Intervista esclusiva per Nurse24.it ad un Maresciallo dell'Esercito Italiano che ci svela quello che accade dentro le mura delle caserme e soprattutto in missione e nei luoghi di guerra. "Non posso dirvi quali sono le nostre competenze sul campo, ma posso giurare che sono sicuramente più avanzate di quelle oggi in possesso degli infermieri civili".
Siamo stati invitati di nascosto ad un rendez-vous tra Infermieri Militari ed ex-allievi di una nota Università della Capitale, in servizio per anni presso il Policlinico Militare "S. Ten. MOVM Attilio Friggeri" del Celio di Roma (conosciuto anche come Ospedale Militare dell'Addolorata). L'appuntamento è avvenuto nei pressi di Nizza Monferrato, nell'Astigiano.
Nurse24.it ovviamente era presente con i propri microfoni e ne ha approfittato per intervistare Andrea (il nome è di fantasia), Maresciallo cinquantenne che ha partecipato da Infermiere Militare a varie missioni all'estero, in campi di pace e in campi di guerra.
Nell'Esercito Italiano e nella Marina Militare in particolare l’Infermiere svolge un ruolo di elevata responsabilità; in equipe con il medico, in sua assenza si pone come riferimento per il paziente nei percorsi di prevenzione e assistenza sanitaria. Spesso e volentieri, soprattutto durante le missioni di guerra, si sostituisce al medico e gli vengono affidate gestioni di tipo amministrativo e logistico (strumenti diagnostici, farmaci, medicazioni).
L'attività dell'Infermiere Militare è identica a quello Civile, ma spesso al primo vengono attribuiti ruoli e incarichi che vanno oltre le competenze attualmente in vigore negli Ospedali pubblici e privati italiani.
Tra le principali specializzazioni a cui può accedere un Infermiere Militare vi sono quelle di Coordinamento e Management, di Area Critica e Gestione delle Emergenze, di Strumentista di Sala Operatoria, di Fisiopatologia Subacquea e Iperbarica.
Caro Andrea dove ti sei formato per diventare Infermiere Militare?
Mi sono formato presso una Università romana dove mi sono laureato in Infermieristica e perfezionato presso l'Ospedale del Celio, dove ho imparato cose che nel civile non è possibile fare.
A cosa ti riferisci?
In ambito militare il rapporto tra medico e infermiere è si di tipo gerarchico, ma è anche vero che spesso siamo delegati ad incarichi che nel civile non sarebbero accettati. Mi riferisco, per esempio, alla gestione/prescrizione dei farmaci o, come mi è capitato in una missione di guerra in Medio Oriente, persino ad interventi chirurgici d'emergenza per il recupero di proiettili da un arto di un commilitone. Quando sei in guerra non sempre sono disponibili i medici e la struttura sanitaria si deve adattare alle esigenze del momento, senza troppi sofismi e senza troppe remore. Questo non significa andare oltre le regole, ma salvare la vita o un arto di un collega è fondamentale.
Quante volte ti è capitato di andare oltre le competenze di un Infermiere?
Alcune volte, ma sempre sotto l'attenta osservazione e guida di un medico-ufficiale.
Sei iscritto all'Ipasvi e ritieni utile l'esistenza dei Collegi?
Sono iscritto da sempre all'Ipasvi perché prima che militare mi sento un Infermiere e appartengo a questa famiglia di professionisti. Non interessa dove lavori e con quale ruolo, l'Infermiere è sempre vicino al suo paziente.
Cosa ti senti di dire ai più giovani che vogliono intraprendere la carriera militare e diventare Infermieri dell'Esercito o della Marina?
Dico solo che se fanno questa scelta ci devono pensare bene, perché da quel momento in poi la loro vita cambierà e sarà legata a logiche di rispetto dei ruoli e di dedizione al lavoro che spesso nell'ambiente civile non si trovano più. Inoltre, tra i militari si studia tanto e si studiano cose che nessuna Università italiana ti potrà mai insegnare.
Grazie Andrea.
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