbe come minimo pulire il sedere con dell’ortica fresca e dirgli che una giornata del nostro lavoro vale come 5 anni di una loro legislatura ! Da piu’ di 4 anni mi occupo di cure domiciliari per conto della ASL, la gratitudine dei miei pazienti e dei loro cari mi compensa molto di piu’ di uno stipendio, che guarda caso e’ il piu’ basso d’Europa.

 

Ho sempre svolto, e cerco ancora di svolgere il mio lavoro al meglio delle mie possibilita’, ma sempre in un precario equilibrio tra, professionale distacco ed empatia, ma sono anche stanco. Grazie.

 

Maurizio Papalia, Genova

 

P.S. = Spero che se con questa mia ci dia un po’ di voce. Esistiamo e abbiamo un ruolo importantissimo in questa societa’ che ormai e’ capace solo di vedere tutto in termini puramente economici, meglio se speculativi, purtroppo anche i nostri organi rappresentativi, vedi vari collegi, sono totalmente afoni, o meglio muti, da lungo tempo.

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