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Editoriale

Sapresti dire perché il tuo lavoro è una gioia?

di Monica Vaccaretti

A Roma, a piazza San Giovanni, si è svolto come ogni anno il Concertone del 1° maggio organizzato dai Sindacati per celebrare il lavoro e la Repubblica italiana fondata sul lavoro. La Festa dei lavoratori e delle lavoratrici, nell'edizione 2023, ha avuto come slogan #ildirittochemimanca ed è stata dedicata al ricordo di Lorenzo Parelli, lo studente diciottenne che ha perso la vita durante uno stage non retribuito durante l'alternanza scuola-lavoro a Udine nel gennaio 2022. La centralità del lavoro è sempre riconosciuta come una priorità da ogni governo e da tutte le organizzazioni sindacali perché senza non vi può essere pace e giustizia sociale.

Il colore e l'odore di ogni lavoratore

Mi chiedo che colore e odore abbia un infermiere. Ci vorrebbe l'immaginazione di un bambino per descrivere, con linguaggio semplice, il nostro mestiere complesso.

Nella data simbolica di questa giornata, mentre il popolo cantava più o meno spensieratamente sotto la pioggia, il Consiglio dei Ministri ha approvato, tra il disaccordo delle sigle sindacali che lo contestano e già promettono giornate di mobilitazione generale, il decreto legge sul lavoro denominato “Misure urgenti per l'inclusione sociale e l'accesso al mondo del lavoro e in materia di salute”.

Si tratta di un pacchetto di misure con diversi provvedimenti. Si stabilisce un taglio del cuneo fiscale, nuovi bonus assunzioni, la riforma dell'assegno d'inclusione che sostituisce il reddito di cittadinanza, il potenziamento dei fringe benefit esentasse fino a tre mila euro per lavoratrici e lavoratori con figli a carico.

Investiamo sui lavoratori e le famiglie. Abbassiamo le tasse per i redditi più bassi. Si tratta di un aiuto reale contro il carovita. Continuiamo sulla strada responsabile della crescita concentrandoci sulle emergenze sociali, ha dichiarato il ministro dell'Economia e delle Finanze Giorgetti. In materia di salute è stato stabilito inoltre che colf e badanti potranno richiedere di essere sottoposti alla sorveglianza sanitaria prevista dall'articolo 41 del Testo Unico per la sicurezza sul lavoro, senza onere per il datore di lavoro ma a carico dell'Inail.

Secondo i Sindacati le misure sono temporanee, limitate, modeste, non strutturali. Il decreto aumenta una precarietà senza fine con la liberalizzazione dei contratti a tempo determinato e non agisce sull'elevato costo della vita. Non risolve nulla, senza contare che per essere prorogate nel 2024 tali manovre necessitano di altre risorse stimate in almeno 10 miliardi.

A sentire il Governo, che dichiara ampia soddisfazione, il decreto sembra la panacea di tanti mali. L'opposizione insorge. I Sindacati sono critici. È sempre questione di visioni ed ideologie. Di prospettive da cui si guarda il fenomeno e si misura il problema.

Alla fine, chi non si intende di economia ha la percezione – di fronte ad opinioni competenti divergenti - che ancora una volta è stata varata una mezza misura, con poca sostanza e scarsa utilità. Che non ha la forza di resistere davanti all'inflazione, alla disoccupazione, ai salari fermi, ai cedolini poveri, agli assegni familiari miseri, ai rinnovi contrattuali lenti, alla scarsa retribuzione oraria, all'assenza di welfare, all'inconsistenza delle politiche giovanili e al disagio lavorativo di tutti, allo scontento sociale.

In Italia l'ammortizzatore sociale principale resta ancora la famiglia, purtroppo. Servono misure forti, decise e coraggiose, per invertire la tendenza di una popolazione lavorativa che invecchia e di un capitale umano giovane che non è degnamente valorizzato. Occorre investire sulle loro braccia e sulle loro menti. Si rischia, invece, con la reintroduzione dei voucher, di farli diventare altri working poor, lavoratori poveri. Serve per tutti i lavoratori di ogni età una efficace politica dei redditi che aumenti il potere di acquisto.

Intanto, nel giorno internazionale dedicato al lavoro, si sono registrate numerose e partecipate manifestazioni nelle principali piazze del mondo. Milioni di persone – dall'Europa all'America e dall'Africa all'Asia - chiedono ai propri governi condizioni di lavoro migliori.

Non sono mancate le tensioni, anche se la maggior parte degli eventi si sono svolti in maniera pacifica. I disordini e gli scontri tra i dimostranti e le forze dell'ordine sono stati particolarmente violenti a Parigi dove nei cortei, partiti da Place de la Republique, si sono infiltrati anche i Black Bloc, una massa compatta di persone vestite di nero che si identificano come anarchici e che, provenienti da tutto il mondo, si ritrovano per manifestare il proprio dissenso in maniera violenta contro uno stato di polizia ritenuto repressivo. Un agente è stato ferito gravemente dal lancio di una molotov. Si sono infiammate contro la riforma delle pensioni decretata dal Presidente Macron anche altre città francesi come Marsiglia e Lione. Gli arresti sono numerosi.

Lavoro significa etimologicamente pena, sforzo, fatica e sofferenza

Pur essendo un'attività esclusiva dell'essere umano – talmente elettiva da essere definita anche arte – volta ad un fine determinato come la produzione di un bene che porta utilità, benessere, ricchezza e pur essendo resa possibile grazie alle capacità fisiche ed intellettuali dell'uomo, il lavoro è vissuto come un'attività penosa anche se genera un compenso, un guadagno detto reddito.

Eppure, la storia del lavoro è vecchia quanto la storia dell'uomo. L'uomo non può farne a meno, anche se a volte vorrebbe esserne liberato. È innegabile che il lavoro lo nobilita, gli dà dignità, lo valorizza. Una vita senza lavoro diverrebbe, ad un certo punto, noiosa.

Lo dimostrano i tanti pensionati che, una volta messi a riposo, si ritrovano smarriti senza un'occupazione e faticano a riempire la giornata con tutto il tempo libero dal lavoro che hanno riconquistato. Il lavoro può diventare un'abitudine quando lo si porta avanti per oltre quarant’anni ma se davvero è così insopportabile non se ne dovrebbe sentire la mancanza una volta che lo si è perduto. Del resto senza lavoro non si campa o si vive male.

Il lavoro, quello vero che dà una sensazione di sicurezza durevole e che permette una progettualità, è occupazione stabile, impiego fisso, prestazione continuativa. Viene chiamato talvolta mestiere talvolta professione, quasi a sottolineare una distinzione tra un lavoro umile e semplice e uno più nobile ed intellettuale.

Ritengo non sia giusta una classificazione delle occupazioni dell'uomo, non ci sono lavori più o meno importanti di altri. Ciascuno ha valore e contribuisce a migliorare la vita degli atri oltre alla propria.

Il lavoro è certamente sacrificio, sia per l'operaio che per il professore, anche se il pane che cerca di guadagnarsi il povero ha sette croste, dice un proverbio. Ci mette più tempo e sudore per portarlo in tavola o può permettersene qualche boccone in meno. Certamente non sempre si ha voglia di andare a lavorare tutti i giorni con la stessa energia e lo stesso entusiasmo.

Il lavoro può essere impegnativo, non sempre facile. Oppure frustrante, ripetitivo come quello in fabbrica. Può deludere e non offrire prospettive di crescita. Essere sottopagato e con orari poco o tanto flessibili rispetto ai bisogni personali.

Tuttavia, il lavoro è un impegno che dà un senso al quotidiano e dà valore all'esistenza. Può essere un'opportunità. Se preso nella giusta misura, il tempo dedicato al lavoro può essere ben speso per la realizzazione personale. Può essere motivo di orgoglio e se ben fatto contribuire a migliorare la società. Certamente non siamo soltanto il lavoro che facciamo, ma esso ci identifica per buona parte. Non sempre è possibile scegliere ed ottenere quello che ci piace, ma abbiamo comunque il dovere di svolgere ugualmente bene quello che ci è stato assegnato, che ci è toccato in sorte, che abbiamo avuto comunque la fortuna di trovare. Spesso occorre adattarsi, nella speranza di trovare un'occupazione migliore, più adatta alle nostre attitudini o più redditizia.

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