Il 20 dicembre 2006 Piergiorgio Welby chiese che venisse staccato il respiratore che lo teneva in vita. Sono passati 10 anni e la legge sul "fine vita", ancora, non c'è.
"È ora che le istituzioni diano una risposta"
Sono passati dieci anni dalla morte di Piergiorgio Welby, che il 20 dicembre 2006 ha chiesto di staccare il respiratore che lo teneva in vita.
L'associazione Luca Coscioni, che ha seguito il caso del poeta e pittore romano militante nel partito Radicale, ha ricordato l'assenza di una legge sul 'fine vita' in un evento alla Camera dei deputati.
Ricordando l'articolo 32 della Costituzione (Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge
), l'associazione spiega che il 77% degli italiani ritiene opportuna una legge che riconosca il diritto all'eutanasia e al rifiuto dell'accanimento terapeutico.
Per Marco Cappato, il tesoriere, sono decine di migliaia i malati che vedono calpestato il proprio diritto all'autodeterminazione. La lotta di Welby ha fatto compiere all'Italia quei passi avanti sui quali il Parlamento ancora vacilla. È ora che le istituzioni diano una risposta
.
Il testo sulla legalizzazione del testamento biologico è stato approvato il 7 dicembre 2016 dalla Commissione Affari sociali, ed è pronto per essere discusso in Parlamento. Per l'associazione, questo è l'unico modo affinché il diritto alla scelta sul 'fine vita' sia universalmente riconosciuto, non solo dunque per chi è cosciente o a chi è attaccato a una macchina (il che escluderebbe molti altri malati terminali).
Oggi ricordare Welby significa rendere un tributo all'operato di un uomo che ha aperto la strada a nuove libertà civili, ma significa soprattutto reiterare l'importanza di lottare per questi diritti. Il Paese è pronto: uniamo le forze e battiamoci per ciò in cui crediamo, per vivere liberi fino alla fine
A fianco dell'Associazione Coscioni, oltre alla Presidente della Camera Laura Boldrini, erano presenti - tra gli altri - i parlamentari Fabrizio Cicchitto, Giuseppe Civati e Luigi Zanda.
Il Comitato etico della Fondazione Umberto Veronesi, su indicazione del compianto Professore, ha stilato una "Mozione sui profili etici dell'eutanasia", che afferma che sia eticamente lecito chiedere di porre fine anticipatamente alle proprie sofferenze con dignità e aiutare i pazienti a farlo
, limitatamente a quelli terminali e con sintomi refrattari. Il Comitato, inoltre, ricorda che Veronesi era un fermo sostenitore dell'eutanasia legale.
Commento (0)
Devi fare il login per lasciare un commento. Non sei iscritto ?