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ROMA. La professione infermieristica pediatrica sta vivendo un periodo di grossa crisi occupazionale. L'assunzione in una struttura di personale infermieristico così specializzato non è ben recepito dall'amministrazione aziendale. Può capitare che l'infermiere pediatrico venga destinato in Unità Operative diverse da quella pediatrica. Così come l'impiego di infermieri in unità operative pediatriche, neonatali è improprio poiché il ruolo dell'infermiere pediatrico è la risposta migliore per l'assistenza a quella tipologia di paziente con le sue peculiarità.
Di recente è nata l'ennesima polemica tra infermieri. La SISIP, Società Italiana di Scienze Infermieristiche Pediatriche, si è espressa in seguito ad una domanda di una collega, infermiera pediatrica, sulla legittimità dell'impiego di personale infermieristico pediatrico sulle ambulanze del 118. La risposta è stata spiazzante.
Giustificando il proprio intervento ricorrendo al DM 17 Gennaio 1997, n.70 sul Regolamento concernente la individuazione della figura e relativo profilo professionale dell'infermiere pediatrico ha affermato che l'infermiere pediatrico ha le competenze appropriate al servizio di emergenza 118 anche in caso di trattamento di pazienti adulti. Il richiamo specifico è il comma 3, lettera e) del profilo professionale dell'infermiere pediatrico, ovvero la corretta applicazione delle prescrizioni diagnostiche-terapeutiche del medico.
Al riguardo, la SISIP afferma che le attività svolte dal personale infermieristico nel medesimo ambito consistono esclusivamente nell'attuazione di prescrizioni diagnostico-terapeutiche fatte dal medico compresente nell'ambulanza.
La risposta della FNC IPASVI è ovvia e coerente con la legislazione vigente. L'iscrizione all'Albo delle Vigilatrici d'infanzia-Infermieri Pediatrici caratterizza l'ambito di attività ovvero l'assistenza infermieristica pediatrica. Il terzo comma, oggetto del contendere, che non può distinguersi dal comma 1 e 2, esplicita le competenze dell'infermiere pediatrico e non può essere estrapolato, assegnandogli ampliamenti alla sfera di competenza così come sopra definita. Questo rappresenta un'azione non giuridicamente sostenibile, ma è anche prodromico di confusione e incertezza sia nelle relazioni professionali sia nelle relazioni con gli assistiti.
Ai sensi dell'art. 1, comma 2, della legge n.42/99 l'infermiere pediatrico riceve formazione in area critica, ma per l'età pediatrica e, dunque, non sovrapponibile minimamente alla formazione dell'infermiere, competente per il trattamento di sintomi e situazioni in fase acuta che riguardano la popolazione adulta.
Inoltre, la dotazione dei mezzi di soccorso non prevede sempre la presenza di personale medico: i mezzi BLS non sono attrezzati come i mezzi ALS e in caso di manovre di rianimazione cardiopolmonare un infermiere pediatrico non riceve la formazione opportuna. Molti corsi di Infermieristica di base prevedono l'inserimento di corsi BLS e BLSD oltre al periodo di tirocinio professionale in Pronto Soccorso, Rianimazione, TIPO e altre unità operative di area critica che trattano pazienti adulti.
A modesto parere di chi scrive, il tentativo della SISIP di creare posti di lavoro non è professionalizzante per la figura dell'infermiere pediatrico che viene messo agli ordini del medico di 118 pur di lavorare. Il territorio rappresenta la vera sfida per la figura infermieristica in generale e questo è l'ambito dove l'infermiere pediatrico deve esercitare le funzioni di prevenzione delle malattie, l'assistenza dei malati e dei disabili in età evolutiva e l'educazione sanitaria. Funzioni rientranti nel profilo professionale, per cui l'infermiere pediatrico viene formato e dunque competente per esprimere al meglio il suo valore in maniera autonoma.
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