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Congresso Infermieri

Aniarti, si entra nel vivo del congresso

di Giacomo Sebastiano Canova

È innegabile come l’area critica sia sempre animata da un significativo progresso tecnologico; non solo in termini di innovazione nelle apparecchiature, ma anche nel raggiungimento di nuovi traguardi e contesti dove nell’ambito della sopravvivenza tutti i professionisti della salute mettono in campo le loro conoscenze e competenze per apportare un cambiamento significativo. In questi termini, il presidente di Aniarti Fabrizio Moggia al 36° congresso nazionale Aniarti sottolinea come negli ultimi anni siano state portate alla cronicità malattie che qualche tempo fa erano mortali, aumentando così l’aspettativa di vita.

Congresso Aniarti, il futuro tecnologico dell’area critica

Questo implica una riflessione sia come professionisti sia come cittadini, in quanto è necessario intercettare quale sia l’impatto su entrambe le parti in causa nel fornire risposte a bisogni in un ambito così complesso. Quando un paziente esce dall’area critica – prosegue Moggia – spesso è accompagnato da disabilità importanti. In questo senso si rende necessario pensare al poi tutti assieme, professionisti e cittadini. In quest’ottica, viene richiesto un ripensamento a tutte le parti afferenti alla professione infermieristica: la legislazione, i modelli organizzativi, la ricerca, la tecnologia e le questioni etiche richiedono un ripensamento del ruolo infermieristico in ambito di area critica.

In merito ai problemi etici che questa nuova infermieristica pone, si rende necessario riflettere in modo strutturato per essere in grado compiere scelte sul singolo e sulla famiglia, anche e soprattutto quando non ci sono capacità di comunicazione e di decidere assieme. Dare una risposta – aggiunge Moggia – implica una riflessione sull’intera organizzazione e sulle risorse disponibili, garantendo sempre le esigenze di sicurezza degli operatori.

Il filo conduttore dell’intero processo deve essere un sistema di valori comuni che si basi sul fatto che ognuno di noi è custode del bene comune, ne detiene il valore ed è in grado di esprimerlo con la sua professionalità.

Il singolo professionista – conclude Moggia – deve dunque far parte del processo produttivo dell’azienda sanitaria, rafforzando la collaborazione già esistente tra infermiere e cittadino così importante sia nell’assistenza diretta che nella promozione e educazione alla salute.

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